Full immersion
Tinozze, piscine, vasche: per JACOPO FOGGINI l’importante è cominciare la giornata con un lungo, produttivo ammollo. Perché in acqua nascono i progetti migliori
L’Jacopo Foggini, 49 anni. Il designer di origini torinesi collabora, tra gli altri, con Edra. ultima, delle invenzioni battezzate con un nome di donna, si chiama Ines. Sottile, inquieta e così diversa dal solito, la lampada in policarbonato presentata al Salone del Mobile per Edra si slancia verso l’alto, con un antropomorfo fuori scala che immediatamente riporta all’immaginario di Jacopo Foggini. A quella resina termoplastica, il metacrilato destinato ai fari delle automobili, convertita in arte: come ingrediente base di un tentacolare e cromatico design. Enormi lampadari, sedute luminescenti, scenografie, tavoli e sipari compongono un mondo funzionale ma altrettanto emozionale, che non si concede in modo definitivo allo sguardo, come quando si osservano le nuvole. C’è un lavoro di mani, dietro le cascate di luce, tra i nodi delle sedute e nei moduli intersecati, che sa creare un movimento inafferrabile, come può esserlo quello di una goccia d’acqua. Infatti. È stata proprio una goccia di metacrilato che ha ipnotizzato lo sguardo di Foggini bambino, intrufolato nel capannone industriale e paralizzato davanti alle macchine che facevano paura, con quell’aria da mostri meccanici, e però quella goccia che sembrava cadere da un enorme naso immaginario: la scena madre in cui c’è già tutto, fantasia e fuori scala, il metacrilato e la sua conversione. Nelle mobili – pur se immobili – scenografie plastiche che fanno venire in mente il mito greco di Proteo, l’oracolo capace di cambiare forma in ogni momento. Foggini ama il polpo, animale a cui il movimento non manca, e soprattutto quel Proteo che ci viene in mente era figlio di Oceano: il designer considera l’acqua, se non del mare quantomeno di una vasca, il suo altare di pensiero. Ovunque si trovi, la sua giornata comincia immersa, nei progetti e nel liquido che li culla: «Spesso le idee arrivano in quel momento». Il momento è compreso di agenda, libri e foglie d’insalata su cui torneremo, laboratorio decisionale con bagnoschiuma Vidal che dura anche più di un’ora: «Nella vasca penso alla giornata, a cosa devo fare. I post-it sul bordo a volte volano in acqua e i desideri svaniscono». Non è grave, la tinozza per Foggini è un luogo creativo e spirituale, in cui recitare una preghiera mantra, inventata da lui, che si rivolge alla mamma di tutte le mamme: «Ci chiacchiero, aiuta». Ha già fatto la prima colazione, il designer in immersione? «Mangio soprattutto di notte e a merenda». Proteiforme anche l’approccio alla quotidianità, tramutata in un personale jet lag, soprattutto alimentare. Jacopo si nutre, non solamente ma molto volentieri, nei due pasti che interrompono il suo sonno: «Mi sveglio con un desiderio irrefrenabile, come un automa raggiungo il cicorino in cucina e il mio condimento segreto, che piace a tutti». Si sa solo che l’olio arriva dall’Umbria e che l’aceto è fatto da lui, con una madre che ha parecchi anni. Il resto è mistero, come il suo tornare tra i sogni, che s’interromperanno per un secondo pasto vegetale, poi una nuova giornata, che comincia in acqua. Al mare ci si tuffa, in campagna ci si butta nel gelo della piscina e ci si riscalda per un’ora nella vasca da bagno all’interno, in città vasca e basta. In caso di doccia? «Tutto il giorno sono più nervoso». Il passaggio dallo stato liquido a quello reale come funziona? «M’imbosco il più possibile dalle interferenze. Non ho nemmeno il computer, solo quello d’ufficio». In trasferta, immaginiamo ci sia invece soprattutto la speranza di una vasca: «Porto anche il condimento per l’insalata e a volte le padelle, non mi fido di quelle altrui».