NUDO SÌ, MA CONCENTRATO
uori ci sono 40 gradi e un’umidità dell’80%. Dentro al lussuoso albergo di Beverly Hills in cui ci troviamo, si gela. Quando gli faccio notare che il contrasto freddo/caldo è anche la base – invertita – della personalità di William Masters, Michael Sheen ride e mi spiega che sì, è proprio così che vede il personaggio del dottore che ha spiegato il sesso agli americani: una maschera di ghiaccio su un vulcano di emozioni tenute a freno e pronte a esplodere. Alla terza stagione in Usa e con la seconda in arrivo da noi su Sky Atlantic (e in streaming su Sky Online) Masters Of Sex ha il merito di aver regalato a Sheen la fama, quella che una carriera fatta di ruoli impeccabili ma non di successi commerciali gli aveva negato. Perfetto – e molto somigliante all’originale – Tony Blair in The Queen, impeccabile David Frost in Frost/Nixon - Il Duello, arrogante esperto d’arte in Midnight In Paris, capo dei vampiri in The Twilight Saga - New Moon, Sheen sembra aver trovato il ruolo della vita nei panni del dottor William Masters, colui che, con l’assistente Virginia Johnson, mise in piedi, tra la fine degli anni ’50 e i primi ’60, il più grosso studio sul sesso mai condotto. Tutto ciò che sappiamo sull’eccitazione sessuale e sulle fasi che la compongono viene da lì, da una gigantesca quantità di dati raccolti prima sulle prostitute, poi su volontari disposti a farsi registrare ritmo cardiaco, sudorazione e attività muscolare durante l’attività sessuale. Certo, dire «nei panni» fa un po’ ridere: per metà serie Sheen è nudo, il soggetto, insieme a Virginia, dei suoi stessi esperimenti. Finiranno per sposarsi, dimostrando come sia comune la pratica di fidanzarsi sul luogo di lavoro, abitudine alla quale Sheen è tutt’altro che immune. Dopo una storia con Rachel McAdams sul set di Midnight In Paris, ora è fidanzato da quasi due anni con la comica Sarah Silverman che in Masters Of Sex interpreta il ruolo della lesbica Helen. Per lei che ha fatto tanto teatro e cinema, come è stato il passaggio alla televisione? «La Tv ti permette di raccontare storie anche molto compresse: una stagione di 12 episodi è come un film lungo 12 ore». William Masters non è molto simpatico, almeno non all’inizio. Nella seconda stagione si scioglie un po’? «Sa una cosa? Molte delle persone che hanno lavorato con lui hanno detto che alla fine della carriera William era diventato davvero simpatico. Non è affascinante questo cambiamento? La storia inizia con un uomo che è imprigionato in se stesso, non piace agli altri, è rigido, e per interpretarlo ho dovuto trovare una spiegazione della sua rigidità». E sarebbe? «I maltrattamenti subiti da bambino. Quando le persone che dovrebbero proteggerti ti fanno del male, allora tutto diventa caos, tutto è incontrollabile, pericoloso. Da qui il desiderio di crearsi una vita opposta, dove ogni cosa è sotto controllo e non c’è spazio per la sorpresa. Virginia, entrando nella sua esistenza, manda tutto all’aria». Qual è la caratteristica che definisce William secondo lei? «È un uomo che ha una guerra dentro. Vuole controllo, ma allo stesso tempo si occupa di sesso e quindi gran parte del suo lavoro ha a che fare con il rendersi vulnerabile per l’altro, con l’intimità». Ormai lei è abbonato a personaggi realmente esistiti… «Masters è diversissimo da Blair, se non altro per il fatto che non era famoso e quindi il pubblico non ha idea di come fosse. Il che mi ha reso molto più libero». Da inglese che interpreta un americano, secondo lei c’è differenza culturale nel modo in cui si parla e si vive il sesso? «Certo, alcuni stereotipi di come le diverse nazionalità vivono la sessualità sono, appunto, stereotipi, ma è indubbio che ci siano differenze. Gli americani hanno un atteggiamento schizofrenico: puritanesimo assoluto da una parte, libertà totale dall’altra». Le scene di sesso sono davvero la sfida più difficile per un attore? «Diventa più facile con l’abitudine e grazie all’intesa con la partner. Visto che nel nostro show ci sono tante scene, abbiamo deciso subito di fare una lista di regole perché tutti fossero a loro agio: per esempio tenere chiuso il set o discutere a priori con il regista cosa fare e come farlo». Ma quando uno è nudo, è nudo. «Sì, ma il fatto che sia funzionale alla storia ti dà qualcosa su cui concentrarti, invece di pensare che sei al centro di una stanza con il sedere all’aria». Esperimento dopo esperimento, William e Virginia finiscono per innamorarsi. «Condividere un obiettivo comune è molto seducente. Nel loro caso ancora di più, perché la loro relazione all’inizio è clandestina». È successo anche a lei: sul set ha conosciuto Sarah Silverman. «Trovare l’amore sul posto di lavoro succede a molti, anche non attori». Tra lei e Sarah chi fa più ridere l’altro? «Lei lo fa di mestiere ed è bravissima. Anche io spesso la faccio ridere. Alcune volte in modo del tutto non intenzionale, purtroppo».