Vanity Fair (Italy)

MA CHE BEI CASTELLI

Torri appuntite come nelle f‡iabe e donne stupende (qui c’è la massima concentraz­ione di top model), un museo per viaggiare nel tempo e uno per ricordare, con ironia, l’Unione Sovietica. Estate a TALLINN, città vivace e iper connessa

- di L AUR A FIENGO

C’è un giardino, a Tallinn, circondato da pareti altissime, immacolate di intonaco e coperte di rampicanti delicati luccicanti al sole come in un arazzo medievale. È il bar dello Schlössle Hotel, un palazzo che nell’anno 1200 già era un albergo. Il tipo di posto abbastanza abesco e irreale che potresti trovarci tranquilla­mente Cenerentol­a che canta agli uccellini o la Lady Cocca di Robin Hood che gioca a volano. Del resto, l’atmosfera del centro antico della capitale dell’Estonia è ovunque così, sospesa in un idillio di torri, torrette e ricami di ferro quasi esotici, che tengono le bandiere (moltissime: i colori nazionali della Sinimustva­lge, «blunero-bianco» in lingua estone, sventolano ovunque). Non è un caso se l’intero nucleo storico della città sia patrimonio Unesco dal 1997. Eppure il fascino di Tallinn non è tutto nello splendore dell’antico porto anseatico o nella celebre avvenenza della sua popolazion­e femminile (l’Estonia è il Paese con il maggior numero di supermodel­le pro capite al mondo: danzate molto gelose, prendete nota). La città sul mare è stata sovietica per oltre 50 anni quasi senza darlo a vedere, e mantenendo intatti fascino e magia. Il passato dell’Urss si ricorda soprattutt­o all’Hotel Viru, appena fuori dal centro, un cubo di vetro e ferro impossibil­e da ignorare, un tempo sede delle operazioni del temuto Kgb. Nel museo all’ultimo piano è perfettame­nte riprodotta una camera dell’albergo come si presentava negli anni Settanta: microfoni

e «cimici», registrato­ri per intercetta­zioni stile Le vite degli altri, telefoni di bachelite pesanti come incudini, ritratti di Brežnev e altri segni del tempo in cui l’Urss teneva in scacco mezza Europa a colpi di spie e agenti segreti. Se andate al Viru ( www.viru.ee), controllat­e che la visita sia in inglese: l’esperienza in lingua estone, per quanto fascinosa, perderà molto dell’ironia con cui è stato volutament­e creato il museo.

Mi mangio Kalamaja

Facciamo una sosta shopping da Nu Nordik (Vabaduse Väljak 8, tutta la via pullula di negozietti interessan­ti) per il meglio dei souvenir design, che non sono da sottovalut­are: Tallinn in quanto a creatività è molto più vicina alla Finlandia di Helsinki che alla Russia di San Pietroburg­o. Poi, una visita alla fabbrica di marzapane Kalev (Pikk tn 16), dove il dolce emerge da formine scolpite una per una e viene dipinto a mano. E ora siamo pronti per partire all’esplorazio­ne del Kumu Art Museum ( www.ku

mu.ee). Più che un centro d’arte, il Kumu è il vero quartier generale della scena culturale e artistica estone, e vale la visita anche solo per l’edi cio, premiato varie volte «Best Museum in Europe». Immersa nel verde e quasi «interrata» nel prato, la struttura fa impallidir­e ogni concetto di verde verticale visto nora. Se resta ancora un pomeriggio a disposizio­ne, chiedete come raggiunger­e Kalamaja. È qui, nell’ex quartiere dei pescatori, che si radunano i fantomatic­i hipster, o meglio i loro eredi: giovani creativi urbani con barbe ancora più bibliche, bici e risciò più so sticati e cibo sempre più local salutista. Un indirizzo per tutti a Tallinn: Noa Restoran, il meglio della nuova cucina Nordic con un tocco molecolare, comprese limonate salate con ostriche e pezzetti di legno del Nord bruciati nel piatto. Provatelo, anche per la vista strepitosa sulla baia di Tallinn. Se a Kalamaja negozi, studi, mercati e mille caŸetterie (la più bella per me: F-Hoone) si avvicendan­o piacevoli e «confortevo­li come il tuo divano» secondo la hipness philosophy, la sorpresa in più è il Museum of Seaplan Harbour. Aperto nel 2012 e ipertecnol­ogico come tutta la città – il wi- è anche sul bus – occupa un ex hangar per idrovolant­i e ospita decine di mezzi marini di ogni epoca. Entrare nel Lembit, il sommergibi­le datato 1936 che no a 4 anni fa (!), quando è stato messo in secca, è stato il più antico mezzo sottomarin­o in circolazio­ne, non si dimentica. Anche perché all’ingresso puoi indossare le divise vintage bianche e blu dei marinai estoni, (con) tanto di cappello.

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