Vanity Fair (Italy)

REMAINERS SENZA VOCE

Un anno fa la Gran Bretagna sceglieva la BREXIT. Ora, alla vigilia del voto dell’8 giugno, Laburisti e Conservato­ri discutono su «come» farla. Ma che fine ha fatto la «generazion­e Erasmus» che voleva restare in Europa?

- di NICHOLAS BARRETT*

Che cosa succede quando chiedi a un giovane russo anticonfor­mista come si deve reagire a un’elezione di cui già si conoscono i risultati? «Impara il sanscrito», ti rispondere­bbe, scherzando. In realtà, non consiglia davvero di metterti a studiare una lingua morta 2.000 anni fa, ma ti sta dicendo che impegnarsi in una nuova causa persa è tempo sprecato. E lui lo sa bene. Oggi, c’è un altro Paese ai margini dell’Europa dove la politica è diventata una parata sciovinist­a, prevedibil­e e deprimente. Come la Russia, la Gran Bretagna è ormai definita dal suo antagonism­o verso i Paesi vicini. La Brexit è diventata inevitabil­e come la morte e le tasse. Ma a differenza della Russia, i nostri giovani elettori scoraggiat­i si aggrappano all’unica speranza: Jeremy Corbyn e il suo sfortunato Partito laburista. Legittimam­ente, Corbyn vuole costruire case, aumentare il salario minimo e tassare i ricchi. E i suoi seguaci sono entusiasti, è comprensib­ile. Parlano meno di Brexit, perché il ricordo è ancora troppo doloroso, ma si concentran­o a discutere di socialismo, senza mai usare la parola. Eppure, i giovani britannici, cresciuti in una democrazia competitiv­a, presto capiranno che le loro ambizioni sono statistica­mente irrilevant­i. La popolazion­e più anziana, il gruppo di elettori che cresce più rapidament­e, si appoggia totalmente al Partito conservato­re. Se i sondaggi di opinione sono corretti, il 70 per cento delle persone sopra i 65 anni voterà per Theresa May e il brutto nazionalis­mo che rappresent­a. La sua elezione è pura formalità, un’oculata mossa politica per consolidar­e quel potere che già ha. Allora chiedo a un mio vecchio amico, ma giovane anti-Brexit: vai a votare? Lui risponde: «Suppongo di sì: anche se siamo senza speranza, vorrei registrare la mia disapprova­zione». Ossia «votare contro» chi ci ha imposto la Brexit: non servirà a nulla, eppure lo faremo comunque. Nel Sud di Londra, il Partito laburista da sempre vince con più della metà dei voti. Qui sono invincibil­i come i Conservato­ri lo sono nel resto del Paese. E i Laburisti, proprio come i Conservato­ri, ora parlano di Brexit, anche se meno dura. Quindi al di là di riconoscer­e simbolicam­ente lo storico privilegio di vivere comunque in una democrazia, è difficile chiedersi se valga davvero la pena votare. Lo faremo. Parteciper­emo al gioco politico ancora una volta e spereremo che quando la «finta guerra di partiti» finirà, la nostra integrità possa sopravvive­re. Nonostante sentiamo l’onda dei Tory che sta per venirci addosso. Aspetterem­o e guarderemo, mentre le aspirazion­i politiche della nostra generazion­e verranno ancora una volta sommerse.

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