LASCIATEMI INDAGARE CON LE CHIAPPE AL VENTO
Nella serie di cui è protagonista, PAUL GIAMATTI è un procuratore severissimo che crede nel «giorno del giudizio». A casa, però, il castigo (con frusta) lo lascia a lei
Nella prima scena della prima puntata di Billions, Paul Giamatti è in mutande, legato, e semi-imbavagliato: può giusto mugolare «Sì» in risposta alla tizia dagli stivali appuntiti che gli chiede «Hai bisogno d’essere castigato, vero?». La cosa più urgente da fare – castighi a parte – è stabilire cosa sia Billions. Una storia in cui nulla è come sembra: quello legato come un salame è Chuck Rhoades, il severissimo procuratore distrettuale della zona Sud di New York (territorialmente preposto a castigare Wall Street), e la tizia in stivali è sua moglie Wendy, solidissima psicologa che lavora per mantenere equilibrati i dipendenti d’un fondo d’investimento (parecchio) speculativo. Una storia di lotta di classe: il proprietario di quell’hedge fund (Bobby «Axe» Axelrod, interpretato da Damian Lewis, già veterano di guerra, doppiogiochista, e in ne impiccato dai talebani in Homeland), fattosi dal nulla con molti passaggi in zone oscure e l’eterno terrore di tornare povero, è destinato a non capirsi mai ma proprio mai col procuratore nato ricco. Una storia di maschi – «C’è tanto di quel testosterone che rischiamo di inciampare nei nostri piselli», dice Giamatti – in cui i personaggi più complessi sono le femmine. Una storia di modelli matrimoniali: quello di Giamatti e della moglie, pieno di tensioni e continuamente in discussione («Io lavoro per il bene pubblico», tromboneggia