Vanity Fair (Italy)

Dimmi cosa porti

Ciondoli, anelli, orecchini parlano di noi. Svelano se vogliamo uniformarc­i oppure distinguer­ci, raccontano della famiglia e dei nostri amori. Ma attenzione a certi pendagli

- di Mariangela Mianiti foto Sune Czajkowski

Appariscen­ti, costosi, minimal: gli accessori parlano di bisogni e desideri. Anche quando li regaliamo

C’è chi li ama grandi e vistosi e chi discreti, chi non indossa mai l’oro e chi non mette altro, chi ha un debole per le pietre colorate e chi va solo di perle o diamanti. Che valga migliaia o decine di euro, un gioiello svela personalit­à e attitudini, racconta storie, semina indizi sulle relazioni. La faccenda non è per nulla banale e se vogliamo partire dai signi cati profondi, bisogna scomodare la psicoanali­si. «L’arte del gioiello è antica quanto l’uomo e ha da sempre un ruolo simbolico», spiega Quirino Zangrilli, medico psicoanali­sta e fondatore della rivista Psicoanali­si e Scienza. «Il gioiello è una rivendicaz­ione di identità, è come dire: “Io non sono come tutte”. Al tempo stesso è l’immagine di qualcosa che si è perduto e riprende vita, basti pensare al valore enorme attribuito alla trasmissio­ne dei gioielli di famiglia. L’orologio paterno donato al glio maschio simboleggi­a una sorta di consegna della potenza fallica da amministra­re, mentre l’anello (il cerchio è il simbolo della gravidanza) regalato alla femmina sanciva il passaggio alla maturazion­e sessuale». Oltre al simbolico, un gioiello trasmette messaggi. Paola Pizza, psicologa della moda e autrice di libri sul tema (Psicologia sociale della moda e Abiti e tacchi, QuiEdit editore) spiega: «Per capire che cosa rappresent­a il gioiello bisogna partire dall’etimo, che signi ca cosa preziosa, di valore economico e di qualità. Secondo il concetto di consumo dimostrati­vo teorizzato dal sociologo Thorstein Veblen, il gioiello nell’era moderna risponde a due bisogni: quello di uniformars­i e insieme distinguer­si. Se in passato il lusso era ostentazio­ne sociale e il segno di appartenen­za a una classe elevata, ora è desiderio di essere ammirati per suscitare riconoscim­enti, ma soprattutt­o per di‹erenziarsi dagli altri, essere fuori dall’omologazio­ne. Dall’altra parte c’è una componente autoestati­ca, si indossano gioielli per ammirarsi, per avere di sé un’immagine arricchita e positiva. Queste due dinamiche sono comuni a tutti gli oggetti di lusso, perché più qualcosa è prezioso, più è riconosciu­to come eccezional­e. Oggi molte donne comprano e indossano gioielli come simbolo di successo personale, e in questo gesto conta non poco la ritualità che accompagna l’acquisto». Piacersi, dunque, ma anche piacere, perché da sempre i gioielli sono uno strumento di seduzione, dipende da quale parte del corpo mettono in evidenza, se la testa, le braccia, la vita o il décolleté. «Anche le forme hanno una simbologia erotica: quelle allungate e che si muovono con il corpo come i pendagli, le collane lunghe, i pendenti, i bracciali che tintinnano sono dei prolungame­nti fallici ed esprimono potenza e potere. Gli anelli e le forme tondeggian­ti richiamano gli organi femminili. Da una parte emerge il codice del potere che rimanda all’esibizione della ricchezza, come un trofeo. Dall’altra c’è il codice materno che è quello della bellezza. Poi c’è la simbologia rassicuran­te che dà al gioiello un signi cato protettivo dalle ansie e dalle paure, e infatti ci sono persone che non escono senza un certo anello o una collana, perché lo consideran­o un amuleto», spiega Pizza. Tutto ciò diventa ancora più sottile, o enigmatico, dipende dai casi, quando il gioiello è regalato. Audrey Hepburn in Colazione da Ti any diceva: «Un uomo si giudica dagli orecchini che ti regala». Aveva ragione? «Spesso inconsciam­ente il gioiello è un marchio di appartenen­za che significa: indossi il mio segno, sei marchiato, sei mio. Un altro aspetto importante è quello della funzione di feticcio. Penso agli uomini che a volte regalano gioielli voluminosi, spesso pendagli, perché il monile sta inconsciam­ente al posto del pene mancante che loro non possono fare a meno di attribuire alla donna: sono casi estremi certo, ma ho avuto in terapia soggetti che avevano problemi sessuali se la partner non indossava il gioiello regalato». Dinamiche di coppia, desiderio di conquista, voglia di piacere, storie di famiglia, ostentazio­ne di sé, bisogna davvero pensarci bene prima di indossare i prossimi orecchini. O forse non bisogna pensarci a‹atto e agire d’istinto, o per desiderio, che è sempre una gran palestra. Come dice Pizza: «La moda, compresa quella dei gioielli, può avere un grande potere liberatori­o. Sta a noi capire che possiamo permetterc­i di scegliere ciò che ci valorizza e ci fa sentire bene nel nostro corpo, anziché proiettare un’immagine di noi che si pensa di dover essere, ma che non ci appartiene. Nella scelta, la cosa più importante è comprender­e e rispettare la propria identità».

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