Vanity Fair (Italy)

VIA DALLA PAZZA FOLLA

Correre o stare fermi in un angolo, telefonare o mettersi in salvo. Consigli su come reagire in caso di psicosi da terrorismo ed evitare di essere calpestati da gente in panico, come è successo a TORINO

- di CHIARA PIZZIMENTI

Nessuna bomba, nessun attentator­e. Il 3 giugno a Torino, però, si è sfiorata la strage. Due onde di panico dopo il terzo gol del Real Madrid nella finale di Champions League contro la Juventus. La folla che si ritrae, la gente che calpesta cose e persone. Più di 1.500 i feriti. La psicosi del terrorismo e la fuga. Il tutto provocato forse da un petardo o da una bravata, una falsa voce, «bomba». Su questo si indaga, ma anche sulla gestione della sicurezza in piazza San Carlo: vie di fuga limitate, bottiglie di vetro a disposizio­ne quando di solito ne è vietata la vendita durante gli eventi pubblici. L’ex prefetto Achille Serra ha detto che contro il panico nella massa c’è poco da fare. Qualche consiglio per gestirlo e reagire, però, si può dare. 1 AVERE UN’EXIT STRATEGY Guardare dove ci si trova e prendere coscienza delle vie di fuga. Carlo Biffani, esperto di sicurezza internazio­nale e direttore generale di Security Consulting Group e autore dell’e-book Difendersi da un attacco terroristi­co (Male Edizioni), spiega: «Non mettersi mai in una situazione senza avere una strategia minima sul come uscirne, ma chiedersi: dove sono le uscite di sicurezza, dove sono le persone che sono con me, ho una visuale sulla strada?».

2 METTERSI «A PALLA» Essere calpestati è il rischio maggiore in un momento di paura collettiva. Non bisogna andare in direzione opposta alla massa, contro il flusso, per non essere schiacciat­i. Meglio trovare un luogo riparato, un’ansa, un angolo. Se si cade bisogna ridurre al minimo lo spazio che si occupa, farsi a palla anche per essere visibili.

3 AVERE SCARPE COMODE «Se devo scappare è meglio avere delle scarpe con cui io possa correre», dice Carlo Biffani. Avere il cellulare in tasca e non in mano. Mai cercare di recuperare quello che è caduto, tenersi stretto quello che si ha addosso. Se si ha un bambino meglio in braccio, davanti, o per mano, non sulle spalle. Il rischio è quello di perdere l’equilibrio.

4 CORRERE A ZIG ZAG Se è davvero successo qualcosa di pericoloso bisogna capire dove è accaduto per andare in direzione opposta. Mentre ci si allontana meglio sempre seguire un percorso noto. «Correre a zig zag», dice Carlo Biffani, «mi dà più possibilit­à che correre su linea retta, impedendo a una persona armata di prendere la mira».

5 PRENDERE LE MISURE CON IL CERVELLO «Limitare l’esposizion­e del nostro cervello emotivo, quello che si mette in moto di fronte a una minaccia», spiega lo psichiatra Michele Cucchi, Direttore Sanitario del Centro Medico Santagosti­no di Milano. «Esporlo troppo a immagini di attentati lo rende ipersensib­ile e pronto a iper-reazioni. Cercare di evitare di rimuginarc­i sopra, anche quando le minacce sembrano arrivare a cadenza regolare, perché produce una minor capacità di reagire a livello biologico».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy