Vanity Fair (Italy)

SPAGHETTI MOVIES

Il film di garrone al moma. e mastandrea sogna l’oscar

- Di PAOLA JACOBBI

Matt (Dillon) e Matteo (Garrone) sembrano avere molto in comune e non si tratta solo del nome. A Matt è piaciuto moltissimo Il racconto dei racconti, presentato al MoMA di New York, parte di un gruppo di film prodotti da Rai Cinema che il Museo ha scelto di avere nel suo archivio. Garrone, che ha iniziato come pittore prima che come regista, era più felice di un topo nel formaggio: avere i propri film «esposti» in uno dei musei più prestigios­i del mondo non è da tutti. Alla cena che è seguita, nella Rainbow Room al 65esimo piano del Rockefelle­r Center, Dillon ha detto quanto apprezzi il cinema italiano degli ultimi anni. Come lui la pensano anche Willem Dafoe, che ha dichiarato di aver visto Il racconto dei racconti ben due volte, e Lucila Solá, l’attrice argentina compagna di Al Pacino che è corsa a raccontare all’attore (quella sera in scena a Broadway) che gran film si era perso. Gli americani, comunque, potranno vedere tutti Il racconto dei racconti a febbraio-marzo 2016. Ed è derby tra Garrone e Paolo Sorrentino: proprio nei giorni dell’evento al MoMA usciva nelle sale Usa Youth, accolto da una recensione poco lusinghier­a del New York Times già riscattata da due nomination ai Golden Globes e tre premi agli European Film Awards (vedi pag. 74). A New York c’era anche Valerio Mastandrea, instancabi­le maratoneta al servizio di Non essere cattivo, il film di Claudio Caligari da lui prodotto, candidato italiano nella corsa agli Oscar. Combattend­o una certa insofferen­za per i viaggi aerei, cerca un distributo­re. E c’era anche don Luigi Ciotti, testimonia­l del documentar­io Sono Cosa Nostra di Simone Aleandri, presentato in anteprima nello storico cinema Nitehawk e festeggiat­o con i tonnarelli cacio e pepe dell’Antica Pesa, ristorante romano con sede a Brooklyn e il vino piemontese Damilano. Il film celebra il ventennale (2016) della legge sulla confisca dei beni alle mafie attraverso il racconto di chi questi beni li ha trasformat­i in sedi per attività legali. Insomma: italiani, bravi registi e anche brava gente. Diciamolo, ogni tanto.

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