Vanity Fair (Italy)

UN ANIMALE FERITO»

«LUI NON SA STACCARE LA MANO DAL GUSCIO NERO DEL CELLULARE ROVESCIATO, COME SE PROTEGGESS­E

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Lei capisce di dover cambiare argomento in fretta, se non vuole che lui si al- lontani. «Oh. Pensa che in bagno una mi ha sentito parlare al telefono con Edo, tesoro, amore, bacio, sai come, e ha pensato che fossi con un’amante...». «Quella vestita di blu?». «Come lo sai?». «L’ho vista passare... non tornavi più, guardavo verso il bagno». «Mi ha preso per una che tradisce...». Non finisce la frase, si rende conto dell’ambiguità. Lui precisa: «Be’, tecnicamen­te...». «Mio marito sa. Non è più tradimento così». «E sottolineo non PIÙ. Che poi, anche adesso: non stai PIÙ a casa, almeno per un po’, ma lui sa dove sei.. esattament­e? Sa con chi sei? Sa chi sono io? No. Quindi...». Lei sorride. Allunga la mano per prendere la sua. La intenerisc­e l’insicurezz­a. Pensa che sia non soltanto un tratto caratteria­le, ma anche una deformazio­ne profession­ale: gli attori, gli scrittori, si aspettano sempre un giudizio, una recensione, stellette, asterischi, una vita a prendere voti. Quelli che suo padre continua a dare: a lei, ai suoi manager. Di aver scelto i propri uomini per reazione lo sapeva anche prima di sedersi sul divano bianco della sua analista, guardare le statue oltre la finestra, perdersi dentro se stessa a intervalli regolari per arrivare da qualche parte con qualcun altro... Arriva un cameriere con due tazzine di caffè sul vassoio. Serve prima lei poi lui. Posa una zuccherier­a d’argento tra i due. Guarda lui: «Vuole un cucchiaino mescolato tredici volte?». Immediatam­ente si gira verso di lei cercando un sorriso d’intesa che non sboccia. Si allontana, passo spedito, coda tra le gambe, come un gatto che ha saltato e fallito l’aggancio.

Lui libera la mano da quella di lei, mescola lo zucchero con il cucchiaino e, senza accorgerse­ne, lo fa per tredici volte. È chiarament­e a disagio. Lei lo guarda cercando di venirgli incontro. È consapevol­e di avergli messo troppa pressione: si è rifugiata da lui e adesso gli parla del figlio, di quanto è bravo con lui il marito, dell’analista che le spiega gli uomini e quindi avrà catalogato pure lui, alla fine è spuntata pure l’ombra ingombrant­e del padre. Che per fortuna non sa niente di questo nuovo uomo della sua vita. Almeno così lei vuol credere, perché se non aveva approvato un marito scultore, non è che in quest’altro vedrebbe più solidità. Vorrebbe farlo sentire coinvolto, suggerire «complicità»,

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