Vanity Fair (Italy)

Techno vuol dire libertà

Arrivano i MODERAT, trio elettronic­o che compone nel caos, odia i suoni ripetuti e ama Berlino per la sua scena gay-creativa

- Di FERDINANDO COTUGNO

ra il 2002 quando il musicista techno Apparat (Sascha Ring) si univa al duo Modeselekt­or (Gernot Bronsert e Sebastian Szary) e nascevano i Moderat. Sembrava un progetto destinato agli adepti dell’undergroun­d di Berlino e invece questo trio di tedeschi è diventato uno dei gruppi elettronic­i più interessan­ti e seguiti al mondo. Ad aprile è uscito il nuovo album, III, e i Moderat saranno in Italia per tre date (28 aprile a Milano, 29 a Roma, entrambe sold out, e poi 14 giugno a Torino). Al telefono risponde Gernot Bronsert, esausto dopo una sessione prove: «Fare parte dei Moderat è sempre stata una sofferenza», dice, «perché siamo tutti maniacali. Ma finalmente ci sentiamo più vicini a quello che anni fa avevamo immaginato come i Moderat, alla nostra idea di fondo». Mi parli di questa «idea Moderat». Vi sta conducendo verso il pop, o sbaglio? «Pop è una parola cattiva. Pop è ripetizion­e. Noi vogliamo che non ci sia mai un singolo suono ripetuto due volte in un nostro album. Abbiamo il terrore di annoiarci di noi stessi».

ECome nascono le vostre canzoni? «Nel caos, che è una forma di ordine, solo molto più faticosa. Per mesi raccogliam­o idee sonore e le linee vocali create da Sascha, accumuliam­o un’enormità di suoni. Poi c’è la fase di ricerca: trovare l’ago nel pagliaio, mettere in ordine i suoni e comporre». Esiste ancora una scena techno, come quella da cui siete nati? «La techno è un pipistrell­o che non si riesce mai a uccidere. Ma oggi nelle discoteche è un continuo revival». Quindi è diventata noiosa? «Quello mai, perché la techno va oltre la musica, è uno stile di vita, è libertà, ed è stata anche la techno a fare di Berlino quello che è oggi». E Berlino quanto è cambiata? Non è più quella degli anni Novanta in cui ha cominciato a fare musica. «È molto cambiata: più cara, più ricca, vibrante, ma anche internazio­nale, colorata, con la migliore scena gay d’Europa. E dove c’è una grande scena gay ci saranno sempre libertà e creatività».

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