Vanity Fair (Italy)

IO E MIO PADRE

UN RACCONTO D’ESTATE

- di CHIARA GAMBERALE

Èuna sera calda. Eppure da qualche parte, ma lei non saprebbe proprio dire dove, fa freddo. «Chi arriva in ritardo a un appuntamen­to considera il suo tempo più prezioso del tuo: e questo è inammissib­ile». Era una delle tre cose che le ripeteva in continuazi­one suo padre, quand’era bambina. L’altra era: «Non ti mettere i capelli in bocca». L’altra ancora: «Studia. I soldi io mica li sono andati a rubare». È per questo che oggi ha trentasei anni e, da quando ne ha sedici, i capelli li tiene tagliati cortissimi? Forse. E forse è per questo che, finite le superiori, si è iscritta ad antropolog­ia, ma di studiare non ha mai smesso, non smetterà mai, e fa la ricercatri­ce all’Università. Sicurament­e è per questo che stasera arriva alle otto meno sette davanti al ristorante dove suo padre le ha dato appuntamen­to alle otto. Un ristorante che pare una mensa scolastica, un ristorante anonimo, triste: l’importante è solo che sia a due passi dal suo ufficio, tipico di mio padre non avere nessun interesse per i posti, ma solo per quello che ci deve succedere dentro, pensa la figlia. A vederla da lontano, strizzata in quei jeans, persa in quella canottiera di due taglie più grande e con quelle Converse sfondate ai piedi, sembra una ragazzina. A vederla da vicino, al padre, quando alle otto meno tre arriva, raccomanda­ndo al cellulare a chissà chi «Mi mandi una mail con tutti i rendiconti dell’ultimo trimestre», sembra solo sua figlia. Lei lo saluta con un bacio sulla guancia, veloce. Lui dice «Arrivederc­i» a quel chissà chi al cellulare e «Ciao» a lei. Entrano nel ristorante e li accoglie un cameriere che ostenta un’immediata familiarit­à: ma almeno con le sue cazzate riempie l’aria e non la lascia tutta a disposizio­ne di quei due, di quello che avrebbero da dirsi, di quello che stasera si diranno e di quello che non si diranno mai. «Che afa fa, eh?». «Abbiamo dei dolci favolosi. Però il più delizioso eccolo qui, sono io». «La nostra cantina è sconfinata: potete scegliere fra il vino della casa e il vino della casa». Cose così, dice, il cameriere finto simpatico. Nel frattempo il padre e la figlia studiano il menu. Finché il padre alza lo sguardo e fa per ordinare. «Aiuto, ora comincia», pensa la figlia.

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ILLUSTRAZI­ONE ANNA GODEASSI

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