La bella e il cattivo
«Quando sono tornato parlavo come Heather Parisi. Ho dovuto ricominciare tutto da capo, uno shock culturale. In America avevo una carta di credito revolving, dove a fine mese bastava pagare una rata. Qui, un giorno, il direttore della banca mi chiamò per dirmi che ero in rosso di 50 euro. Accostai la macchina lungo la strada e mi misi a piangere». Nel 2006, vince la quarta edizione dell’Isola dei famosi: la sua fortuna e la sua condanna. Guadagna popolarità, e un’etichetta difficile da togliersi di dosso. Anche perché è «vittima» di un’incredibile dissonanza fra l’aspetto esteriore e quello che c’è dentro. Ne è consapevole: «Da lontano ho l’aria da stronzo». Invece, basta poco per accorgersi che ha una grande sensibilità affinata dalla sua passione per la spiritualità, e una curiosità che lo spinge a non stare fermo mai. Facendo «le pulizie» che cosa ha scoperto? «Che, dal punto di vista personale, avevo preso in mano la mia vita, deciso di avere una moglie, un figlio, una casa. Avevo riempito quella casellina come ogni anno, a luglio, riempio il furgone con materassini, biciclette, e parto per il mare con la famiglia. Come faceva mio padre». E dal punto di vista professionale? «Ho capito che da anni la mia carriera aveva raggiunto una specie di plateau. Un “bagno tiepido” che non fa per uno come me, tutto Sturm und Drang. Io questo mestiere l’ho scelto per passione ma, se devo fare cose che non mi piacciono solo per pagare il mutuo, preferisco lasciar perdere. Un giorno ho provato a guardarmi in una fiction e non ce l’ho fatta. Troppi errori di inquadratura, approssimazioni. Mi sono detto: “Forse dovrei smettere”». Quindi? «Ho messo in pratica lo spirito imprenditoriale ereditato da mio padre creando qualcosa di bello, che però riflette il mio interesse per la spiritualità ( parla di Inspiritu, una linea di candele da meditazione, ndr). In Italia mi tocca andare in giro con lo zaino a far vedere le candele: “Vi piacciono?”. E loro: “Mah, vediamo”. Ma sto firmando un contratto di distribuzione a New York». Ce la fa a fare tutto? «Finché mi regge la pompa. Perché cerco anche di essere un padre presente. Quando sono a casa con mia figlia stacco il telefono. Bianca è un’acciughina lunga lunga che non sta ferma un attimo. Se le dai un paio di forbici, sbrana il divano». Da chi ha preso? «Da tutti e due. Sia io che mia moglie, è impossibile tenerci fermi in un posto». Simili in tutto? «No. Lei è Acquario, come nostra figlia. Io Leone. Loro si tengon tutto dentro, sono due maestrine. Bianca non dice neppure se le scappa da andare in bagno. Io, invece, sono un bofonchione, o troppo buono o troppo cattivo. E non mi tengo niente, se qualcuno mi fa arrabbiare mi viene da reagire subito. Mi trattengo solo perché non voglio che la gente pensi: “Mo’ Calvani vuol fare Superman”».
luca Calvani in Operazione U.N.C.L.E. con l’attrice australiana elizabeth debicki,
25 anni il primo agosto.