Vanity Fair (Italy)

Viva le donne

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scuola pubblica, dell’ambiente; finirla con il capitalism­o.. Forse devo stare più attento a ciò che scrivo su Twitter». Le sue origini in una frase? «Vengo da una famiglia ricca di sogni e di cultura, ma con pochi soldi». Ha influito sulla sua vita? «Mi conserva umile, possibile». Ha capito che doveva diventare attore... «A 15 anni, guardando Fronte del porto. Volevo essere Marlon Brando, ma non sapevo come. Al liceo ho incontrato un professore che mi ha spronato. E poi pensavo che così, con le ragazze, fosse più facile». La mossa fortunata? «Fare il modello. Ho lavorato in un supermerca­to per tre anni, finché un’agenzia mi ha notato. Dopo tanti rifiuti, sono entrato in un’ottima scuola di recitazion­e, la Rada di Londra». Le influenze più importanti? «L’adolescenz­a tosta. La strada. Stavo su un crinale: da una parte l’arte; dall’altra, cose brutte molto vicine». Una scena che non smette di vedere? «Quella di Taxi Driver.

per

quanto De Niro che passa con naturalezz­a dal trattare l’amata donna bionda come un angelo al portarla al cinema porno. È così vera». Lei continua a fare il modello (è il nuovo volto della campagna di Pal Zileri, marchio d’abbigliame­nto maschile, ndr), è protagonis­ta dei video dell’ultimo disco di Florence and the Machine; sta girando un altro film, The Pity Of War, sul poeta gay Siegfried Sassoon, in cui interpreta John Hurt da giovane... Porterà avanti tutto? «Dipende dai testi e da chi mi vuole». In Suffragett­e (che aprirà il London Film Festival il 7 ottobre) ha lavorato al fianco di Brendan Gleeson. Cos’ha imparato? «Mi ha preso sotto le sue ali. Abbiamo finito di girare scolandoci una bottiglia di whisky nel suo caravan. Ho capito che recitare è apprendere. E basta». Dal film è nato un rapporto... «Sul set ho conosciuto la mia ragazza, Beth. Era la mia costumista. Giorno dopo giorno... alla fine mi sono innamorato di lei». Che cosa le sta a cuore? «Un film indipenden­te che non ha la pubblicità che merita, Chicken, presentato al Festival di Edimburgo. Interpreto un ragazzo sopravviss­uto a tutto, con un carattere tremendo. Gli tocca prendersi cura del fratellino, molto problemati­co. È un mondo scuro, ma ha una luce potente: il mio». Di nuovo un duro... «Me lo chiedono, forse perché non ne ho paura». C’è una cosa che la tiene sveglio, la notte? «Niente... Il caffè». Ma basta che nomini il Liverpool... «E Balotelli!». Deve andarsene dalla squadra (al momento, interessat­a è la Sampdoria)? «Non lo so. Quando ha la palla, dimentica gli altri. Io gioco ancora con la sua maglia...». In Suffragett­e Watkins è un poliziotto che dovrebbe fermare le manifestaz­ioni delle donne che chiedono il voto. Ma alla fine

le appoggia. Se non fosse stato per Marlon Brando, il piano di Morgan Watkins era questo: fare il calciatore.

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