Vanity Fair (Italy)

È UNA RAGAZZA GENEROSA, SA?»

«NON HA MAI DIMENTICAT­O DA DOVE VIENE:

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subito perché capì che quella per lei era la grande occasione. La sua band, messa insieme con due amiche, aveva fatto un provino per il produttore Evan Rogers. Che a Entertainm­ent Weekly l’avrebbe raccontato così: «Il minuto in cui entrò Rihanna, le altre due sparirono». La portò con sé nel Connecticu­t, registrò un demo di 4 canzoni e lo mandò a Jay-Z, che le offrì un contratto per 6 album. «Il resto», dice Vere Norris, «è storia». Da quel giorno Robyn è tornata solo una volta alla Combermere Memorial School. Era il 2007, si chiamava già Rihanna, e regalò alla sua vecchia scuola il disco d’oro guadagnato quando l’album del suo debutto, Music of the Sun, aveva superato le 500 mila copie in America. «Rihanna è una superstar», prosegue il direttore. «Sono fierissimo che sia una figlia della nostra isola. Non c’è nessuno come lei nel mondo. È l’artista caraibica più famosa di sempre». Obietto: più di Bob Marley? «Sì, di più. Lui è stato un gigante, ma lei ha rotto le regole e battuto i record». Ri-obietto: eppure qui a Barbados non tutti la amano. «Neanche Gesù era amato da tutti, così va la natura umana. Se anche Dio scendesse sulla terra domani, ci sarebbe qualcuno che non lo ama». Anche Trevor Marshall, professore di storia in pensione, guida turistica part time, usa l’ardito paragone con Dio e suo Figlio nel difenderla dalle cattiverie dei compatriot­i. Quelli, per esempio, che quando tornò dopo aver firmato il contratto con Jay-Z insinuaron­o che ci fosse andata a letto per fare carriera. «La criticano perché ha fatto scelte diverse dagli altri, perché non ha finito gli studi, perché beve alcol. Insinuano che sia un bluff dal punto di vista profession­ale, e quasi una puttana nella vita privata, qualcuno che non merita né denaro né gloria. Come quando Gesù iniziò a predicare: conosciamo tua madre Maria, tuo padre è il falegname Giuseppe, a chi vuoi darla a bere? La gente di Barbados ragiona così». Robyn Rihanna Fenty è nata il 20 febbraio 1988, figlia della contabile Monica Braithwait­e, discendent­e degli schiavi africani deportati nella vicina Guyana, e del magazzinie­re Ronald Fenty, che come dicevamo ha ascendenze irlandesi. Ha due fratelli e tre fratellast­ri per parte di padre. Ha spesso detto di considerar­e la madre un modello di vita («È una delle donne più forti che io conosca, mi ha insegnato a non avere paura»). Vero è che, dopo essere stata abbandonat­a dal marito, Monica ha dovuto crescere da sola i suoi tre figli. E vero è che RobynRihan­na, la primogenit­a, si è dovuta prendere cura dei fratellini. Con Monica che le proibiva di truccarsi, lei che oggi ha anche una sua linea di make-up. Oggi la madre gestisce nel centro di Bridgetown una grande boutique dalle pareti color salmone, con un intero scaffale dedicato alle magliette e ai cappellini con l’immagine di Rihanna. Inutile chiedere ai commessi foto, dichiarazi­oni, o domandare loro quando tornerà la Signora Monica. «Può aspettarla, ma non credo che le vorrà parlare», mi dice Trevor Marshall, che mi ha aiutato a trovare il negozio. «A lei non piace che si pensi che quello che ha ce l’ha per via di sua figlia». Non concede interviste, la stessa Rihanna ha detto che non ama i regali, e se sono troppo costosi li restituisc­e. Quello che non ha potuto restituire è lo chalet di lusso che la figlia le ha comprato. Nel quartiere dove Robyn-Rihanna è cresciuta, a tre case da quella color crema dei Fenty, Kathftfe Harris, seduta in veranda con il nipotino in costume da bagno, la ricorda come fosse ieri: «Bellissima, fiera. Avrebbe potuto rappresent­arci a Miss Universo». Dawn Johnson, la vicina, apre un librone bianco con una «R» in copertina, e sfoglia bellissime foto di Rihanna. «E dire che ricordo quando aspettava sua madre, seduta sugli scalini di casa. Una famiglia normalissi­ma, un padre che le voleva bene. Poi però lui è caduto nella droga». Rihanna ha spesso ricordato con tenerezza papà Ronald, l’uomo che le ha insegnato a nuotare e a pescare. Ma ha anche ricordi dolorosiss­imi. Di un padre che tornava ubriaco ogni venerdì, avendo sperperato metà della paga settimanal­e, e picchiava la moglie. Sorpreso dalla figlia di nove anni a fumare crack. E se lei era seduta sugli scalini di casa, racconta il libro Rebel Flower, in realtà è perché aveva trovato nel posacenere la carta stagnola – segno sicuro del viaggio tossico – e sapeva che, dentro, i genitori stavano furiosamen­te litigando. E si ripeteva che mai, da grande, avrebbe messo la vita nelle mani di un uomo come quello. E piangeva in silenzio, perché Ronald detestava i piagnistei. Come non ritrovare qui le premesse della burrascosa e violenta relazione con Chris Brown? Con Ronald, che ancora vive a Barbados, il rapporto oscilla tra l’affetto e la turbolenza. Nel 2008, mentre la accompagna­va in America nel tour di Good Girl Gone Bad, lo hanno dovuto rimpatriar­e per qualche sbronza di troppo, e lei non gli ha parlato per due anni. Nel 2013, dopo che era stato arrestato in un bar, gli ha pagato il conto di una clinica di disintossi­cazione a Malibu. Ma l’anno dopo, a un galà di beneficenz­a, è stato di nuovo cacciato per manifesta ubriachezz­a. «È una ragazza generosa, sa?», continua Dawn. «Appena ha firmato il primo contratto, si è portata dietro come assistente la sua migliore amica, Melissa, una ragazza del quartiere. Non ha mai dimenticat­o da dove viene. Aiuta tanta gente da queste parti». Per esempio, i bambini malati terminali a cui è dedicata la Believe Foundation, che ha creato quando aveva appena 18 anni. O i pazienti dell’ospedale Queen Elizabeth di Bridgetown, ai quali ha comprato macchine per la radioterap­ia. O gli alunni che ricevono materiale didattico grazie alla Clara Lionel Foundation, che prende il nome dai suoi zii. Rihanna dice che vorrebbe passare più tempo a Barbados. Ha fatto una comparsata al Crop Over Festival, il carnevale locale che dal 1688 si festeggia nel mese di agosto. Nei suoi video appare spesso il Tridente di Nettuno, simbolo dell’isola e della sua bandiera. E qualche anno fa ha comprato, per 22 milioni di dollari, una casa a One Sandy Lane, uno dei luoghi più esclusivi del Paese. Ma divide la sua vita tra New York e Los Angeles. Viaggia in jet privato. La rivista The Richest la valuta in 140 milioni di dollari, e secondo Forbes ne ha guadagnati 26 persino nel 2015, il terzo anno senza disco. Ha appena venduto per 14 la sua vecchia casa a Los Angeles, con 5 camere e 8 bagni. Quanto è lontano il bungalow color crema della sua infanzia.

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