Vanity Fair (Italy)

ARRIVERñ SU EUROPA

Vuole conoscere la regina d’Inghilterr­a e diventare astronauta. Intanto, NUJEEN MUSTAFA si è salvata la vita: in fuga dal regime di Assad e dall’Isis, ha raggiunto la Germania. Su due ruote, quelle della sedia a rotelle

- Di FERDINANDO COTUGNO

uelli che, come a Gorino, fanno le barricate contro i profughi dovrebbero guardare bene questa ragazza. Nujeen Mustafa ha 17 anni. È curda, è nata in Siria, in un villaggio a sud di Kobane. E ha una paralisi cerebrale dalla nascita che le impedisce di camminare. Coefficien­te di difficoltà della sua adolescenz­a: altissimo. Poi è scoppiata la guerra civile, prima quella feroce di Assad contro i suoi cittadini, poi l’Isis. «Il 2015 è l’anno in cui sono diventata una statistica, un numero». Come oltre 4 milioni di siriani, Nujeen è scappata dal suo Paese assieme alla sua famiglia, e ha viaggiato sulla sua sedia a rotelle, spinta dalla sorella Nasrine, via mare e terra, da Aleppo fino a Colonia. Poi, è successo che al confine tra la Serbia e l’Ungheria Nujeen è stata intervista­ta da una troupe della Bbc ed è tornata a essere una persona: tutto il mondo ha visto questa ragazza sorridente che raccontava di aver imparato l’inglese guardando la soap opera americana Il tempo della nostra vita e di voler arrivare in Europa con due sogni: conoscere la Regina d’Inghilterr­a e diventare un’astronauta. Questa storia l’ha raccontata in un libro, Lo straordina­rio viaggio di Nujeen, scritto con la giornalist­a inglese Christina Lamb. Nujeen racconta la vita sotto le bombe ad Aleppo, la fuga da Assad e dall’Isis, l’ingresso in Turchia, la traversata via mare fino alla Grecia, la rotta balcanica in autobus e a piedi. «Questo libro era la mia occasione per far sentire al mondo la voce di noi rifugiati. È pieno di ricordi dolorosi, ma la sensazione peggiore di tutte è stata pensare che non è colpa mia, non è colpa della mia gente, non abbiamo fatto niente per causarlo e non ce lo meritavamo». Oggi vive con i fratelli e le sorelle in Germania, va a scuola, fa progressi col tedesco, aspetta che i suoi genitori (che vivono ancora a Gaziantep, in Turchia) possano raggiunger­li. Nujeen ha un permesso temporaneo, che viene rinnovato di tre mesi in tre mesi. «La situazione per noi rifugiati in Germania sta peggiorand­o, all’inizio erano tutti di grande supporto e aiuto, ora le persone sono intimidite e spaventate. Ma tocca anche a noi provare che la politica sui rifugiati era giusta, che l’Europa si sbagliava e la Germania aveva ragione. Noi proveremo ad aiutare questo Paese in ogni modo». E casa, Aleppo, la Siria? «Casa, certo, mi manca casa, certo che vorrei tornare a casa. Ma non è nei miei poteri fermare quello che sta succedendo. Quando vado su Facebook e vedo le immagini e i video di Aleppo mi sento schiantata, la mia infanzia è stata bombardata, un’intera parte della mia vita è distrutta e ora mi restano solo i ricordi». Tra la scuola, la fisioterap­ia per riuscire a camminare, la promozione del libro (Nujeen non può lasciare la Germania, ma la co-autrice Christina Lamb sarà a BookCity a Milano il 20 novembre a parlarne) e le chiamate via Skype ai genitori, Nujeen continua a coltivare i suoi sogni. «Soprattutt­o quello di andare su Europa». Ma non è già in Europa? «Non in Europa, su Europa», mi corregge. «Europa è un satellite di Giove. Lì potrebbe esserci un oceano nascosto sotto il ghiaccio. È difficile arrivarci, il campo di gravitazio­ne di Giove è spaventoso». Poi ci pensa, sorride. «Certo, andare su Europa, il satellite, non deve essere molto più difficile che arrivare in Europa, il continente. Se c’è una cosa che ho imparato nel mio viaggio è che non saprai mai di cosa sei capace, finché non provi».

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