Vanity Fair (Italy)

Non si muore di sola ecstasy

- NON SI VOLA

Il questore di Rimini, Maurizio Improta, ha deciso di chiudere la discoteca Cocoricò per 120 giorni, a partire da lunedì scorso, dopo la morte del sedicenne Lamberto Lucaccioni, ucciso dall’ecstasy. Non è un caso isolato; è del 20 dicembre 2004 il primo morto per «decesso da metanfetam­ine». Dopo la chiusura del locale si è scatenato un dibattito fra chi ritiene che la misura sia eccessiva (e che «lo Stato ladro» voglia impedire la libera attività imprendito­riale) e chi dice che ormai è il caso di chiudere definitiva­mente il Cocoricò. Ne è nato un nuovo (nuovo si fa per dire) dibattito sulle droghe. Aumentare i controlli sulle pasticche e su chi entra e come entra nei locali è giusto. Però, per evitare che si affronti solo una parte del problema, bisogna anche parlare delle morti da alcol post discoteca. Secondo l’Istat, tra i giovani di 18-24 anni che frequentan­o assiduamen­te le discoteche sono più diffusi il consumo eccessivo e abituale di alcol, e il binge drinking, cioè l’assunzione di più bevande alcoliche in breve tempo, è molto più diffuso rispetto ai coetanei che non vanno in discoteca (32,4 per cento contro 7,6). Secondo i dati 2010 del sistema di sorveglian­za Passi, il 9,8 per cento degli intervista­ti, poi, dichiara di aver guidato sotto l’effetto di alcol e il 6,6 Prima un incendio, poi un black out. Infine a Fiumicino centinaia di

passeggeri della compagnia spagnola

Vueling bloccati. per cento di essere stato passeggero in una macchina con conducente sotto l’effetto di alcolici. Insomma, il problema non è solo l’ecstasy. procedure di registrazi­one, secondo l’Unhcr, che recentemen­te ha svolto un’ispezione a Lesvos, Kos e Chios, «non sono adeguati alle reali necessità». «Questa emergenza umanitaria è in corso in Europa » , dice Vincent Cochetel, direttore dell’Unhcr per l’Europa, «ed è l’Europa stessa a dover rispondere. È necessario che il governo greco, le autorità locali e l’Unione Europea agiscano immediatam­ente e coraggiosa­mente, tale livello di sofferenza può e deve essere evitato. Siamo consapevol­i della crisi economica che ha colpito la Grecia, ma il governo greco ha degli obblighi». L’Unione Europea insomma «deve supportare la Grecia, finanziari­amente e tecnicamen­te». Intanto, dopo che l’Eurotunnel è stato preso d’assalto dai migranti che cercavano di passare dalla Francia all’Inghilterr­a, i governi di Londra e Parigi si sono rivolti all’Ue chiedendo di intervenir­e, con un appello simile a quello lanciato dall’Italia dopo gli sbarchi a Lampedusa (quando era stata proprio la Gran Bretagna a opporsi alla ripartizio­ne dei migranti). Ed è emergenza pure in Ungheria e Spagna.

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