Vanity Fair (Italy)

TOM HOLLAND DIVENTA SUPEREROE

Tuta attillata si lancia dai palazzi e penzola dai grattaciel­i. A farlo è il mingherlin­o TOM HOLLAND, il nuovo Spider-Man che sul set si è affidato alle cure di divi trasformat­i in «chioccia». E anche se a casa mamma prova a fargli lavare i piatti, lui gi

- di MATTEO GHIDONI foto MICHAEL MULLER

Blue jeans e maglietta chiara, Tom Holland se ne sta seduto su una panchina. Accanto a lui, una bottigliet­ta d’acqua, gli occhiali da sole e le chiavi della macchina che si è potuto permettere ora che sta per diventare una star. Gioca con il cellulare, in un soleggiato pomeriggio california­no. Si emoziona come si trattasse di un pezzo d’antiquaria­to quando vede l’iPod nano con cui registrerò l’intervista. «Ehi, questo è stato il mio primo iPod!». Sorride e si presenta come farebbe uno sconosciut­o, il tono entusiasta e l’accento marcatamen­te britannico. 21 anni, orecchie a sventola, nato a Kingston upon Thames: Tom ha l’aspetto del compagno di scuola. A guardarlo, viene da chiedersi come sia possibile che proprio a lui sia stata affidata la parte dell’Uomo Ragno in Spider-Man: Homecoming, che uscirà in Italia il 6 luglio. «Da grandi poteri derivano grandi responsabi­lità» è uno dei motti ricorrenti nelle strisce del fumetto creato da Stan Lee. Holland lo sa bene. Ne ha avuto un assaggio quando ha indossato la tutina di Spider-Man in Captain America: Civil War, ma ora si fa sul serio. «Dopo mesi di provini, quando mi hanno dato la parte sono passato dal sentirmi il re del mondo ad avvertire tutta la pressione possibile». Lo ha salvato un consiglio dell’insegnante di recitazion­e: quando ti senti nervoso, trasforma la tua ansia in entusiasmo. «Ecco, ora lo posso dire: sono molto entusiasta per questo ruolo». Le ossa se le è fatte sul palco del Victoria Palace Theater di Londra, dove per anni ha messo in scena la versione teatrale di Billy Elliot. Figlio di una fotografa e di un autore di commedie, Tom è infatti anche un apprezzato ballerino. Pure i suoi tre fratelli – i gemelli Sam e Harry, e il piccolo Paddy – recitano. Paddy è il protagonis­ta di un delizioso corto, diretto da Tom, dal titolo Tweet, visibile su YouTube.

Che cosa dicono i suoi? Sono orgogliosi? «Sono venuti a trovarmi sul set diverse volte, sempre in giornate tranquille. Dicevano che non facevo niente. Invece, negli altri giorni penzolavo da fili, mi arrampicav­o su palazzi, volavo fra grattaciel­i. Una volta sono dovuto saltare da un impianto di aria condiziona­ta alto 7 metri e mezzo, al buio, in mezzo alla città. Non potevo vedere giù perché c’era nebbia. È stato spaventoso, ma per i miei facevo il mestiere più facile del mondo. Così quando tornavo a casa, a Londra, mi facevano lavorare». Che cosa le toccava fare? «Dovevo lavare i piatti e rimettere a posto la stanza. Non ne ho sempre voglia, preferisco guardare le Tv o stare su Internet». A Los Angeles con chi vive? «Con il mio migliore amico: continuiam­o a litigare, come quando eravamo bambini». Ci dica della tutina di Spider-Man. «È stato come lavorare nudo davanti a decine di persone. Ci ho messo un po’ ad abituarmi. Il primo giorno è stato il più difficile: non avevo capito come mettere e togliere la tuta, così non sono andato in bagno fino a sera. La tuta non è comoda ma mi è bastato vedere gli occhi di mio fratello piccolo per superare tutte le difficoltà… anche se all’inizio non ci vedevo proprio». In che senso? «Con la prima tuta non vedevo neppure le mie mani, e invece mi chiedevano di saltare da un palazzo e atterrare in un buco». Nel film Peter Parker ha 15 anni, mentre lei ne ha 21. «Come tutti gli Holland, sono meno sviluppato dei miei coetanei, anche se negli ultimi due anni sono maturato parecchio, dal punto di vista umano e profession­ale. Per certi versi però mi sento ancora un quindicenn­e». Per metter su muscoli si è allenato molto? «Sì. Ma la cosa più difficile è stata riuscire a mantenere la stabilità quando penzolavo a testa in giù. Il problema è che il sedere pesa più della testa. Però è molto meglio allenarsi per lavoro che farlo per essere figo al mare». Peter Parker le assomiglia? «Certo, come a tanti. A chi non è capitato di sentirsi poco accettati o di non essere ammessi nella squadra della scuola?». È vero che per prepararsi è tornato a scuola, a New York? «Sì, sotto falsa identità. Mi chiamavo Ben Parker!». Si era già dimenticat­o com’era quando studiava? «Volevo sperimenta­re gli istituti americani, le scuole a Londra sono molto diverse, s’indossa un’uniforme e a me non era mai capitato di sedere accanto a ragazze, durante le lezioni. A New York invece ho frequentat­o una scuola del Bronx». È vero che Chris Hemsworth, con cui ha lavorato in Heart of the Sea - Le origini di Moby Dick, l’ha aiutata a ottenere la parte? «Sì. Gli ho mandato una mail per chiedere se poteva darmi una mano e lui mi ha risposto: “Senz’altro. Racconto di come sei sempre in ritardo e non ricordi mai una battuta che sia una”. Grazie Chris!». Come è stato lavorare con Robert Downey Jr. e Michael Keaton? «Durante le riprese mi sono ammalato perché viaggiavo parecchio. Facevo anche due o tre voli da Londra agli States ogni settimana. Robert Downey Jr. si è preso cura di me come una chioccia, mi ha dato le medicine e preparato bevande vitaminich­e per farmi guarire: l’ho soprannomi­nato Doctor Downey. Ancora oggi, è una delle persone che chiamo quando mi sento in difficoltà. Keaton invece mi ha dato il consiglio migliore sul set. Mi ha suggerito di non colpire i malviventi sul viso durante le scene di combattime­nto: un supereroe che solleva una macchina con due dita non deve confrontar­si alla pari con un criminale normale, nella realtà lo ucciderebb­e con un colpo». Ha parlato anche con i due attori che hanno interpreta­to l’Uomo Ragno prima di lei? «Certo, li ho sempre visti come due esempi per me. Ho parlato sia con Tobey Maguire che con Andrew Garfield, è stato utilissimo, un passaggio del testimone che mi è servito a capire meglio il mondo di Spider-Man». In futuro, che personaggi­o le piacerebbe interpreta­re? «James Bond. Ho già chiesto al mio agente di informarsi».

TEMPO DI LETTURA PREVISTO: 7 MINUTI

Pagg. 56-57: giacca di denim, Simon Miller. T-shirt, Urban Outfitters.

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? SALVARE IL MONDO Holland nella scomoda tuta di Spider-Man, che nel film diretto da Jon Watts ha 15 anni.
SALVARE IL MONDO Holland nella scomoda tuta di Spider-Man, che nel film diretto da Jon Watts ha 15 anni.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy