IO SBALLO DA SOLO
La sua ultima trovata sono due video: in entrambi urla come un pazzo. SHIA LABEOUF sembra davvero sull’orlo (o forse oltre l’orlo) di una crisi di nervi. Ma a Hollywood è in buona compagnia: chiedete a Charlie e Britney
Immaginate un video con un individuo che su sfondo verde (già inquietante di per sé), in jeans, maglietta e barba lunga urla con tutta l’aria che ha nei polmoni slogan motivazionali del tipo: «Non lasciare che i sogni siano solo sogni. Fallo! Fallo e basta!». Oppure che si piega in due sulle gambe, agita le braccia, sbraita così tanto che le vene del collo gli si ingrossano: «Non mollare! Ce la puoi fare! Fallo!». Uno così chiunque lo etichetterebbe come un simpatico mattacchione nell’ipotesi migliore, un maniaco borderline da cui tenersi a distanza in quella peggiore. Nessuno potrebbe immaginare che lo svalvolato in questione è Shia LaBeouf, star di Hollywood famosa per i suoi svalvolamenti, ma che in questo ultimo periodo sta dando il meglio di sé. Il video motivazionale è infatti solo uno dei tasselli della discesa nel collasso nervoso di cui sembra vittima l’attore. Il più recente è un altro video in cui, senza maglietta e circondato da sconosciuti, si esibisce in un rap forsennato in un parco pubblico regalando perle del tipo: «Mi mangio gli altri rapper come mi mangio il pasticcio di tonno». Queste imprese, che sono subito diventate virali (il video del rap ha raggiunto un milione di visualizzazioni in poco più di due giorni), sollevano dubbi sullo stato mentale di Shia, non nuovo a follie del genere. La più clamorosa? L’arresto di un anno fa, quando a Broadway interruppe uno spettacolo insultando e schia»eggiando alcuni spettatori della ¬la davanti, e accendendosi una sigaretta dentro il teatro. La più creativa? Nel febbraio 2014: sul red carpet del festival di Berlino per la prima del ¬lm Nymphomaniac si presentò con un sacchetto di carta sulla testa con la scritta I’m not famous anymore, non sono più famoso. Performance d’arte o delirio puro e semplice? Non nd si è mai capito, ma l’esibizione – sommata ai comportamenti strampalati, ai messaggi su Twitter da paranoico, ai video da megalomane – sembra più che altro il sintomo di un esaurimento nervoso.
Non che Shia sia il primo. Il crollo psicofisico è quanto di più comune succeda a Hollywood. Sono passati otto anni, ma ancora ci ricordiamo gli occhi spiritati di Britney Spears. Era il 2007 e Britney, impegnata in una battaglia legale con l’ex marito Kevin Federline per l’aÂdamento dei due ¬gli, nel giro di pochi giorni si fece due nuovi tatuaggi, si rasò la testa, prese a ombrellate l’auto di un paparazzo e venne ricoverata in psichiatria perché non in grado di intendere e di volere. Tutta colpa dell’essere cresciuti sotto i riÁettori, si dirà: sia Britney sia Shia sono star bambine, nate e professionalmente maturate dentro Disney Channel, famose prima ancora di aver raggiunto i 14 anni. L’esposizione precoce alla fama e a tutto ciò che ne consegue – stress, aspettative, mancanza di privacy, distacco dalla realtà – è un fattore, ma non il solo. L’esaurimento nervoso da celebrità prima o poi viene a tutti, soprattutto se mischiato ad alcol, droghe, o semplicemente a personalità che è di  cile tenere sotto controllo. Nella stessa settimana in cui LaBeouf si rendeva ridicolo come rapper, Charlie Sheen, altro svalvolato doc, insultava per l’ennesima volta – via Twitter – la ex moglie Denise Richards. Alec Baldwin, che oggi gioca a fare il papà modello, ¬no a due anni fa era più famoso per i calci che tirava ai paparazzi che per i ¬lm. Christian Bale, che non dà mai interviste, perse letteralmente la testa sul set di Terminator Salvation per colpa di un attrezzista, mentre gli insulti antisemiti di Mel Gibson nel 2006 gli sono quasi costati la carriera. Insomma, il crollo psico¬sico della celebrity di turno, di solito seguito da periodo in rehab, è diventato ormai uno sport nazionale. C’è sicuramente del voyeurismo nel monitorare gli svalvolamenti delle star, e che questo sia un prezzo da pagare lo sanno loro come lo sappiamo noi. Ma c’è anche quasi tenerezza nel modo in cui guardiamo a questi crolli nervosi: ci mostrano che anche loro sono esseri umani. In un universo dominato dagli uÂci stampa, dove le risposte a qualsiasi curiosità sono sempre più convenzionali, dove tutto è omologato, iper professionale, asettico e totalmente impersonale e dove l’intervista intima è quella che chiede al divo di turno se preferisca la pasta al pomodoro o il pesto, lo sbrocco anche un po’ ridicolo e che fa scendere la star dal piedistallo è una crepa nel sistema, una debolezza, un raggio di luce di umanità. Una perdita di controllo, che però racchiude più verità di centinaia di dichiarazioni preconfezionate. E quindi ben vengano. Poi, volete mettere il divertimento?