IL MIGLIOR AMICO del TERRORISTA
Da Dacca a Charlie Hebdo, dal Bataclan a Istanbul. Dove c’è una strage, c’è lui: il KALASHNIKOV
uesto è il mio fucile. Ce ne sono tanti come lui, ma questo è il mio». L’Ak-47 è il migliore amico dei terroristi dello Stato islamico, come l’M14 lo era dei marines di Full Metal Jacket che prima di andare a dormire gli dedicavano «il credo del fuciliere». Gli uomini del commando che ha fatto strage di italiani a Dacca ne imbracciavano uno nelle foto pubblicate dall’Isis dopo la tragedia, anche se poi per spargere sangue hanno usato il machete (la stessa arma con cui in Bangladesh era stato massacrato ad aprile il professore universitario Rezaul Karim Siddique, accusato dai jihadisti di proselitismo ateo). Dalla strage di Charlie Hebdo a quella del Bataclan, dall’attentato all’aeroporto Zaventem di Bruxelles a quello all’Ataturk di Istanbul, il kalashnikov è sempre presente. I fratelli Kouachi, autori della carne cina nella redazione di Charlie Hebdo, erano tutto rap e Ak. È stato un kalashnikov ad aprire il fuoco quando a Copenhagen nel febbraio del 2015 Omar Abdel Hamid El-Hussein ha preso d’assalto il centro culturale della città e poi la zona antistante la sinagoga. I kalashnikov sono entrati in azione l’estate scorsa anche a Sousse, in Tunisia, facendo strage di turisti in spiaggia. Pure Salah Abdeslam ne imbracciava uno per le strade di Parigi. Ora, dopo l’attentato all’aeroporto di Bruxelles e la strage di Dacca, se ne riparla. Ma da dove arrivano gli Ak che oggi niscono in mano alle cellule jihadiste in Europa? Esistono almeno 200 tipi di fucili d’assalto Ak. Il primo modello di Ak-47, progettato dal generale sovietico Mikhail Kalashnikov, è stato fornito all’esercito sovietico nel 1949. Spara 600 colpi al minuto e ha una gittata di circa 400 metri. Ed è talmente facile da usare che persino i bambini arruolati dall’Isis sanno come adoperarlo. Si stima che nel mondo vi sarebbero circa 200 milioni di kalashnikov, uno ogni 35 abitanti. Kalashnikov Concern, il Gruppo nato nel 2014 dalle ceneri della fabbrica di armi Izhmash, che dopo aver accumulato più di 130 milioni di euro di debiti aveva dichiarato bancarotta, oggi è il più grande costruttore di fucili d’assalto al mondo. Controllato al 51% dall’azienda statale russa Rostec, ha raddoppiato la produzione e ora sforna un milione di Ak nuovi all’anno. A causa però delle sanzioni in itte alla Russia i ricavi risultano in calo: le esportazioni verso Europa, Stati Uniti e Canada pesano per il 70% sul fatturato del Gruppo. E così, per tentare di attutire le perdite, i vertici hanno annunciato che dopo l’estate apriranno una sessantina di negozi in tutta la Russia destinati esclusivamente alla vendita di capi d’abbigliamento e accessori con il marchio del Gruppo. Negli Stati Uniti invece gli Ak vengono prodotti da Kalashnikov Usa, che no a prima delle sanzioni si limitava a importarli dalla Russia. Indovinate dove vengono fabbricati? A Pompano Beach, in Florida, a due ore di auto da Orlando, la città colpita al cuore dall’attentato al Pulse.
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