Vanity Fair (Italy)

TUTTI PAZZI PER SAM TAYLOR-JOHNSON

Per indole e per destino, è abituata a fare di testa sua: ha vinto contro la malattia e una deriva da alcolista e ha sposato un uomo molto più giovane di lei. Chi incontra SAM TAYLOR-JOHNSON se ne innamora. E per fortuna: provate, se avete coraggio, a dir

- di HELENA DE BERTODANO foto AUSTIN HARGRAVE

E lton John ha detto che se fosse stato etero avrebbe voluto passare la vita con Sam Taylor-Johnson. Quando si ammalò di cancro, Damien Hirst andò a trovarla portandole in regalo i suoi ricordi più preziosi, tra cui la prima pagella e alcune lettere di sua madre. «Penso che volesse dirmi, questi oggetti sono molto importanti per me, e anche tu lo sei», dice. Aaron Taylor-Johnson si è innamorato follemente di lei e l’ha sposata, nonostante i 23 anni di di„erenza. In molti mi hanno parlato della loro passione per Sam Taylor-Johnson. Ma prima di incontrarl­a, non capivo esattament­e che cosa li a„ascinasse. Nelle fotograˆe sembra severa. Non tenta di conquistar­si le simpatie di nessuno, anzi. È diventata improvvisa­mente celebre quando, nel 1993, si è fatta fotografar­e con i pantaloni abbassati ˆno alle caviglie e una T-shirt con una scritta oscena (Fuck, Suck, Spank, Wank, ndr), che la fece emergere nella scena Young British Artists. Da allora è stata lodata e criticata in parti uguali: per alcuni rappresent­ava lo spirito della giovane generazion­e di artisti britannici, mentre per altri si appoggiava troppo alla cerchia di amici e conoscenti vip (da David Beckham, che dorme con lei nel video-ritratto del 2004 per la National Portrait Gallery, a Daniel Craig, che piange nella serie del 2003 di Crying Men, i ritratti in cui l’artista ha immortalat­o divi in lacrime).

Nel 2015, anche la sua regia per Cinquanta sfumature di grigio ha suscitato pareri contrastan­ti: per una come lei, che si dichiara femminista ed è madre di quattro glie (Angelica, 20 anni, e Jessie Phoenix, 11, avute da Jay Jopling, fondatore della galleria White Cube, e Wylda Rae, 6, e Romy Hero, 5, da Aaron), sembrava una scelta insolita. Ci incontriam­o in una dimora hollywoodi­ana, e mi accoglie come fossimo vecchi amici: «Ci siamo già visti, vero?». È gentile con tutti: «Adoro le tue scarpe!», dice alla truccatric­e. Poi s ora la pancia della partner del fotografo: «Lo so che è una domanda rischiosa ma… aspetti un bambino? Sì! Una femmina! In luglio! Anche mia glia è nata a luglio, sono fantastich­e le bambine di luglio, la mia ha un carattere solare». Sul set è altrettant­o cordiale; di recente ha diretto la serie drammatica Gypsy, in onda dal 30 giugno su Net˜ix, con Naomi Watts nei panni di una terapeuta che si intrufola nella vita dei pazienti come una stalker. «Mi dicono che riesco sempre a creare un’atmosfera allegra e rilassante sul set. Conosco le mogli di ogni macchinist­a e i nomi dei loro bambini. Non è così diverso dall’avere quattro gli e dei cani e fare in modo che in casa si respiri l’armonia».

Nella stanza con vista magnifica su Los Angeles, Taylor-Johnson si siede sul divano con le gambe incrociate. Ha appena fatto la doccia dopo una camminata con Aaron e ha le dita ricoperte di anelli, tra cui la fede nuziale simile a quella che porta Aaron. Avendo letto che le interviste per lei sono snervanti come farsi devitalizz­are un dente, non immaginavo che fosse così rilassata. Scoppia a ridere: «Il povero Aaron si è appena fatto devitalizz­are un dente, mi sento molto in colpa per aver detto una frase del genere! In eŸetti è meglio essere qui». Si addolcisce sempre quando parla di lui, e lo fa spesso. Consideran­do lo scandalo che la loro relazione ha provocato, non sarebbe da biasimare se stesse sulla difensiva. Invece è a proprio agio: «Ho trovato la mia anima gemella, sono molto fortunata: mi sveglio felice, tutti i giorni». Quando era sposata con Jopling, aveva detto che il segreto di un buon matrimonio era «non scendere a compromess­i». E con Aaron? «Non ne abbiamo bisogno, siamo molto a£atati. Aaron a vederlo è giovanissi­mo, ma di carattere è pacato. Non ama le feste, preferisce stare a casa e cucinare, portare a spasso i cani e badare alle galline, raccoglier­e le uova e preparare la colazione». Sottinteso è che la diŸerenza di età non conta. Mentre Aaron, 27 anni, è «vecchio dentro», Sam, 50, « nge di essere adulta». Stamattina si è svegliata con il desiderio di tingersi i capelli di rosa. Ha resistito, ma ha le dita dipinte di colori diversi, come una bambina che gioca con gli smalti. Su Instagram, lei e Aaron si scrivono romantiche dichiarazi­oni d’amore, come la foto in cui si baciano postata da lui con il messaggio «Sono fortunato ad avere questa donna al mio anco», e quella del tatuaggio sul petto, con la scritta «Sam» sul cuore. Sembra una aba. «In eŸetti è così, è un uomo incredibil­e». E pensare che hanno rischiato di non incontrars­i. Nel 2008, Taylor-Wood – come si chiamava allora – cercava un attore che impersonas­se John Lennon in Nowhere Boy, il suo primo lm da regista. Aaron Johnson poteva fare l’audizione solo un giorno in cui lei non c’era. All’inizio lei aveva detto di no: si era appena separata da Jopling e proprio quel giorno aveva lasciato la casa dove vivevano insieme. «Poi ho pensato: “Vorrà dire che dovrà venire a casa mia”. Ho aperto la porta e mi sono trovata davanti John Lennon: era l’attore perfetto». Vi siete innamorati sul set? «Allora non ci pensavo, ma tra noi c’era un’intesa profonda: capivo da come sbatteva le palpebre se fosse concentrat­o o no». Fu Aaron a prendere l’iniziativa. «Era passionale e sicuro di sé. Mi disse: “Non avere paura”». La coppia ha annunciato il danzamento alla première del lm, nel 2009, e ha avuto la prima glia, Wylda Rae, l’anno dopo: lei aveva 43 anni, lui 20. La seconda, Romy Hero, è nata nel 2012 e si sono sposati quell’estate, unendo i cognomi, TaylorJohn­son. Ora vivono in una villa anni Venti sulle colline di Hollywood. Vanno d’accordo con Jopling, e a volte si vedono durante le vacanze.

Parliamo del presidente francese Emmanuel Macron e di sua moglie Brigitte: tra i due c’è una differenza di età simile. Lui ha 39 anni e lei 64, e la loro relazione sembra essersi consolidat­a negli anni. «Anche per noi è così», dice Taylor-Johnson, raggiante. Ri uta di farsi turbare dall’ipocrisia di una società che accetta invece senza problemi le coppie in cui è l’uomo a essere più vecchio: Donald Trump ha 24 anni più della moglie, ma nessuno ha mai battuto ciglio. Anche Jopling ha avuto una breve relazione con Lily Allen, più giovane di 22 anni. Pensa che qualcosa stia cambiando? «Non credo. La maggior parte delle persone ci percepisce come casi fuori dalle regole». Anche i suoi amici hanno reagito in modi

“NON AVERE PAURA” TRA AARON E ME C’È STATA SUBITO UN’INTESA PROFONDA. È STATO LUI A FARE IL PRIMO PASSO. MI HA DETTO:

diversi. «C’è chi ha fatto un passo indietro e chi invece ha commentato: “Sei felice? Fantastico”. In ogni caso, non mi è mai importato di quello che dice la gente. Sono coraggiosa, nel lavoro e nella vita». Un coraggio nato nell’infanzia, quando è stata abbandonat­a prima dal padre poi dalla madre. Nata Samantha Taylor, è cresciuta a Streatham, a sud di Londra, con i genitori Geraldine e David e una sorella minore, Ashley. Quando aveva nove anni, suo padre è partito per un giro del mondo in moto e non è più tornato. «Ero dispiaciut­a, ma ho imparato a fregarmene». Sua madre aveva sposato un postino e si erano trasferiti nell’East Sussex, in una comune chiamata Sunny Villa. «Avrebbero dovuto chiamarla villa scura come l’inferno, non villa del sole». Sua madre aveva poi avuto un Œglio con il nuovo marito, che si chiamava Wood, da cui il cognome Taylor-Wood. Quando aveva 15 anni, sua madre le diede un messaggio da consegnare al suo patrigno, e poi sparì. Qualche mese dopo, Sam aveva visto una tenda aprirsi in una casa vicina ed era rimasta senza parole scorgendo il viso della madre. «Non parliamo del passato e non ho mai capito perché si sia comportata così, ma i genitori fanno tanti errori. In e•etti, quello è stato un errore grosso. Ma l’unico modo per sopravvive­re è vivere il presente», dice. Di recente Sam ha regalato a sua madre un biglietto aereo per Los Angeles per il suo 70° compleanno.

Taylor-Johnson si faceva notare a scuola. «Avevo l’uniforme coperta di peli di gatto e cacca di gallina. Ma parlavo con tutti». Notando il suo talento, un insegnante d’arte l’aveva aiutata a entrare all’art college, dove aveva conosciuto Jake Chapman. Dopo il college ha fatto lavori vari, dall’acconciatr­ice alla Royal Opera House, che adorava, alla manager del nightclub Camden Palace, che detestava. «Ero depressa. Poi ho visto quella T-shirt irriverent­e e mi sono fatta una foto e da lì si è aperto un mondo: potevo dire quello che mi pareva. Anche se ogni tanto penso che dovrei imparare a tenere un po’ la bocca chiusa». Nel 1997 vince il premio come giovane artista più promettent­e della Biennale di Venezia; nel 1998 arriva la nomina per il Turner Prize. Conosce Jopling, un vecchio etoniano. «Fare l’artista è come avere un passaporto per attraversa­re ogni conŒne e ogni classe sociale. Stavo cavalcando l’onda e lui era al centro di tutto». Diventano una delle coppie più potenti del mondo dell’arte, e organizzan­o feste favolose nella loro casa a Marylebone. «Bevevo Œno a stordirmi tutte le sere. Pensavo che fosse perché ero un’artista Œghissima, ma di fatto ero messa male. Praticamen­te ero un’alcolista». Dopo la nascita di Angelica, si ammala di cancro al colon e, tre anni dopo, di un tumore al seno. Viene operata, si riprende e nel 2001 torna a stupire il mondo dell’arte con Self Portrait in a Single Breasted Suit with Hare, autoritrat­to in monopetto con lepre (un riferiment­o alla perdita di capelli durante la chemiotera­pia). Ma stavolta sa di dover cambiare vita. «Ho smesso di bere. Mi sono data una calmata». Sempre più interessat­a al cinema, nel 2006 dirige un corto di otto minuti, Death Valley, con un cowboy che si masturba nel deserto. Il tentativo seguente è diverso: nel 2008, dirige Love You More con Anthony Minghella, che vince parecchi premi: «Sono cocciuta come un cane con l’osso in bocca, e non accetto i no tanto facilmente». Nel 2009, Nowhere Boy, che analizza la complessa relazione di un Lennon adolescent­e con la zia e la madre, viene accolto molto bene, anche se, consideran­do la regista, è alquanto convenzion­ale. Che cosa l’ha spinta a fare Cinquanta sfumature, dopo? «Mi sembrava una Œaba disfunzion­ale: un principe dominante e l’ingenua ragazza di campagna. Volevo che fosse lei ad avere la meglio». La cosa più problemati­ca è stato il controllo che l’autrice del libro, E. L. James, ha voluto sul Œlm. «È stata dura: quando non riesco a entrare in sintonia con una persona mi sento smarrita».

Sam e Aaron si sono assicurati i diritti dell’adattament­o cinematogr­aŒco di un misterioso best seller per adulti scritto da un autore americano più di dieci anni fa e il progetto sembra promettent­e: Aaron sarà il protagonis­ta e Taylor-Johnson lo dirigerà. «Sono al settimo cielo. L’autore mi ha detto: “Non mi importa come lo fai, ci vediamo al traguardo”». Mi mostra sull’iPhone una pubblicità che ha diretto, con Aaron testimonia­l di un profumo Givenchy: «Siamo un ottimo team». Poi si accorge di essere in ritardo per lo screening del nuovo Œlm di Aaron, The Wall, di Doug Liman, e si precipita nel vialetto. Il custode insiste perché l’autista accosti in un altro punto, facendole perdere minuti preziosi, ma lei apre la portiera. «Non può farlo», dice il custode. «Perché no?», fa lei, con un gran sorriso. L’uomo cede. Non ha scelta. (traduzione di Gioia Guerzoni)

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