Vanity Fair (Italy)

MARCO BOCCI : « NON MI FERMO PIÙ »

Contrario ai contratti a tempo indetermin­ato. Nel lavoro (problemi non ne ha: lo rivedremo presto al cinema, in teatro e in Tv), ma non solo. Così, MARCO BOCCI, anche se si è sposato e ha avuto un ˆiglio... non si fa il letto

- di MARINA CAPPA

Senza quel ciuffo che tanto piaceva (però giura che se lo farà ricrescere, una volta dismesso questo look da aspirante duro che ha dovuto adottare per il prossimo lavoro), sembra quasi «spogliato». 36 anni indossati con timidezza, quelli di Marco Bocci. Ma anche con il piacere di mostrare che il commissari­o Scialoja di Romanzo criminale è cresciuto, così come dovrà crescere la barba nella nuova miniserie Solo che girerà in agosto. A»ermato come attore (anche grazie alle tante stagioni di Squadra

antima—a), Bocci alterna alla Tv cinema e teatro: in autunno lo vedremo amante di Claudia Gerini nell’Esigenza di unirmi

ogni volta con te di Tonino Zangardi, in inverno sarà in scena nei panni di Modigliani, regia di Angelo Longoni. Ma non è solo sul lavoro che Marco è cresciuto in questi anni: un anno fa ha sposato Laura Chiatti, e da 5 mesi è nato Enea. Così, appoggiato per terra il casco (per incontrarc­i ha rischiato di morire: un’auto gli ha tagliato la strada, lui voleva fermarsi a insultarlo, ma poi ha scelto l’intervista), l’esordio è da saggio: «Passano lavori, vita, eventi, cose, cerchi di farne tante e non ti rendi conto, ti volano via in un attimo. Poi magari ti fermi e… Mi piacerebbe essere psicologic­amente fermo, godermi ciò che ho e rilassarmi. Invece non riesco a vivere nel presente, penso subito a quello che devo fare fra venti minuti». Anche nella vita personale non riesce a star fermo? «Nell’intimità, con quotidiani scombussol­amenti di emozioni, è un continuo movimento. Certo, potrei de¬nirmi fermo perché ho una famiglia. Ma non è così, anche se sto in pace con me stesso». Che cosa la arrovella? «Sono un passionale, non mi adagio mai. Per esempio, come artista non posso avere un contratto a tempo indetermin­ato: ¬nché devo dimostrare sul campo ciò che valgo, è una buona cosa, perché c’è quella che io chiamo “rogna”, la voglia di fare che dà il passo in più». Ma nella vita privata lei un contratto a tempo indetermin­ato l’ha rmato.

«È diÂcile chiamarlo così». Ho capito: siamo in tempi di Job’s Act. Niente è per sempre? «Esatto, però certo che ho preso un impegno, ed è giusto così». Vedere Laura passare da moglie a madre l’ha cambiata ai suoi occhi? «No, ha sempre avuto un grandissim­o senso materno. E questo mi piace». Le piacciono anche i ruoli tradiziona­li in famiglia? La Chiatti aveva raccontato a

Vanity Fair che mai avrebbe permesso che suo marito rifacesse il letto. «Io non credo nei ruoli, una famiglia è un team. Diciamo che per me il letto si può sempliceme­nte non farlo, tanto poi la sera ci devo tornare».

Del team, chi ha scelto il nome Enea? «È stata una mia ndidea, piaciuta a Laura. È un nome che mi dà solarità, un colore che mi mette di buonumore». Parla da pittore per via di Modigliani? Che cosa racconterà di lui lo spettacolo? «Il suo periodo parigino, partendo dal letto di morte e poi raccontand­o la sua arte, la sua vita, le sue donne». L’ultima, Jeanne Hébuterne, incinta, si uccise il giorno dopo la morte di lui. «In Modigliani c’era una predisposi­zione a vivere gli amori in maniera dolorosa. Io invece vivo ogni cosa in modo positivo, non autolesion­ista. Per me l’amore è sintonia». Un atteggiame­nto sano, ma a volte le donne sognano l’a

mour fou. «Non è che un amore so»erente dia più soddisfazi­one di un amore sano. A 15 anni posso ragionare solo con la passione, a 35 no: ci deve essere passione, anche dieci volte di più che da ragazzo, ma pure una maturità che non ti faccia vivere schiavo di un amore, ti permetta di godertelo». Anche nell’Esigenza di unirmi ogni volta con te c’è una passione complicata. « Oggi siamo invasi da programmi sugli omicidi che avvengono in provincia. Il ¬lm parla di questo, di due persone con una vita normale – io all’inizio sono un poliziotto, lei è sposata – che arrivano a reagire in maniera molto violenta, ¬no a trasformar­e una grande passione in un fatto di cronaca. Per amore, capita di diventare complici di una persona e fare qualcosa che non andrebbe fatto». Nei trailer del lm la si vede nudo con la Gerini. Sono passati i tempi in cui non se l’è sentita di lavorare con Tinto Brass. «Qui sono nudo perché c’è una storia d’amore. Là, la storia sarebbe stata solo un contorno alla nudità». D’altra parte, anche sua moglie ha appena girato un lm con scene erotiche. Che succede quando vi guardate reciprocam­ente in queste immagini? «Facile: non ci guardiamo. La nostra relazione non dura da tantissimo, e quindi è tutta una scoperta. Però queste scene tendiamo a ignorarle». Mi toglie un’ultima curiosità: perché lei che ama il calcio ha scelto di giocare come portiere? «Lo so, è un ruolo s¬gato: se prendi un gol, anche quando non hai colpe, ti guardano male. È una grande responsabi­lità. Da tre anni comunque ho ricomincia­to a giocare, faccio anche partitelle con campioni come Marco Materazzi e Zé Maria, che abitano come me a Perugia. E non ho paura di uscire con la testa sulla gamba dell’avversario: loro si preoccupan­o di rovinarmi con una zampata, ma io di sicuro non mi fermo, e vado».

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NON MI FERMO FOTO PAOLO SANTAMBROG­IO
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