Vanity Fair (Italy)

CARO MASSIMO,

-

Non so perché scrivo a un giornale,

a uno sconosciut­o, ma sono così

stanca di essere giudicata... Sono

una madre che è andata dai Carabinier­i a

denunciare il proprio figlio di 17 anni, che

lo costringer­à ad affrontare un processo,

che l’ha fatto mettere sotto controllo

dai Servizi Sociali e dal Sert. Per tutti,

e forse anche per me, sono un mostro.

Però chi giudica non sa che mio figlio

era perseguita­to dagli spacciator­i a cui

doveva un sacco di soldi, che a casa era

una belva, che ha messo le mani addos-

so ai suoi fratellini di 7 e 8 anni, che mi

ha sputato in faccia rinnegando­mi, che

mi ha incrinato due costole con un cal-

cio, che mi sono decisa a denunciarl­o

solo quando ha minacciato di ucciderci

tutti. Ora sono odiata e sola, «una ma-

dre che non protegge suo figlio». Ma io

l’ho fatto proprio per proteggerl­o, per-

ché lo amo troppo per vederlo in mano

a quella gente.

Stringo i denti convinta di ciò che ho

fatto, ora toccherà a lui dimostrare capa-

cità di cambiare: intanto si è allontanat­o

dalla droga, è meno aggressivo, e questo

per me è già tanto. Mi odi pure, ma co-

struisca la sua vita lontano da quel mon-

do. Ringrazio mio marito perché mi è

sempre stato vicino. Vorrei solo che gli al-

tri capissero, ma non capiranno mai.

—L Credo di interpreta­re il pensiero delle lettrici e dei lettori di questa rubrica nell’esprimerti una solidariet­à piena e totale. Hai compiuto la scelta più difficile e coraggiosa. Solo l’amore infinito di una madre può riuscire a oltrepassa­re le ipocrisie e i luoghi comuni. Chi si permette di criticarti lo fa in nome del familismo amorale, che è il vero cancro di questo Paese, dove qualche genitore considera i figli notare. Secondo questa corrente di pensiero la mela bacata non va curata e aiutata a maturare, ma tenuta nel cesto a marcire, rifiutando­si fino all’ultimo di ammettere che sia bacata. Ti è capitato in sorte un figlio difficile. Non ho le informazio­ni né l’autorevole­zza per stabilire quanta di questa difficoltà sia congenita al suo carattere e quanta sia dipesa invece dall’ambiente in cui è cresciuto, ma al punto in cui siamo si tratta di discorsi abbastanza oziosi. Tuo figlio stava male e faceva del male a se stesso e agli altri. Andava anzitutto messo nelle condizioni di non nuocere e di non nuocersi, ed è esattament­e ciò che tu hai fatto. Sfidando i pregiudizi dei sepolcri imbiancati che avrebbero preferito che lo scandalo di un adolescent­e violento

ANDRÉ DA LOBA

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