Una Crocetta sopra, frase o non frase
Non c’era bisogno di quella frase riportata dall’Espresso (smentita dalla Procura e confermata dal settimanale) per chiedere a Rosario Crocetta di lasciare il suo incarico. Lucia Borsellino «va fatta fuori. Come suo padre», avrebbe detto Matteo Tutino, primario dell’ospedale palermitano Villa Sofia, al telefono con Crocetta, presidente della Regione Sicilia, il quale sarebbe rimasto in silenzio, senza indignarsi, senza replicare. Ma non è, appunto, per quel silenzio intercettato che Crocetta avrebbe dovuto dimettersi. Dopo la pubblicazione dell’articolo, il governatore si è messo a fare teatro, ha annunciato l’autosospensione dalla Regione (peccato che lo Statuto della Regione Sicilia non lo preveda); ha gridato al complotto omofobico (Crocetta fa sempre così): è uno, come scrive Pietrangelo Buttafuoco nel suo Buttanissima Sicilia (Bompiani), che ha fatto della sua omosessualità una «categoria politica». «Tipico comiziante, l’attuale governatore, eletto grazie a un giochetto elettorale di Gianfranco Micciché (ebbene sì, sono cose di Sicilia), criminalizza i tanti problemi che non sa risolvere. Invece di governare, declama». Dal 2012 ha cambiato 37 assessori (fra chi ha cacciato e chi se n’è andato) compresa Lucia Borsellino, che aveva la delega alla Sanità e si è dimessa dopo l’arresto di Tutino, medico di Crocetta, accusato di truffa per aver praticato interventi estetici nel suo ospedale, spacciandoli per operazioni necessarie e pagate dal sistema sanitario nazionale. Con Crocetta, il bilancio della Sicilia è arrivato a 8 miliardi di buco e la Corte dei Conti ha individuato un «progressivo deterioramento». Tra le società partecipate della Regione (danno lavoro a quasi 8 mila persone) diverse sono in pesante perdita, come la Sviluppo Italia Sicilia che ha chiuso con un rosso di 487 mila euro nel 2011, 2,6 milioni nel 2012 e 1,8 nel 2013. Crocetta ha pure ripescato Antonio Ingroia dopo il flop di Rivoluzione Civile, nominandolo commissario alla provincia di Trapani per lanciare, disse Crocetta, una sfida al boss latitante Matteo Messina Denaro. Peccato che Ingroia sia anche amministratore unico della Sicilia e-Servizi, società partecipata che si occupa dell’informatizzazione dell’amministrazione. Sono entrambi, Crocetta e Ingroia, indagati per abuso d’ufficio (l’ex pm avrebbe avallato 75 assunzioni ritenute irregolari). E adesso che cosa potrebbe succedere? Il Pd potrebbe togliere il sostegno al governatore in Consiglio. A parole, intanto, lo ha già sfiduciato.