Vanity Fair (Italy)

LA RINASCITA DI MICHELE BRAVI

X Factor, Dopo la vittoria a MICHELE BRAVI se l’è sentito dire dai suoi (ex) discogra ici. Da lì, la crisi. Oggi che è rinato, spiega perché certe cose fanno male. E che c’è un tempo per tutto. Anche per raccontare altre verità

- di SAR A FAILL ACI

Settembre 2014. Michele Bravi entra in una riunione con la sua casa discogra ca. Porta con sé nuove canzoni, ma l’incontro non va come dovrebbe: in Sony gli dicono che il suo primo album, A piccoli passi, è un op. Lui è confuso, in crisi, si mette a piangere. A quel punto arriva la frase: «Michele, non piangere, accetta che sei morto, sei nito». Il cantante si alza, va a casa. Non uscirà per tre mesi. Michele Bravi oggi è davanti a me. Sorride. Il suo nuovo disco, I Hate Music («Odio la musica»), uscito lo scorso ottobre, è stato per tre settimane nella top 10 dei dischi più venduti (oltre 18 mila copie) e i suoi concerti sono sold- out. In un video che ha pubblicato poche settimane fa sul suo canale YouTube, ha raccontato per la prima volta quello che ha passato negli ultimi due anni: il successo dopo aver vinto X Factor nel 2013, le mille proposte arrivate da cantanti e autori famosi, la pressione e le insidie del mercato discogra co («Mi sono a dato a persone che hanno sparso le loro taniche di benzina sulla mia vita e hanno dato fuoco a tutto»), il crollo dopo quelle parole: «Sei morto». Racconta: «Avevo 18 anni quando ho vinto il talent, arrivavo da un posto piccolo, Città di Castello, ero completame­nte impreparat­o al dopo». Eppure quando l’ho intervista­ta, subito dopo la vittoria a X Factor, sembrava molto saggio e maturo per la sua età. «Vero. Ma dietro a tante belle parole ero pur sempre un ragazzino, che forse non doveva prendersi così sul serio». Vorrebbe non aver vinto X Factor? «Non rinnego il talent: è servito a farmi conoscere ed è stata una bellissima esperienza. È stata la gestione del dopo a essere complessa. Tiziano Ferro ti scrive una canzone, Giorgia vuole duettare con te, io ero lusingato. Ma la verità è che dovevo trovare ancora una mia identità artistica, e nessuno mi ha aiutato. E se il tuo capo ti dice “sei - nito, sei morto”, e tu hai 20 anni, è come per un bambino sentire dalla mamma che il suo disegno fa schifo. Ci credi. Ho rimesso in discussion­e tutto, anche la musica». Ha detto che non è uscito di casa per tre mesi. La sua famiglia non l’ha aiutata? «Dopo la vittoria mi avevano detto: se vuoi andare vai, ma noi non abbiamo i mezzi per aiutarti perché non conosciamo quel mondo, è troppo diverso dal nostro. Era di cile per me chiedere aiuto a loro». Non si sono accorti che stava male? «Sì, ma sapevano anche che dovevo rialzarmi da solo. Quando vivi in un posto piccolo sai che tuo glio, se vuole combinare qualcosa, dovrà andare fuori casa presto. Per questo mi hanno dato sempre grande libertà. A 17 anni sono partito per l’America dicendo che andavo con la scuola: arrivato a Los Angeles, li ho chiamati e gli ho detto che ero solo. Mi hanno risposto: se stai male torna a casa, se no vedi di cavartela. Ci sono rimasto cinque mesi. Questo tipo di esperienze mi sono servite per ricostruir­mi dopo questa caduta». Come ci è riuscito? «Grazie all’analisi ho ridimensio­nato il senso di scon tta: dovevo scindere il successo di un prodotto commercial­e dalla mia persona. Ho capito anche che dovevo vivere con più leggerezza, e infatti sono andato a vivere con un coinquilin­o: se sei solo la sera è più facile rimuginare. Decisiva però è stata una frase di un mio amico: “Sembra che tu odi la musica”. Ho capito che mi ero privato della musica, e che mi mancava». Con Tiziano Ferro ha parlato del suo malessere? «Nel periodo in cui stavo peggio, purtroppo, lui era in tour. Tiziano è un esempio: si è a ermato da solo, con un primo disco di cile da capire per il mercato, e non ha avuto bisogno degli altri per credere in se stesso. Ma anche i suoi consigli sono stati preziosi: mi ha detto che non dovevo pensare di essere in credito con il mondo, di smetterla di piangermi addosso, di agire». È lui che le ha consigliat­o di diventare uno youtuber? «No, ma mi sono ricordato di un suo sms, arrivato la prima volta che ho cantato la sua canzone al talent, in cui mi ringraziav­a anche per la “bella presentazi­one”, il lmato in onda prima dell’esibizione. In e etti quando c’era quel video prendevo più voti: apparivo più sincero. Quindi nel gennaio del 2015, non avendo più niente da perdere, ho deciso di aprire un canale su YouTube. Nei primi video si vedeva che stavo male. Ma la gente mi seguiva, tante persone hanno iniziato a scrivermi». Sono state loro a chiederle di tornare a cantare? «Molti non sapevano nemmeno che avessi vinto X Factor. Ho scritto di nuovo delle canzoni perché la musica resta il mio mezzo per comunicare. Pensavo di produrle con un’etichetta indipenden­te – con la Sony ci eravamo separati consensual­mente – però la Universal, dopo un concerto, mi ha o erto un contratto. Gli ho risposto di no, non ce l’avrei fatta ad avere di nuovo condiziona­menti, ma loro mi hanno lasciato libero e così ho accettato». Perché si è sfogato adesso? «Dovevo delle spiegazion­i a chi mi ha visto stare male». È sempre single? «Ormai ci scherzo su e dico che mi sono danzato con il mio cane. La verità è che devo imparare ad amare ancora me stesso prima di a darmi a qualcuno». Sembra un po’ confuso anche sul suo orientamen­to sessuale. Le dà fastidio quando le chiedono se è gay? «Assolutame­nte no, ma sono fortunato perché ho un pubblico rispettoso. Ci sono cose che per ora tengo per me: nché non sei pronto a raccontare una cosa, e nel modo che senti giusto, è meglio non parlarne. Ma, come per il mio video “sfogo”, arriverà il momento anche per quello».

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 ??  ?? IL RITORNO Michele Bravi, 21 anni. Nel 2013 ha vinto X Factor. Il suo ultimo album, I Hate Music, è stato per 3 settimane nella top 10 dei dischi più venduti.
IL RITORNO Michele Bravi, 21 anni. Nel 2013 ha vinto X Factor. Il suo ultimo album, I Hate Music, è stato per 3 settimane nella top 10 dei dischi più venduti.
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