Chiara, il ruggito della leonessa
Otto tigri per casa sono la conseguenza più scenografica della sua nuova vita. E volendo anche un leone, un cammello, una zebra, i pappagalli, una coppia di caimani. Non siamo in Africa, ma alle pendici del Monte Amiata, Maremma grossetana, e Chiara non è una stravagante collezionista di animali esotici, è la titolare della loro sopravvivenza. Ha 42 anni e fino a una decina di anni fa viveva a Firenze centro, era la responsabile amministrativa di una grossa agenzia pubblicitaria, indossava tailleur professionali, aveva due telefoni, andava al ristorante, a teatro e persino in vacanza al mare. Poi incontra Marco, veterinario, e nel marzo la sua vita fa una grande curva, cambia paesaggio, cambia significato: «In un certo senso, mi sono lasciata tutta la civiltà alle spalle. Sono entrata nel nuovo pianeta di Semproniano, il mio mondo perduto». Semproniano è il più grande centro italiano di recupero per gli animali selvatici: 25 ettari di boschi, laghi, valli, dove vengono ospitati centinaia di animali che non hanno più casa, sono stati feriti, abbandonati: dalle tigri sequestrate ai boss di Camorra ai grandi erbivori abbandonati dai circhi che chiudono, ai rettili, scimmie, volpi, orsi, vittime del contrabbando. Accudirli 24 ore al giorno, tutti i giorni dell’anno, badare alle loro malattie, benessere, nascite, e naturalmente cibo, è il fantastico labirinto in cui Chiara si è infilata. «L’ho fatto perché sono matta e innamorata. Perché di colpo tutta la mia vita di prima mi è sembrata priva di senso. Perché sono ingrassata dieci chili e non me ne importa nulla. Perché evviva, sono diventata mamma di Lapo, quattro anni fa, e sono sicura che sia una buona vita anche per lui, il mio piccolo Tarzan». Abita in una grande casa isolata, separata da due ore di curve dal primo centro abitato. Combatte contro le burocrazie: le mille regole per i finanziamenti, le concessioni, i controlli sanitari, le disposizioni dei tribunali. Lavora con i volontari del Wwf e della Lega antivivisezione. Le danno una mano gli uomini della Guardia forestale e gli studenti di Veterinaria di Pisa. «Ogni tanto mi chiedo perché sono qui, specie quando mi devo alzare alle 3 del mattino per dare da mangiare ai cuccioli di lama. Poi guardo l’alba, l’Argentario e il mare che si vedono in lontananza, arriva il ruggito del leone, e passa tutto».