Vanity Fair (Italy)

BELLO E IMPOSSIBIL­E

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ui è il «bello e impossibil­e», sportivo, ottimo lavoro nell’azienda di famiglia, casa splendida, donne bellissime e giovani. Finché, quarantenn­e, incontra me, studentess­a di 23 anni. È l’uomo dei miei sogni, mi abbandono a lui, rimango incinta. «Sposiamoci subito», dice, «ho già scelto la data. Io lavoro ma tu hai tempo per organizzar­e tutto, devi solo fare la tesi». Avrei voluto una cerimonia semplice e intima, mi ritrovo in un vortice di quattro feste per invitare tutti gli amici e parenti scelti da lui. Poi un dolore improvviso, il bambino perso. «Riproverem­o», mi rassicura. Ma sento il vuoto. Fisico (in questa casa io non esisto, ci sono solo le sue cose, le sue abitudini) e anche dell’anima. Dopo otto mesi di matrimonio, gli confesso il mio senso di solitudine. Con freddezza mi risponde: «Ah, sarei io che devo adattarmi a te? Questa è la mia vita, se non ti va bene non sei la donna che immaginavo». Sparisce, solo un messaggio in cui mi informa che ha fatto richiesta di annullamen­to. Come può un uomo dire che è innamorato di te, e poi cancellart­i senza pietà? Dove ho sbagliato? T.

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