Vanity Fair (Italy)

HENRY CAVILL SPIA ROMANTICA

Non si diventa Superman per caso. HENRY CAVILL ha due passioni: la vita militare e l’egittologi­a. E un mantra: «Per difendere chi amo posso diventare violento». Nel suo ultimo film è un agente speciale molto in forma. Ma come si fa a essere sempre all’alt

- di ENRIC A BROC A RDO

MMi sarebbe piaciuto vivere nel passato, ai tempi degli antichi Egizi, o dei Greci, o di Roma antica, l’epoca dei grandi imperi. E la ragione è che sono un romantico. Poi, però, mi sforzo di essere razionale e penso alla realtà della vita di allora: la maggior parte delle persone moriva giovane. Il faraone Ramses II visse fino a 91 anni, ma casi come il suo erano davvero rari. La verità è che non era un gran bel vivere. Erano tempi pieni di violenza, malattie, brutalità».

A parlare è Henry Cavill. E se vi sembra un inizio di conversazi­one un po’ bizzarro, bisogna che teniate conto di alcuni fattori. Intanto, Cavill è un appassiona­to di egittologi­a. Inoltre, il nostro incontro si è svolto a Roma, sulla terrazza del Grand Hotel Plaza, con una vista a 360 gradi sulla città, rovine comprese. Lo stesso albergo in cui sono state girate alcune scene di Operazione

U.N.C.L.E., in uscita il 2 settembre. Ambientato negli anni Sessanta, il periodo in cui andò in onda la serie Tv alla quale si ispira, il film racconta dell’alleanza improbabil­e fra servizi segreti statuniten­si e sovietici in piena guerra fredda. Da un lato Napoleon Solo, l’americano interpreta­to da Henry Cavill, dall’altro Armie Hammer, nel ruolo del russo Illya Kuryakin. Insieme le due spie devono sconfigger­e una super organizzaz­ione criminale, stile Spectre, con a capo la coppia Vinciguerr­a (Elizabeth Debicki e Luca Calvani). E proprio in compagnia di Calvani, mi racconta Cavill, ha avuto modo di farsi un giro «archeologi­co» per Roma. «Da inguaribil­e romantico, gli ho detto: “Pensa che meraviglia essere stati qui al tempo in cui quelle mura erano intatte”. Mi ha risposto: “Veramente la gran parte di quello che vedi è stato costruito dopo. La vera Roma di allora è sotto i nostri piedi”».

È romantico solo rispetto alla storia? «Oh, no. Lo sono in tutti i sensi. Nei confronti della vita, delle persone, delle donne». Parliamo di queste ultime? «Quando amo una donna ho la sensazione di non fare mai abbastanza per renderla felice. Ciò che desidero più di tutto è vedere qualcosa per strada che mi faccia pensare: “Ecco cosa la renderebbe davvero felice”. E immagino il momento in cui arriverò da lei con quel regalo e l’idea mi riempie di gioia. Così come organizzar­e sorprese, “occasioni speciali” » . Ha in progetto di sposarsi, avere figli? «Spero che accada. Fare bambini non è difficile, ma lo è trovare la persona giusta con cui averli e crescerli. Ancor di più col lavoro che faccio». C’è stato un periodo nella sua vita in cui ha pensato di fare il soldato di profession­e. Che cosa l’affascinav­a della carriera militare? «Penso di essere un soldato dentro. Intanto sono una persona molto “fisica”, come i miei fratelli. Due di loro sono militari ( in

SENSO DEL DOVERE E

TANTA DISCIPLINA.

COSÌ I MOMENTI IN CUI PUOI FARE QUELLO CHE TI PARE TE LI GODI DI PIÙ»

tutto sono cinque, in ordine di età dal più grande: Piers, Nick, lui, Simon e Charlie. I due maggiori sono, rispettiva­mente, nell’esercito e nella marina britannica, ndr), così come lo era anche mio padre. Mi è facile immaginarm­i in quella veste».

Una questione di famiglia, quindi? «Non solo. Alcuni dei miei più cari amici sono stati o sono tuttora nelle Forze speciali. Mi piace quel senso di cameratism­o che li unisce: il rapporto che hanno con i loro compagni, la tristezza nei loro occhi quando parlano di quelli che sono stati uccisi e, al tempo stesso, il conforto che provano sapendo che i loro “fratelli” sono morti da soldati. È per la stessa ragione che amo gli antichi Egizi, Greci e Romani: erano epoche di guerrieri. Non si creano imperi senza eserciti». La violenza implicita in tutto questo non le dà nessun fastidio? «Siamo tutti violenti. È grazie a questa caratteris­tica se la specie umana si è evoluta. Lei ha figli?».

Un cane e un gatto. «Se i suoi animali fossero in pericolo non li difendereb­be? Non attacchere­bbe chi sta cercando di far loro del male? Per fortuna, non mi sono mai trovato nella condizione di dover intervenir­e per proteggere qualcuno al quale voglio bene, ma le garantisco che chiunque toccasse il mio cane finirebbe nei guai». L’Akita che lei ha chiamato Kal-El, il nome kryptonian­o di Superman, e che i suoi fan hanno ribattezza­to Super Puppy. Siete stati paparazzat­i insieme mille volte. «Un cane adorabile. Mi manca, vorrei tanto che fosse qui con me». Tornando alla famiglia, ho visto che recentemen­te si è messo in società con suo fratello minore Charlie. «Sì, abbiamo fondato una compagnia di produzione cinematogr­afica. La Promethean company».

A maggio, quando ci siamo incontrati, Cavill stava ancora lavorando a quello che avrebbe dovuto essere il primo suo film prodotto (oltre che interpreta­to), Stratton, incentrato sulla storia di un agente delle Forze speciali. Ma lo scorso luglio, a pochi giorni dall’inizio delle riprese, ha abbandonat­o il progetto per divergenze creative sulla sceneggiat­ura. «Mio fratello è in marina e, come le ho detto prima, ho molti amici fra i militari: è una storia davvero importante per me e voglio avere la certezza che venga trattata nella maniera giusta», mi aveva ripetuto un paio di volte. A quanto pare, diceva sul serio.

Lo dobbiamo considerar­e un primo passo verso un futuro lontano dai riflettori? «Non direi. Mi piace fare l’attore, essere al centro della storia. Ma al tempo stesso è bello poter dare il mio contributo al processo creativo, ed essere un produttore mi consente di farlo. Vuole dire che se un giorno leggo un libro che mi piace posso decidere: “Facciamone un film”. E, con il mio team, ho l’opportunit­à di trovare il regista giusto, mettere insieme i finanziame­nti necessari. Ovviamente, se il progetto è tuo guadagni anche di più. Molto meglio che essere solo il tizio che racconta la storia e che fa arricchire tutti gli altri intorno. Senza contare che più soldi fai, più film che ti piacciono puoi permettert­i di realizzare». Al primo posto viene il controllo o il denaro? «Al primo posto c’è la creatività, da cui discende maggior controllo. Che è importante perché ho una mia integrità e le mie performanc­e da attore hanno una grande importanza per me. Vorrei ritrovare quello che ho fatto sul set nel film finito, non mi va che qualcuno tagli e cucia le scene trasforman­do il mio lavoro in qualcosa di completame­nte diverso. Quanto al denaro, è meraviglio­so. Nonostante la gente faccia finta che non sia vero». Preferenze su come usarlo? «Mi piace spenderlo. Comprare cose belle per la mia famiglia, le persone che amo, il mio cane. Mi piace pagarmi delle belle vacanze. E sostenere iniziative di beneficenz­a». Se non sbaglio lei sarà Superman fino al 2019. Questo significa che dovrà continuare ad allenarsi per mantenere la stessa forma fisica senza un attimo di tregua per i prossimi anni. «Non mi preoccupa affatto. Come potrei lamentarmi di “dover” continuare a essere Superman ? L’attività fisica mi piace e, quando non lavoro, le garantisco che ho anche il tempo di rilassarmi, senza dover pensare a quello che mangio. Nella mia famiglia siamo tutti “quadrati”. Mia madre è una donna incredibil­mente forte: altrimenti come avrebbe fatto a crescere cinque figli maschi? Sia lei sia mio padre ci hanno cresciuti insegnando­ci il senso del dovere. E, comunque, non sta proprio lì il segreto? Disciplina, disciplina, disciplina. Così i momenti in cui puoi fare quello che ti pare te li godi di più». Ho letto che le è capitato spesso di girare scene ai limiti del dolore fisico. Qual è stata l’esperienza più dura? «In generale, quello che fa soffrire di più è il freddo. Stai girando una scena e, nella finzione, è piena estate. In realtà è inverno, sei in Canada, piove, non hai quasi niente addosso e, ovviamente, non puoi far vedere all’esterno che stai congelando. E sai che il giorno dopo sarà uguale. E ancora e ancora per chissà quanti altri giorni». Strano: mi racconta quanto ha sofferto, ma ha l’espression­e di uno che si è divertito. «Ma certo. È così».

E mi fa uno dei sorrisi più soddisfatt­i, larghi e bianchi che abbia mai visto.

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di Napoleon Solo con Elizabeth Debicki, 25 anni, che interpreta Victoria Vinciguerr­a, dark lady molto sexy
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ALTA TENSIONE Henry Cavill nei panni di Napoleon Solo con Elizabeth Debicki, 25 anni, che interpreta Victoria Vinciguerr­a, dark lady molto sexy del film.

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