LOU E JULIETTE
do importante. E il teatro? «Resta la mia grande passione, anzi mi è indispensabile. Mi capita spesso di aver bisogno di un coach per il cinema, mai per il teatro. Il contatto con il pubblico nutre le emozioni e mi aiuta a esplorarne anche gli angoli più nascosti. Potrei lasciare il cinema, non smetterò mai di fare teatro. A settembre sarò in scena al Théâtre de l’Atelier di Parigi in una pièce intitolata Danser à la Lughnasa ». Come vive ora che è famosa? «Come il primo giorno che sono arrivata a Parigi, squattrinata. Divido ancora un appartamento, a Pigalle, con una chinesiterapista e una traduttrice: troppo simpatiche. Non riesco a cambiare vita». Non le piacerebbe diventare una star, vi- De Laâge con Juliette Binoche, sua suocera nel film: «Con me è stata complice, molto
dolce». una villa, come un’udienza a porte chiuse, con soli tre attori. Non potevo prendere il sole, quindi restavo sempre al chiuso, non capivo una parola di italiano. Uscivo di rado, solo di notte quando non si girava e avevo ancora un briciolo di energia da spendere». Dev’essere stato un set davvero impegna- tivo. Non si sentiva sola? «Piero voleva da me la stessa instabilità psichica del personaggio di Jeanne, una ragazza che cerca disperatamente il suo uomo, che forse non arriverà mai. La mia solitudine mi avvicinava al cuore del film e, visto che non potevo parlare, ascoltavo le voci del set, dei tecnici, degli operatori... Adoro sentir parlare italiano, è musica, e alla fine sono riuscita anche a capire quello che dicevano. Non ero mai stata in Italia: è stato un modo molto intenso di scoprire il vostro Paese». Come è arrivata così giovane a fare film importanti? «Per caso. Sono nata e cresciuta nella campagna di Bordeaux, in una famiglia semplice. Ho sempre sognato di fare l’attrice di teatro e dopo il liceo mi sono trasferita a Parigi, per iscrivermi alla scuola di recitazione Claude Mathieu. Per riuscire a pagare l’affitto della stanza e i corsi, ho deciso di girare piccole pubblicità. Pregavo le agenzie di non mettermi troppo in evidenza, non volevo si sapesse in giro. E invece il mio volto piaceva, così il mio agente mi ha presentata a Elizabeth Simpson, una manager di quelle che contano, che mi ha lanciata». Si è ritrovata a girare Jappeloup con Guillaume Canet, ad avere una bella parte in Benvenuti a Saint-Tropez, protagonista in Respire, il primo film di Mélanie Laurent. Il cinema sta diventan-
fino al ruolo di
vere in una grande villa con le guardie del corpo e viaggiare con l’aereo privato? « Jamais! La vita delle attrici hollywoodiane mi sembra tristissima. Non vorrei davvero diventare come loro. In realtà il mio modello è Monica Bellucci. Con lei ho girato Benvenuti a Saint-Tropez. Bella, semplice, amante della vita e sempre di buonumore. Ecco il mio sogno».