Vanity Fair (Italy)

LA MIA CURA

Mentre firma l’inno del GAY PRIDE 2017, Alexia, a 50 anni, racconta la sua famiglia: dallo «zio» Giorgio che le ha insegnato il gusto al marito che non mette più la cravatta

- di SARA FAILLACI

Giugno è il mese dell’orgoglio gay (e delle polemiche: il Reggio Emilia Pride ha scatenato la manifestaz­ione parallela e opposta dei preti), che culminerà con due parate il 10 a Roma e il 24 a Milano. A firmarne la colonna sonora quest’anno è Alexia, una delle poche artiste italiane che hanno avuto successo all’estero con oltre 6 milioni di dischi venduti. Il brano si chiama La cura per me, è nel nuovo album Quell’altra (in uscita a settembre) ed è un pezzo di electronic dance music che ricorda i suoi successi internazio­nali degli anni ’90. «Quando arrivavo a Londra nel mio programma di concerti c’era sempre almeno un locale gay al giorno», ricorda oggi Alexia (vero nome: Alessia Aquilani). Così è diventata un’icona del mondo omosessual­e, che quest’anno prende in prestito la sua canzone come inno. Alexia, 50 anni compiuti il 19 maggio, torna sulle scene dopo un lungo periodo in cui si è dedicata soprattutt­o alla famiglia: al marito Andrea Camerana, nipote di Giorgio Armani (è il figlio di sua sorella Rosanna), e alle figlie Maria Vittoria, 10 anni, e Margherita, 5. Il marito, suo fan, si è innamorato di lei guardandol­a a Sanremo. «L’anno dopo mi chiesero di vestire Armani e vinsi il Festival (con Per dire di no, ndr)». Camerana, che lei descrive come un gentleman d’altri tempi («Ho dovuto fare io il primo passo»), lavorava come manager da Armani, posizione che ha lasciato nel 2013. «Il suo ruolo richiedeva grande diplomazia, era molto stressante», spiega oggi la moglie. «Da quando si occupa di altro non ha più messo giacca e cravatta ed è più felice». Lo zio come l’ha presa? «In cuor suo lo avrà considerat­o un piccolo fallimento, ma l’affetto non è cambiato». E lei come è stata accolta all’inizio dalla famiglia? «Bene, perché hanno capito che, se sul palco sono una tigre scatenata, nella vita sono equilibrat­a. E mi hanno anche benedetta perché siamo gli unici in famiglia ad avere avuto figli. Confesso che “re Giorgio” all’inizio mi metteva un po’ in soggezione, ma in realtà è molto simpatico, quando mi vede mi chiede sempre: “Che fai, canti?”. Al nostro matrimonio ha disegnato il mio abito, scherzando mi ha detto: “Non facciamo il confettino, eh?”. Il vestito era stupendo». Alexia e suo marito, che è anche imparentat­o con gli Agnelli, hanno avuto carte molto diverse dal destino. «Ho conosciuto il suo mondo e mi sono dovuta adattare», spiega la cantante. «Poi però ho capito che quello che sono non me lo toglie nessuno, e ho ripreso a essere me stessa. Questo ha fatto bene anche al rapporto con Andrea: è normale che tutti in famiglia abbiano gratitudin­e verso lo zio. Da me invece ha imparato che ogni tanto si può essere sinceri e irruenti senza perdere la stima degli altri». Il matrimonio ha fatto bene anche a lei. «Non solo ha aumentato la qualità della mia vita, ma ho capito cos’è il gusto, come comportarm­i a tavola, come vestirmi». L’inno del Gay Pride parla anche di lei: «La notte per me significa lavoro, trasformaz­ione: dismetti i panni che devi indossare durante il giorno e liberi il tuo istinto. Perché quando salgo sul palco, prima di tutto, mi devo divertire».

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