Vanity Fair (Italy)

MAI PIÙ SOLA

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vita giorno dopo giorno, amore dopo amore, paura dopo paura. Ma in cuor suo, non aveva mai smesso di cercare la risposta alla sua domanda. «Forse il tempo l’aveva gettata per sbaglio insieme a tutte le cose della mia prima vita», dice, «ma ero certa che la durezza di mio padre servisse a proteggere me e mia madre da una verità che non avremmo capito», aggiunge. Fu proprio quel bisogno di verità, sopito per anni in un angolo dell’animo, che si infiammò mentre la nonna raccontava di Luana. Con una scusa Giulia si fece dare dalle infermiere del reparto un numero e le telefonò la sera stessa per dirle che le avrebbe fatto piacere conoscerla. Luana sembrava contenta, e si diedero appuntamen­to per il giorno seguente, al caffè Gallo, nei pressi dell’ospedale. Chiacchier­arono per il tempo di un tè poi, mentre Giulia ad alta voce ripercorre­va i ricordi di una vacanza nel Sud, Luana la interruppe dicendole «sono qui per dirti la verità». E con poche parole le spiegò che lei e suo padre Paolo erano stati ancora amanti dopo che lui si era sposato. Sporadici incontri, ma sufficient­i per concepire un figlio che aveva ventidue anni e che si chiamava Omar. «Ecco l’origine delle paure e dei silenzi di mio padre. Era un altro amore, e mio fratello», dice oggi Giulia. Dopo quell’incontro con Luana ne seguirono altri, sempre nello stesso caffè, fino a quando Giulia non si sentì pronta e invitò Luana e Omar a cena. Aveva apparecchi­ato con elegante formalità, non tanto per riguardo, ma perché voleva che ancora si sentissero ospiti. «Cenando con mio fratello non vedevo il ragazzo che avevo davanti, ma in lui cercavo mio padre, a conferma che tutta quella storia fosse vera», dice Giulia. Iniziarono parlandosi con poche parole stentate, e finirono in un mare di ricordi che raccontava­no a Omar di un padre che lui quasi non aveva conosciuto, e a Giulia, che forse non era più sola al mondo perché «quando si scopre qualcosa di nuovo su una persona che non c’è più, è come se questa per un attimo vivesse ancora». Giulia con il fratellast­ro Omar. Ha saputo della sua esistenza solo dopo la morte del padre, che aveva avuto una relazione parallela

con un’altra donna. A lei spettava la decisione di staccare le macchine che la tenevano in vita. Giulia accettò quella solitudine, accogliend­o il buio destino che le era toccato, e iniziando una nuova vita che non avrebbe mai voluto avere. In ospedale, le consegnaro­no una borsa nera contenente gli effetti personali dei suoi genitori. La aprì solo quando arrivò a casa e con ordine maniacale

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