CI MANCA LA «CURA» OLIMPICA
Il premier Renzi sostiene ROMA 2024: ma l’Olimpiade ce la possiamo permettere? Non sarebbe meglio fare come Boston, ultima di una serie di città che hanno lasciato perdere, per non fare la fine di Atene?
primi a squagliarsela sono stati quelli di Monaco di Baviera seguiti da St. Moritz. Poco dopo hanno abbandonato la corsa pure Stoccolma, Cracovia e infine Oslo, candidate ideali per un’Olimpiade invernale, tutte regolarmente dotate di freddo, neve e suggestioni. Invece niente: i Giochi Olimpici del 2022 si faranno a Pechino dove l’inverno, se va bene, arriva a 10 gradi centigradi. Logico, no? È lo sport del 21° secolo, la logica è quella del marketing. Produrre un’Olimpiade ha costi formidabili, se lo può permettere solo chi non deve fare quadrare il bilancio o affrontare fastidiosi iter parlamentari e tantomeno una stampa attenta. Risultato? Cina e Russia, tra Mondiali e Olimpiadi, dominano la scena. A Sochi all’Olimpiade invernale del 2014, Putin spese 51 miliardi di dollari, record di sempre. Mica ha dovuto giustificarsi. A Pechino 2008 solo la cerimonia di apertura costò attorno a 200 milioni. A 7 anni dai Giochi i cinesi non pensano di costruire in città le indispensabili montagne (anche se nel 2008 fecero piovere per eliminare parte dello smog). Le piste le hanno a Yanqing, circa mille chilometri di distanza, basterà costruire una ferrovia
ILa Russia che nel 2018 ospita i mondiali di calcio è al 150° (ed è un Paese in guerra). Lo sport decontamina le coscienze, non l’ambiente. Per Rio 2016 si doveva bonificare il sistema fognario, a un anno dal via la laguna dove si dovrebbe nuotare è una cloaca a cielo aperto. Ormai gli unici cui il Cio si affida a occhi chiusi sono quelli con i soldi. Tanti soldi. Prendete l’Azeirbaijan che ha allestito i primi Giochi europei a giugno. Costo della cerimonia di apertura, 86 milioni. Volevano impressionare il mondo, hanno spaventato l’Olanda che con un voto parlamentare ha rinunciato all’edizione 2019. A Baku il Parlamento è un optional, decide tutto Ilham Aliyev, un dittatore di quelli tollerabili, solo perché sta seduto sopra a miliardi di barili di petrolio. Un po’ come il Qatar che usa i Mondiali (nel 2022) per fabbricarsi una certa rispettabilità, a dispetto degli oltre 400 morti ( fonte The Guardian) tra gli operai che lavorano nei cantieri in condizioni disumane. A Doha si rischia di giocare con 50 gradi. Un po’ come pattinare sul ghiaccio a Piazza Tienanmen. Ma che problema c’è?