Il futuro è lo spiedino
Torna MASTERCHEF e i tre giudici storici più la new entry Cannavacciuolo ci parlano a ruota libera di mode culinarie, piatti natalizi e tendenze. Con una previsione
Un’ombra si staglia sulla quinta edizione di Master-Chef: è quella imponente di Antonino Cannavacciuolo. Il raddrizzatore di ristoranti in crisi si aggiunge a Joe Bastianich, Bruno Barbieri e Carlo Cracco come quarto giudice del talent show per cuochi. In attesa del debutto, il 17 dicembre su Sky Uno, abbiamo messo i quattro attorno a un tavolo e li abbiamo fatti parlare di tendenze in cucina, di errori degli chef e di piatti natalizi. Che cosa avete imparato dalle precedenti edizioni? J.B.: «Che per conoscere le capacità di un cuoco non basta il piatto, devi guardare le persone, le loro scarpe, l’orologio, se i denti sono puliti». C.C.: «Le persone vanno giudicate con metri diversi». B.B.: «Non si può barare. La gente è preparata, chi guarda vuole spiegazioni vere, da noi il cibo è un’emozione forte». E Cannavacciuolo, da spettatore? «Che c’è gente brava che va in crisi perché non regge lo stress della competizione». Quali sono gli errori che vi fanno arrabbiare in cucina? A.C.: «La mancanza di curiosità e puntualità». J.B.: «Il vino crudo, la pasta non salata e i pinoli non tostati». B.B.: «Quando hai un curriculum spaziale e non sai pelare una cipolla». C.C.: «La distrazione. Quelli che si tagliano perché non sono concentrati». Qual è la tendenza più interessante del momento? J.B.: «Il futuro è lo spiedino». A.C.: «Il ritorno alla cucina italiana, dopo anni in cui abbiamo preso da tutti, Giappone, Francia, Spagna». B.B.: «Sono d’accordo con Antonino: abbiamo inseguito le mode di Paesi con una storia non all’altezza della nostra». J.B.: «Ribadisco: lo spiedino. Guardate da Eataly: è dappertutto!». Invece, c’è una moda culinaria che vi infastidisce? C.C.: «Tutte: bisogna imparare a mangiare. Troppi parlano ma nessuno capisce». J.B.: «Lo street food. L’idea che tutto sia street food». A.C.: «Che poi a Napoli si è sempre mangiato per strada. ’O per e ’o muss (a base di piede di maiale e muso di vitello, ndr), la pizza fritta, il cuoppo. E le sagre nei paesi. Ma perché chiamarlo street food?». Secondo voi, come cambierà il nostro modo di mangiare nei prossimi anni? C.C.: «Arriverà una cucina più attenta alla salute, meno piacevole ma più sana». A.C.: «La qualità. Ci sono stati anni nei quali la mancanza della mamma o della moglie in cucina ha tolto emozione al cibo, ora si cerca di nuovo la bontà vera». B.B.: «Vero. Si torna a fare la spesa nei mercati e si mangia la roba di stagione». J.B.: «Ma sì, torniamo agli anni ’70, fumiamo, viviamo al naturale, non depiliamoci più!». B.B.: «Bravo Joe! Tutti nudi in spiaggia!». Con questo freddo? A proposito, che cosa mangiate a Natale? C.C.: «Tortellini in brodo, cappone, castagne». B.B.: «Anche io tortellini in brodo». A.C.: «Ma quali tortellini! Spaghetti alle vongole!». J.B.: «Io non mangio, io lavoro».