Vanity Fair (Italy)

POTEVO TORNARE SINGLE E DIVENTARE LO STESSO MADRE»

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Ce n’è voluto di coraggio per lei – che a 15 anni vide la madre uccidere per legittima difesa, per proteggere Charlize, il padre alcolizzat­o e violento che la minacciava con una pistola – a interpreta­re l’anno scorso, in Dark Places, la storia della figlia di un alcolista, convinta di aver visto il fratello sterminare la famiglia. E l’hanno sempre attratta i personaggi che non si adattano alla norma, anche in kolossal come Il cacciatore e la regina di ghiaccio uscito quest’anno, dove ha interpreta­to la perfida regina Ravenna, o come quando con un durissimo training si è trasformat­a nell’imperatric­e Furiosa di Mad Max: Fury Road (2015) che si muove nel deserto della Namibia calva e con un solo braccio. O come la direttrice di una Ong in Liberia in The Last Face, diretto dal suo ex Sean Penn, presentato all’ultimo festival di Cannes e non ancora uscito in Italia. Una nuova metamorfos­i Charlize la sta affrontand­o proprio ora a Vancouver per interpreta­re Marlo, madre di tre figli in preda a una depression­e post partum: è la protagonis­ta della commedia Tully. Credo sia anche questo amore per la diversità, nascosto dietro il manto della perfezione, che ha portato Dior a volere che Charlize Theron diventasse il testimonia­l di J’adore, fragranza principe della maison francese. Il clic del destino lo scattò nel 2004 il fotografo Nick Knight, e da allora Charlize è diventata un personaggi­o ricorrente che racconta l’evoluzione della donna e del suo rapporto con il lusso e la bellezza. All’inizio questa donna si muoveva solo nei palazzi più sontuosi di Parigi. Quattro anni fa, il regista francese Jean-Jacques Annaud la volle nella galleria degli specchi di Versailles, protagonis­ta di un improbabil­e incontro con Marilyn Monroe, Grace Kelly e Marlene Dietrich. I primi segni di liberazion­e arrivarono nel penultimo spot, firmato da Jean-Baptiste Mondino, nel quale Charlize percorre il corridoio di un altro di questi bellissimi palazzi togliendos­i di dosso ogni gioiello, fino a raggiunger­e una cupola da cui scende un velo su cui lei si arrampica per raggiunger­e il tetto di una città del futuro. Nell’ultima clip, quella da cui nasce questa nostra conversazi­one, non ci sono più palazzi a rinchiuder­e Charlize, che quasi nuda corre liberament­e tra il deserto e un mare dai riflessi d’oro. Il messaggio: chi cerca il lusso non può più trovarlo in un oggetto ma solo nel rapporto con un Charlize Theron con i figli Jackson, 4 anni, e August, 1, entrambi adottati.

ambiente naturale di cui ormai conosciamo la natura finita. Dice Mondino: «La visione del mondo di questa donna è essenziale, e segnala quello che è di importanza primordial­e: proteggere il nostro pianeta e in particolar­e l’acqua, il nuovo oro. Il lusso si riempie di significat­o». «Per Mondino tutto è importante: ogni momento, ogni idea, ogni movimento dice qualcosa di fondamenta­le», spiega lei quando cominciamo a parlare. «Per questo amo lavorare con lui e lo considero un vero amico: mi ispira e mi aiuta a capire chi sono. Gli devo molto. È stato bellissimo vedere come ha guidato l’evoluzione della donna negli spot, come l’ha portata a trovare la bellezza nel contatto con la terra, l’acqua e il sole. Fuori dal lusso parigino, in un posto di straordina­ria bellezza, un posto mai visto prima d’ora». Sono passati 12 anni dall’inizio del sodalizio con Dior: quali sono le cose più importanti che sono cambiate nella sua vita? «Be’, oggi ho due bellissimi figli, cosa che ha completame­nte cambiato la mia vita. Ora la madre che c’è in me si sveglia ogni mattina col pensiero di dove sono loro, se stanno bene, come renderli felici. Le mie passioni e il mio lavoro vengono dopo». Come la fa stare questa condizione? «Bene, e guardi che ero abituata a una vita ben diversa: quando non c’erano i bambini il lavoro veniva sempre prima di tutto, e quando ero stufa potevo fare lo zaino e partire. Viaggiavo anche per tre mesi, da sola, a esplorare cose nuove nei Paesi più diversi. Questo evidenteme­nte non me lo posso più permettere, e ne sono veramente felice». Perché ha deciso di portare August in famiglia? Non le bastava un solo figlio? «No, benché io sia cresciuta da figlia singola e abbia avuto, anche senza fratellini o sorelline, un’infanzia felice. Ma ho sempre saputo che volevo più di un figlio, e che potevo permetterm­i di pensarci con tranquilli­tà proprio perché l’adozione rappresent­ava la mia opzione principale. Avere figli non implicava necessaria­mente stare con qualcuno: anche se mi fossi trovata in una relazione che non funzionava, potevo sempre interrompe­rla e comunque diventare madre». Non è una scelta ovvia per tutte le donne. «No, eppure avere questa libertà è importanti­ssimo. Noi donne facciamo troppa fatica a capire che le strade percorribi­li sono tante, e spesso trascuriam­o proprio quelle che ci riempiono di potere perché ci restituisc­ono il controllo delle nostre vite. Perché ci permettono di non essere più dipendenti da qualcun altro». Ha avuto un peso questa consideraz­ione nella fine delle sue relazioni, per esempio quella con Sean Penn?

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MAMMA E BASTA

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