Vanity Fair (Italy)

LA COSCIENZA

DEGLI ALTRI

-

Leggo, nel giro di due ore, la notizia di un disegno di legge per l’obiezione di coscienza dei farmacisti che dia loro la possibilit­à di ri utarsi di vendere medicine abortive, anche se prescritte da un medico; e poi la lettera di ProVita che garantisce pieno sostegno giuridico ai sindaci che hanno, invano, chiesto al Parlamento l’obiezione di coscienza per la legge sulle unioni omosessual­i.

Evengo assalito dal primo dubbio: è la giornata mondiale dell’obiezione di coscienza o il 1° aprile? Ma fa troppo caldo per essere aprile, e troppo poco per dar la colpa al sole di queste uscite balzane. Ora, lungi da me indagare la coscienza di alcuno, mi basta la mia; però mi chiedo: da quando l’obiezione di coscienza è diventata uno strumento per imporre il proprio credo a discapito e danneggiam­ento degli altri, i quali altri si comportano secondo la legge?

Se queste fossero posizioni estemporan­ee, rispondere­i: occhio ad avanzare proposte di obiezione perché, in questi tempi di perdita della fede, nuovi idoli sono in agguato e non sai mai di che religione sono le persone che incontri. Da «mi ri uto di sposare due uomini» è un attimo passare a «Ah no, se lei ha un Mac io la bra non gliela installo. Io sono Pc dalla nascita: il mouse con un solo tasto è contronatu­ra», oppure «Se lei è juventino sul mio taxi non sale. Prenda una Fiat», no ad arrivare alla commessa vegana che avrà tutto il diritto di ri utarsi di a ettare due etti di crudo:

FV«Ho messo un chilo di pinoli, lascio?». Ma purtroppo si tratta di tutt’altro: questa è una strategia di sabotaggio, nella speranza di far desistere dall’interruzio­ne di gravidanza chi, magari faticosame­nte, ha deciso che quella sia la scelta migliore, o credendo così di minare la felicità degli omosessual­i. orse la coscienza del singolo si deve fermare dove comincia la coscienza dell’altro, che, se è dalla parte della legge tanto quanto te, ha diritto non solo di vivere, ma anche di non dover subire il tuo giudizio non richiesto e lo spaccio di una morale soggettiva. oglio ricordare che l’obiezione di coscienza è una cosa seria. I primi che la attuarono erano così profondame­nte convinti, che furono disposti ad andare in galera per difendere le proprie idee, e molti ci nirono. Ora, io non mi auguro che i farmacisti niscano dietro le sbarre, ma se davvero tu che sei disposto a vendere qualunque medicinale a qualunque prezzo non riesci a dormire la notte nel terrore che una donna ti chieda la pillola del giorno dopo, be’, gradirei che valutassi almeno l’idea di cambiare lavoro, che mi pare accettabil­e come contropart­ita di una battaglia di coscienza che solitament­e prevede il carcere. Anche perché mi sembra troppo facile fare i coscienzio­si con la vita degli altri.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy