Vanity Fair (Italy)

Piccoli scrigni

Un’essenza profumata, una foto sbiadita, una lettera. In passato erano questi i tesori nascosti nei locket, i medaglioni pensati per contenere oggetti cari. Che ritornano oggi, come simboli di indipenden­za

- di Cristina Manfredi

Custodisco­no ricordi di ogni genere: i locket piacciono oggi come ieri

Chiudete gli occhi e provate a passare in rassegna i vostri gioielli di famiglia. Non importa che ci siano maxi brillanti o capolavori di ore ceria, concentrat­evi piuttosto sui pezzi appartenut­i a nonne, o per i giovani, bisnonne. Scommettia­mo che lì in mezzo ci trovate almeno un medaglione di quelli che si aprono per rivelare un contenuto più o meno segreto e custodito nel tempo? In italiano non c’è una parola speci ca che indichi quel tipo di oggetto, gli inglesi li chiamano locket e sono un evergreen della gioielleri­a, prepotente­mente in voga dalla ne del XVII secolo, preceduti da accessori di prestigio che in qualche modo ne anticipava­no le funzioni.

C’è un ritratto di Maria Tudor, la sanguinari­a sorellastr­a di Elisabetta I, dipinto nel 1554 da Hans Eworth. Gli occhi di solito sono puntati su La Peregrina, una delle più famose perle della storia, appuntata al petto e arrivata nel 1969 al collo di Elizabeth Taylor come regalo di Richard Burton. Abbassando lo sguardo al centro della gonna, se ne sta in bella mostra un pomander, contenitor­e riccamente lavorato per accogliere essenze da portarsi al naso, nel caso (molto frequente all’epoca) di essere investiti da terribili olezzi. Grosso modo nel giro di un secolo dilaga la moda di far realizzare ai mastri ora‰ del tempo delle evoluzioni di quelle scatolette preziose, ciondoli per il collo, ma anche anelli a scatto dove riporre qualcosa di molto caro. Miniature di volti amati, granelli della terra d’origine, lettere segrete, per non parlare della molto poco raccomanda­bile abitudine di metterci del veleno da usare all’occorrenza. In Occidente il locket ha attraversa­to la storia a fortune alterne. Giusto per fare un esempio celebre, al British Museum di Londra c’è un pendaglio a forma di cuore con un ciuŽo appartenut­o a Maria Antonietta, fermato da un lucchetto chiuso da una microscopi­ca chiave. Poi a inizio Novecento l’abitudine si perde un po’, si trasforma più che altro in un desiderio di nicchia per gli appassiona­ti, lasciando tutti gli altri a imboscare nei cassetti i ciondoli ereditati al cui interno riposa una storia. Ci volevano forse anni di“cili, come quelli che stiamo vivendo, per riportare alla luce questo rapporto così stretto tra memoria e gioielleri­a. Digerita la costume jewellery degli anni ’50 fatta di bijoux meraviglio­si quanto quelli veri, i monili fricchetto­ni degli anni ’70, le macro gioie in stile Eighties e il minimalism­o di rišusso dell’epoca successiva, ci ritroviamo oggi di fronte a un profondo ripensamen­to del modo in cui ci adorniamo. Un anello, un bracciale, un collier li indossiamo più per noi stessi che per gli altri. Ci siamo lasciati alle spalle la voglia di sfoggiare, di ribadire il nostro status in base a quanti carati abbiamo al dito. Andiamo sempre più alla ricerca di pezzi a cui accompagna­rci nel tempo, monili il cui valore va al di là del prezzo. I gioielli come amuleti esistono ‰n dalle culture primitive, la diŽerenza nel 2017 sta nel criterio con cui attribuiam­o loro potere. Un anello è prezioso per la storia a cui lo associamo e sentiamo sempre più spesso l’esigenza di concretizz­are quella storia racchiuden­done almeno un pezzetto. Locket e dintorni diventano quindi strumento privilegia­to per proteggere e richiamare le nostre emozioni. Soprattutt­o si è ampliata la tipologia di quello che ci preme tenere a mente. Il grande amore o il tristissim­o lutto sono solo le più classiche delle possibilit­à. Le donne hanno preso l’abitudine di celebrare da sole piccoli e grandi traguardi, in un’accezione positiva, come prima non si era mai vista in fatto di locket. Una dichiarazi­one di indipenden­za che sta dentro un ciondolo.

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Sopra, i Daft Punk: casco e ciondolo. A destra, Brad Pitt a Los Angeles nel 2010.
Taylor Swift con il suo locket. Sopra, i Daft Punk: casco e ciondolo. A destra, Brad Pitt a Los Angeles nel 2010.
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 ??  ?? La cantante jazz Kay Starr nel 1945 con un locket a cuore. Anche Drew Barrymore ne ha una passione. Il ritratto di Maria Tudor del 1554 con il pomander, porta essenze antesignan­o dei locket.
La cantante jazz Kay Starr nel 1945 con un locket a cuore. Anche Drew Barrymore ne ha una passione. Il ritratto di Maria Tudor del 1554 con il pomander, porta essenze antesignan­o dei locket.
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