IO E MIO PADRE
UN RACCONTO D’ESTATE
Èuna sera calda. Eppure da qualche parte, ma lei non saprebbe proprio dire dove, fa freddo. «Chi arriva in ritardo a un appuntamento considera il suo tempo più prezioso del tuo: e questo è inammissibile». Era una delle tre cose che le ripeteva in continuazione suo padre, quand’era bambina. L’altra era: «Non ti mettere i capelli in bocca». L’altra ancora: «Studia. I soldi io mica li sono andati a rubare». È per questo che oggi ha trentasei anni e, da quando ne ha sedici, i capelli li tiene tagliati cortissimi? Forse. E forse è per questo che, finite le superiori, si è iscritta ad antropologia, ma di studiare non ha mai smesso, non smetterà mai, e fa la ricercatrice all’Università. Sicuramente è per questo che stasera arriva alle otto meno sette davanti al ristorante dove suo padre le ha dato appuntamento alle otto. Un ristorante che pare una mensa scolastica, un ristorante anonimo, triste: l’importante è solo che sia a due passi dal suo ufficio, tipico di mio padre non avere nessun interesse per i posti, ma solo per quello che ci deve succedere dentro, pensa la figlia. A vederla da lontano, strizzata in quei jeans, persa in quella canottiera di due taglie più grande e con quelle Converse sfondate ai piedi, sembra una ragazzina. A vederla da vicino, al padre, quando alle otto meno tre arriva, raccomandando al cellulare a chissà chi «Mi mandi una mail con tutti i rendiconti dell’ultimo trimestre», sembra solo sua figlia. Lei lo saluta con un bacio sulla guancia, veloce. Lui dice «Arrivederci» a quel chissà chi al cellulare e «Ciao» a lei. Entrano nel ristorante e li accoglie un cameriere che ostenta un’immediata familiarità: ma almeno con le sue cazzate riempie l’aria e non la lascia tutta a disposizione di quei due, di quello che avrebbero da dirsi, di quello che stasera si diranno e di quello che non si diranno mai. «Che afa fa, eh?». «Abbiamo dei dolci favolosi. Però il più delizioso eccolo qui, sono io». «La nostra cantina è sconfinata: potete scegliere fra il vino della casa e il vino della casa». Cose così, dice, il cameriere finto simpatico. Nel frattempo il padre e la figlia studiano il menu. Finché il padre alza lo sguardo e fa per ordinare. «Aiuto, ora comincia», pensa la figlia.