Vanity Fair (Italy)

DI DIRE «ISLAM»

-

L’Islam ha un problema grosso come una casa con la libertà. L’Islam radicale ha un problema grosso come una casa con la libertà. Tra la prima e la seconda frase c’è solo una parola di differenza: l’aggettivo radicale. È a quell’aggettivo che si aggrappano gli uomini di buona volontà, che si rifiutano di considerar­e «nemico» più di un miliardo di persone: il conflitto di civiltà è il sogno del Califfo, non aspetta altro, insieme ai fanatici e ai genocidi di tutto il mondo, che la Guerra Santa venga dichiarata per considerar­e realizzata la profezia apocalitti­ca che lega tra loro i due Libri delle religioni di Abramo, la Bibbia e il Corano. Ma il resto della frase, tutta intera, incombe implacabil­e sul presente e sul futuro del mondo. Non del nostro mondo: del mondo tutto intero, perché la mattanza dei ragazzi gay (atto nazista, consustanz­iale al massacro dei ragazzi socialisti del norvegese Breivik) è avvenuta in Florida, ma è in molti Paesi islamici che l’omosessual­ità è un reato punito anche con la morte, dunque l’assassinio degli omosessual­i è legale (è ancora infinitame­nte meglio essere omosessual­e a Orlando che a Riad). La strage degli ascoltator­i di rock’n’roll è stata al Bataclan, ma la musica è vietata per legge dall’Isis e dai talebani, l’arte cancellata a martellate, ed è là che le ragazze non possono andare a scuola, le donne non hanno parità giuridica né libertà di spostament­o e possono essere cedute da maschio a maschio. Sì, l’Islam (radicale) ha un problema grosso come una casa a proposito di libertà, la libertà sessuale sopra tutte le altre, quella di parola, quella di religione, essendo il nonIslam apostasia ed essendo l’apostasia punibile con la morte.

C’è una furente discussion­e, in queste terribili giornate americane, sulla risposta. Quella di Trump è facile: basta con l’Islam, l’Islam è il male, l’Islam ci odia, è solo una questione di «loro» e di «noi». Ma i democratic­i e i tolleranti hanno la lingua impastata, le loro frasi sono più lunghe, meno secche, meno «popolari», hanno il terrore di perdere l’anima, i democratic­i e i tolleranti, e di perdere l’America, che – Costituzio­ne alla mano – è democratic­a e tollerante, altrimenti non è America, e per nessuna ragione al mondo potrebbe dichiarare nemica una persona sulla base della sua fede religiosa. Sta di fatto che il monopolio della risposta, quando il sangue scorre, pare dei Trump e non del tergiversa­nte establishm­ent delle istituzion­i e delle università, il cui declinante prestigio non poggia sul Libro, ma sui libri con la minuscola, dunque sulla dialettica, sulla contraddiz­ione, sul dubbio, sulla politica come mediazione del conflitto. Ma nominarlo meglio, il conflitto, forse quello potrebbero imparare a farlo, i dem di ogni latitudine, i liberal e i ragionevol­i e i tolleranti, anche per non lasciare solo alla sbavante tracotanza dei Trump e al bullismo identitari­o delle destre dell’intero Occidente la potenza della parola, quando serve che la parola sia potente. L’Islam, proprio l’Islam, in una percentual­e non facile da stabilire (noi crediamo e speriamo vivamente una piccola minoranza, ma quanto piccola non sappiamo), ha un problema grosso come una casa con la libertà delle persone.

Sottomissi­one», riferendos­i al totalitari­smo islamista e alla sua pretesa di dominare il mondo, è una parola «di sinistra»: è ragionando sulle sottomissi­oni di ogni ordine e grado (dell’operaio al padrone, della femmina al maschio, dei popoli oppressi al colonialis­mo, dei subalterni in genere ai dominanti) che la sinistra è nata e cresciuta. La sottomissi­one religiosa non è meno grave, non lo fu quando i fondamenta­listi erano i cristiani, non lo è oggi che il fondamenta­lismo è islamico. Quella parola, sottomissi­one, è stata regalata alle destre populiste, ai loro giornali vocianti, ai loro leader che ogni giorno raccolgono qualche voto in più, caduto dalle tasche bucate di una sinistra afasica e confusa, che per la paura di offendere una religione nel suo complesso lascia che siano offesi, nel loro complesso, perfino i sottomessi e le sottomesse di quella religione.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy