L A SCUOLA, PER UN PADRE
ono il padre di una tredicenne che ha avuto la sfortuna di finire in una scuola media dove la dirigente scolastica aveva esattamente l’atteggiamento descritto da Idealista, la professoressa che vi ha scritto nel n. 27: tollerante verso gli «alunni problematici» che non vedeva l’ora di togliersi dai piedi, e in questo affiancata dall’insegnante di italiano, storia e geografia. Risultato: tre anni di insulti ai docenti, bestemmie, botte, urla, senza che sia stato preso alcun provvedimento, nonostante le rimostranze da noi mosse. Non capisco, direttore, la sua risposta benaltrista. Se un preside è inadeguato, poco importa che ci siano insegnanti altrettanto inadeguati: vanno rimossi entrambi. Un controllore serve ma dev’essere all’altezza, e i giudizi devono venire dall’alto in basso e viceversa. Ha per caso un familiare preside? PAPÀ INDIGNATO (email)
SNessun preside in famiglia. Sono come lei papà di studenti, e come Lisa figlio di maestri elementari. La mia risposta a Idealista non era affatto una difesa della categoria dei presidi. Il senso, e mi scuso se non sono stato chiaro, voleva essere tutt’altro. E cioè, che se esistono dirigenti inadeguati e quindi incapaci di fare i «controllori», la soluzione non è tenere in vita un sistema come quello attuale in cui di fatto nessuno – né presidi né professori – rende conto a nessuno, bensì instaurarne uno nuovo in cui entrambe le categorie siano esposte a valutazione, come dice lei, dall’alto e dal basso – sì, anche da genitori e studenti, nel rispetto dei ruoli – e in cui lavorino e vengano premiati i tanti che lo meritano, ma non tutti. Perché, come scrive Lisa, quello dell’insegnante è un mestiere tanto sottovalutato quanto difficile.