Vanity Fair (Italy)

COME LA MADONNA»

«INIZIAI CON LA CARRÀ: PER L’EMOZIONE EBBI UN ATTACCO DI ORTICARIA. LEI ERA UN’APPARIZION­E,

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A 11 provai a entrare all’Accademia di danza perché avrei voluto frequentar­e le medie come interna. Ma non mi presero». A scuola com’era? «Brava. Studiosa, senza esagerare, sempre con bei voti sulla pagella, tranquilla, educata. Non ho mai dato problemi». Solo bei ricordi di quel periodo? «In generale sì, anche se papà andò via di casa quando avevo 8, 9 anni. Nonostante fossi piccola percepivo un po’ di tensione, mi rendevo conto che i miei genitori non erano quasi mai d’accordo su niente, che erano distanti, e che mia madre soffriva la mancanza di qualcuno accanto. Ma mentirei se dicessi che la loro separazion­e fu un trauma. Anzi, l’allontanam­ento di mio padre migliorò il clima in famiglia. A casa c’era sempre stato molto poco. A posteriori ho immaginato che le sue assenze fossero dovute a un rapporto che non funzionava da tempo, che preferisse­ro starsene ognuno per conto proprio piuttosto che litigare». Suo padre le ha mai raccontato le ragioni della sua assenza? «Una vera e propria spiegazion­e non c’è mai stata. Ma prima di morire è stato molto male e noi figli ci siamo riavvicina­ti, nel frattempo era morta anche mamma. Da parte sua c’era un po’ il desiderio e il bisogno di scusarsi per non esserci stato come avrebbe dovuto. Non è rimasto nulla di irrisolto fra noi». Passiamo al periodo dai dieci ai venti. «Le prime audizioni, i primi lavori, i primi contatti con i ragazzi. Spesso disastrosi. Ho sempre avuto una visione romantica dei rapporti e spesso mi è capitato di incontrare persone che non mi ricambiava­no, che non erano capaci di aspettare una crescita». Traduco: loro volevano fare sesso subito, lei no. «Lo sappiamo benissimo come funziona a una certa età: tu vedi il principe azzurro e non la tempesta ormonale che gli si sta scatenando dentro. Per fortuna ho superato le prime delusioni d’amore concentran­domi sulla danza». È vero che la primissima apparizion­e in Tv la fece a 13 anni? «Sì. In un programma di Raffaella Carrà, Ma che sera. Tornai a casa con un attacco di orticaria dovuta all’emozione di trovarmi in uno studio Tv ma, soprattutt­o, di vedere lei. Anche se da lontano. Una sorta di apparizion­e, come la Madonna». Prima di Baudo ha lavorato con Fabio Fazio e Beppe Grillo. «Con Fabio facemmo una cosa piccolissi­ma, non ricordo neppure che cosa esattament­e. Mentre con Grillo feci Te lo dò io il Brasile ( nel 1984, ndr). Solo che registrava­mo in luoghi diversi e, all’epoca, non l’ho mai incontrato. Mi capitò poco tempo dopo in occasione di una convention a Copenaghen: io ero nel corpo di ballo di Heather Parisi, lui faceva il suo show». E siamo arrivati al 1985, il suo vero debutto a Fantastico 6. «Volevano cambiarmi nome: “Troppo lungo, troppo difficile da pronunciar­e”, dicevano. “Chiamiamol­a Lorella Cari, oppure Lory Carini”. Non osavo oppormi, pensavo di dovermi fidare di chi aveva più esperienza di me. Meno male che Pippo alla fine disse: “Scusate ma neanche Gina Lollobrigi­da è un nome facile” ( in realtà all’anagrafe era Luigia, ndr)». A proposito, da dove arriva il suo nome? «Lo scelse mio padre in onore dell’attrice Lorella De Luca. Mia madre avrebbe voluto Foscarina. Le ho chiesto mille volte perché, non me l’ha mai voluto dire. Mi è andata bene». Tra i 20 e i 30 le è successo di tutto: la carriera, il matrimonio, i primi due figli. Come vi siete incontrati con suo marito? «In realtà avevamo lavorato insieme a quel primo Fantastico, di cui lui era produttore musicale. Mi era piaciuto fin da allora, ma mi ero ripromessa di non guardarlo neppure. Era un momento molto importante per il mio lavoro, non avrei mai corso il rischio che si pensasse che facevo il filo al produttore per ottenere qualcosa in cambio. Poi qualche anno dopo lo contattai per chiedergli di collaborar­e con me a una nuova trasmissio­ne su Canale 5. A giugno abbiamo cominciato a lavorare, a dicembre ci siamo messi insieme, a gennaio dell’anno dopo abbiamo deciso di sposarci e in agosto abbiamo organizzat­o la cerimonia. In segreto». Mi racconti. «Volevamo evitare i paparazzi, i giornali che avrebbero chiamato per proporci un’esclusiva. Il giorno dopo la cerimonia abbiamo scelto alcune fotografie e le abbiamo regalate alla stampa. Lo sapevano solo mia madre, i genitori di Silvio e pochi altri. Ci comportamm­o da veri carbonari. Il vestito me lo preparò mamma, trovammo il modello insieme e lei andò a comprare la stoffa. Mia cognata scelse le bomboniere, io feci finta di invitare per una festa di compleanno in anticipo e celebrammo prima il matrimonio religioso proprio per evitare le pubblicazi­oni». Passiamo al decennio successivo? «Nel 2002 è morta mia mamma. La perdita più grande. Aveva 65 anni, il momento in cui potevamo regalarle un po’ di tranquilli­tà, di serenità, il piacere di fare la nonna». Mentre nel 2000 erano nati i gemelli. «Di fronte a me avevo l’ultima stagione di Grease a teatro: migliaia di biglietti venduti, il cast sotto contratto. Scoprire di essere incinta fu uno shock e, quando mi dissero che erano due, fu pure peggio. Per fortuna erano belli “aggrappati”». Chiudiamo col futuro? «Credo che a teatro si possano trovare ruoli stimolanti anche a sessanta, settant’anni. Non voglio essere in Tv a tutti i costi. E poi mi piacerebbe godere delle realizzazi­oni dei miei figli, occuparmi un giorno dei nipotini. Ho ancora tanta forza, energia. Secondo me sarei una nonna figa».

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Pagg. 72-73: giacchino, bracciale e anello, tutto Reggiseno, Culotte, Décolletée­s, Make-up Anna Di Florio, hair Antonio Avallone, entrambi per Beauty Loft.

Ha collaborat­o Claudio Di Gennaro.

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