Vanity Fair (Italy)

ADDIO, UOMO DEI SOGNI

Si è conclusa la terza e ultima vita di SHIMON PERES, il Presidente di Israele che fu prima falco e poi colomba. «Il padre e nonno che tutti vorremmo», raccontato e ricordato da un’amica

- Di MANUELA DVIRI

era un che di surreale nella folla in fila dalle prime ore del mattino per raggiunger­e il proprio posto nel mare di seggiole di plastica bianca, tutte uguali, anche per i grandi del mondo, dal principe Carlo a Obama, da Amos Oz a François Hollande, da Boris Johnson a Bernard-Henri Lévy, da Clinton a Abu Mazen ai nostri Matteo Renzi e Federica Mogherini, fra i più giovani. Mentre il feretro veniva portato al centro della scena accompagna­to dal cantore militare, i microfoni hanno smesso di funzionare, ed è calato il silenzio. Da lontano giungeva il pianto di un bambino.

C’Nella sua prima vita in Polonia si chiamava Szymon Persky. Nella seconda, in kibbutz, divenne Shimon Peres e imparò a lavorare la terra con quelle manone grosse da contadino. La terza vita, quella politica, fu la più lunga e tormentata. Era ambizioso. Creativo. Con intelligen­za, passione e tenacia costruì dal nulla il sistema difensivo grazie al quale Israele, minuscolo e povero in canna, divenne una delle più grandi potenze militari nel mondo. Eppure non lo amavano. Giravano su di lui barzellett­e feroci. Subì una sconfitta politica dietro l’altra. Gli si leggeva in faccia la delusione, ma non si arrese. Lo chiamavano il Perdente. Il Manipolato­re. Uno dei suoi aforismi più belli (ne ho sentiti decine) era che l’ottimista e il pessimista muoiono allo stesso modo, ma vivono vite diverse. Era un sognatore, e un realizzato­re di sogni. Comprese le prime colonie nei territori palestines­i appena occupati dopo la Guerra dei sei giorni. Progetto di cui ebbe il tempo per pentirsi. Quando da falco diventò colomba e scelse la pace, ci lavorò con la stessa creatività, intelligen­za, passione e tenacia. Di nuovo rifiutò di arrendersi davanti alle difficoltà e si inventò nuovi progetti, compreso quello al quale abbiamo lavorato insieme per 13 anni, Saving Children, per la cura di bambini palestines­i in ospedali israeliani. A più di 80 anni, lo elessero Presidente dello Stato d’Israele. Improvvisa­mente tutti iniziarono ad amarlo, i grandi del mondo ad ascoltarlo e omaggiarlo. «Sono stato considerat­o controvers­o per gran parte della mia vita e improvvisa­mente sono diventato molto popolare. Non so quando ho sbagliato, se allora o oggi», diceva. E al figlio che gli chiedeva cosa voleva scritto sulla sua tomba rispondeva: «Morto prima del tempo». Non gli è mai mancato il senso dell’umorismo. Fosse stato per lui, avrebbe vissuto ancora a lungo. Aveva «solo» 93 anni. «Ma per fortuna», diceva, «non siamo noi a decidere». Da giovane non era mai stato bello come Rabin o grande soldato come Sharon, ma ora era diventato uno splendido vecchio. Elegantiss­imo, mi accoglieva nel suo studio davanti al mare con un grande bacio e non mancava mai di accorgersi se mi ero tinta i capelli, se ero dimagrita, se stavo male: l’uomo che lottava per la pace, convinto che a ogni problema ci fosse una soluzione e che la tecnologia e Facebook ci avrebbero aiutato a creare un mondo migliore, era soprattutt­o una brava persona, e un amico. Il padre e nonno che tutti vorremmo. Per me, una fonte inesauribi­le di energia. Ogni volta che lo incontravo tornavo a casa sorridendo con un’idea nuova. Era l’uomo di cui tutti avevano bisogno in tempi diventati troppo bui, nei momenti di sconforto. Mi mancherà. Questo sabato, l’ultimo prima del nuovo anno ebraico, abbiamo letto in sinagoga il brano della Torah detto Nitzavim in cui Mosè prima di morire indica al popolo di Israele, all’umanità intera e alle prossime generazion­i la strada da scegliere, non quella dell’oscurità e dei falsi dei, ma quella della luce, della vita e del bene. Come Mosè, anche Shimon Peres non è mai giunto alla terra promessa ma l’ha vista e ce l’ha indicata. Venerdì, a Gerusalemm­e, c’erano a salutarlo e a ringraziar­lo 78 grandi del mondo, oltre al suo popolo. Che la terra ti sia lieve Szymon Persky, Shimon Peres, l’ultimo dei padri fondatori del Paese. Ovunque tu sia, continua come sempre a sognare con noi e per noi.

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