MUSICA E ARTE
addirittura ti devi arrendere, per lasciarti guidare». Sembra più che normale. Il problema è che alcune donne, soprattutto quelle che hanno cercato di resistere agli urti della vita senza mollare mai, è più difficile che facciano un passo verso la femminilità: la morbidezza come rischio, la durezza come riparo dai rischi di cui si parlava, quando nell’infanzia ci si apriva agli amici. In sintesi, a furia di lavorare per essere Pepe, allenando il controllo, Patrizia aveva perso il lato Bambi. Che evidentemente, dato il numero di ore dedicate a ritrovarlo e a tenerlo in esercizio, serve. Intanto, a vivere meglio: «Il ballo è euforia pura. In sala arrivi alle 4 di notte e non te ne rendi neanche conto». Sale dove vanno in onda, sulle note di salsa portoricana e latin hustle, minuetti del vivere al maschile e femminile, perfettamente al loro posto: «Il ballo di coppia, vissuto seriamente, ha influenzato la mia parte più assopita. Sempre decisionista, allergica a prendere ordini». Invece in sala Patrizia si lascia sgridare? «Altrimenti come faccio a imparare?». Un’auto- sottomissione che fa guadagnare energia: «La sera entro stanchissima e appena comincio tutto passa, anzi poi non riesco più a dormire». Si hanno visioni: «Code, asimmetrie, spacchi, top e gonne a corolla arrivano da lì». Pensieri extra stilistici? «Nessuno, mi diverto e basta». Cosa dire o fare della propria vita, i famosi momenti di massima lucidità, appaiono quando Patrizia invece corre, tre volte alla settimana, la domenica anche per 14 chilometri, per oltrepassare il suo limite. Il bello della corsa: «Alimenta la resistenza alla frustrazione. Già da bambina, sapevo cosa volevo e sapevo aspettare. Correre non è una vera passione, più una soddisfazione, fa parte del mio carattere». Il bello del ballo: «Non c’è premeditazione, è solo istinto». E l’istinto nutre. L’imprendibile gioia e l’irraggiungibile punto fermo con cui si fronteggiano giornate in bilico, ballandoci su, con allenato equilibrio. La stilista fiorentina
Patrizia Bambi, direttore creativo del brand Patrizia Pepe.
Da anni, la hall dell’azienda ospita mostre di giovani artisti.