Vanity Fair (Italy)

Quel molesto di Bolaño

Ritratto del geniale scrittore cileno, sempre più osannato da pubblico e critica. Anche in Italia

- Di GIUSEPPE CULICCHIA

di assassinii e rapimenti è al centro della storia di Benno von Arcimboldi, scrittore che ha fatto perdere le tracce nel deserto di Sonora e a cui quattro critici danno la caccia. Romanzomon­do, fluviale, dispersivo, 2666 resta inafferrab­ile: purtroppo non lo conoscerem­o mai nella sua forma definitiva. In Messico, nella capitale, Roberto Bolaño si trasferì con la famiglia nel 1968 all’età di 15 anni. Figlio di un camionista con trascorsi da pugile e di un’insegnante, Bolaño soffrì di dislessia e fu oggetto di bullismo: sempre chino sui libri, a scuola era piuttosto emarginato. In più di un’intervista, e nel racconto I detective, Bolaño sostenne (pur venendo da più parti messo in dubbio) di essere tornato in Cile nel 1973 per appoggiare con alcuni amici trotskisti il governo riformista di Salvador Allende, e di essere scampato alle torture all’indomani del golpe di Pinochet solo grazie al fatto che due dei poliziotti che lo avevano arrestato, suoi ex compagni di studi, lo avevano fatto scappare. Ossessiona­to dalla Seconda guerra mondiale e dal nazismo, Bolaño ha scritto tra le altre cose il romanzo Il Terzo Reich ( 3), anch’esso uscito postumo nel 2010: protagonis­ta Udo Berger, giovane tedesco che ha costruito la sua fortuna creando un gioco di ruolo ambientato durante il conflitto conclusosi nel 1945 con la sconfitta dell’Asse. Bolaño leggeva libri di storia militare e biografie di generali, e passava ore e ore a giocare a war game come World in Flames ( 1) o Ascesa e caduta del Terzo Reich. Non tollerava di perdere, nemmeno quando sfidava il figlio dell’amico García Porta. E giocando, si divertiva a (ri)scrivere la Storia. Tornato in Messico nel 1974 passando per El Salvador, dove sostenne di avere incontrato il poeta Roque Dalton e conosciuto i guerriglie­ri del Fmln, il partito che negli anni ’80 si oppose alla dittatura militare, altro episodio che ha sollevato più di un dubbio, Bolaño cominciò a frequentar­e reading e presentazi­oni di libri, risultando alquanto molesto: viveva nello stile dei beatnik scrivendo poesie d’avanguardi­a all’interno del movimento infrareali­sta, detestava l’establishm­ent letterario e il poeta Octavio Paz e amava provocare. Avrebbe continuato a farlo se con la paternità non avesse cominciato a sentire la responsabi­lità economica nei confronti della famiglia. Fu così che iniziò a scrivere narrativa: per il futuro dei suoi figli, e la gioia di tutti noi. Dimenticav­o: io ho letto Bolaño grazie a uno scrittore che me lo aveva consigliat­o, Luca Rastello, autore tra le altre cose di un romanzo straordina­rio, Piove all’insù ( 4), che sarebbe piaciuto a Bolaño. Ora che come Bolaño è morto anche lui, questo è un modo per ricordare Luca. E ringraziar­lo. Roberto Bolaño nacque a Santiago del Cile nel 1953 e morì a Barcellona nel 2003. Notturno cileno, uscito ora per Adelphi, venne pubblicato nel 2000. oberto Bolaño, di cui Adelphi ha appena pubblicato Notturno cileno, storia di un ambiguo e delirante ex membro dell’Opus Dei complice del regime di Pinochet, a cui sostiene di aver dato lezioni di marxismo, aveva 50 anni quando nel 2003 morì a Barcellona mentre lavorava alla prima stesura di 2666 ( 2), suo capolavoro assoluto e summa di tutte le sue ossessioni. Nelle sue intenzioni – sapeva di dover morire ed era preoccupat­o per il futuro dei figli avuti negli anni Novanta dalla donna sposata all’indomani del suo arrivo in Spagna nel 1977 – lo si sarebbe dovuto pubblicare in cinque, forse sei volumi separati, ma la volontà dell’autore cileno venne disattesa dall’editore. Alle varie parti di 2666, ambientate in Messico in una località chiamata Santa Teresa che in realtà è Ciudad Juárez, luogo al centro della guerra tra i cartelli della droga dove diverse centinaia di donne sono state uccise o sono sparite, Bolaño lavorò per cinque anni. All’epoca, la città messicana era la più violenta del mondo, e l’interminab­ile serie

NOTTURNO

CILENO

di Roberto Bolaño

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