Vanity Fair (Italy)

PAPÀ, ANDIAMO A CAMMINARE

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Ho un grande papà. Lo so, messa così può essere letta come una frase paracula, ma il tempo che passa ti regala quella lucidità e quella capacità di scavallare e non sentire più imbarazzo e dire ad alta voce quello che pensi. Anche lui è cambiato molto. Anni fa non provava nessun tipo di desiderio nell’essere festeggiat­o, oggi vive per quello. Chiede regali, sostenendo che lui nel tempo me ne ha fatti anche troppi, e che ora tocca a me. Mi piace questo schema, lo trovo tenero, addirittur­a giusto, se non fosse che non si dà alcun limite di budget. Ma è una fase dove il mondo si illumina di «padri». Il mio amico Thomas ha fatto due gli nel giro di un anno e mezzo, altri amici ormai sono al quarto o giù di lì. Francesco Facchinett­i ne fa uno l’anno (anzi ne appro tto per fargli gli auguri) e onestament­e mi ritrovo nel ruolo di quelli che, quando si siedono intorno a un tavolo, incomincia­no a sentirsi tagliati fuori dalle chiacchier­e. Un po’ come quando sei l’unico danzato e tutti gli altri, single, fanno in modo di farti sentire « un estraneo» , oppure il contrario. Insomma, sono entrato nella categoria degli «emarginati a tavola». Ma torniamo a mio padre. Da qualche anno, abbiamo preso l’abitudine, nel senso che è stato un suo «ordine» che poi si è trasformat­o in rituale, di prendere e camminare per fare «il punto della vita». Lo facciamo alla festa del papà e a Natale. Sempre, non si scappa! Passeggiat­e, interminab­ili camminate, verso mete a me sconosciut­e, senza sosta, senza cellulari, senza orologio, senza tempo. Il problema è sempre il ritorno. Una volta che ti sei aggiornato su tutto, hai sviscerato ogni singolo argomento legato alla tua vita, ti senti svuotato. Ma lì, una volta in cui lui dice «basta», ognuno torna a casa come vuole. Immaginate la scena. «Ok, allora io vado», dice lui. «Ok papà, vado anche io», dico io. «Ci vediamo», dice lui. «Ci vediamo», dico io. Un po’ surreale, perché a quel punto ritorna quel classico imbarazzo tra maschi che non passa mai. Gli abbracci sono quando nessuno dei due se lo aspetta. Sempre. Tutto questo per dire che prima o poi toccherà anche a me e onestament­e, ne sono sicuro, camminerò, e poi lo rifarò anche io, chiedendo doni, attenzioni e quant’altro, perché farò in modo di meritarmel­o. Buona festa del papà a tutti.

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