Vanity Fair (Italy)

LA SFIDA DI SAMANTHA CIURLUINI

Una vita da sportiva, sempre all’attacco, a calcio e a pallavolo. Ma a un certo punto i primi affanni e scompensi, le labbra viola, la fatica persino di allacciare le scarpe. Per SAMANTHA CIURLUINI arriva il verdetto: ipertensio­ne polmonare. Qui racconta

- di ISABELLA MAZZITELLI foto GIANLUIGI DI NAPOLI

Una giovane donna quasi quarantenn­e – che è impossibil­e per quello che fa, dice, pensa, non considerar­e ancora ragazza, e che probabilme­nte si penserà ragazza anche da vecchia – tra grande sole e grande freddo sta nendo di scarpinare in Tanzania. Non sappiamo se ce l’ha fatta, anche se dopo averla conosciuta saremmo per il sì. In 12 giorni, tappe quotidiane di 5 o 6 ore almeno e nell’ultima tappa in salita anche di più, quando nel cuore della notte e a meno 20°, Samantha Ciurluini, marchigian­a di mare, atleta di volley e beach volley, tenta l’ascesa alla vetta del Kilimanjar­o, 5895 metri. La s da, apparentem­ente assurda, l’ha pensata uno pneumologo dell’ospedale universita­rio di Vienna, Peter Jaksch: portare in cima alla più alta montagna d’Africa sei pazienti di vari Paesi ai quali la sua équipe ha trapiantat­o i polmoni, ultima chance di cura per l’ipertensio­ne polmonare da cui erano tutti a•etti come Samantha, ossia una patologia dall’origine a volte misteriosa ma dall’esito spesso certo, che riduce le capacità respirator­ie causando a•anno e scompensi cardiaci. Lo scopo della missione africana è alla base dell’apparente controsens­o: una ricerca scienti ca sul campo – condotta da quasi 30 tra medici e infermieri – per veri care se chi ha nel torace i polmoni di un altro ce la fa a usarli in situazioni estreme, nonostante le condizioni cliniche di partenza e i numerosi farmaci da prendere. Abbiamo incontrato Samantha il giorno prima che partisse per l’Africa. È arrivata per le foto a Marina di Ravenna in macchina da Fermo, ha scattato sotto il sole simulando decine di schiacciat­e, è ripartita per casa dovendo fare ancora non solo le valigie ma anche un traslochin­o, e alle 2 di notte avrebbe preso la corriera per Fiumicino. Al ritorno in Italia, il 23 già l’aspetta un torneo a Macerata, e il giorno dopo andrà

a Malaga ai Mondiali per trapiantat­i ( no al 2 luglio) dove spera di fare bella gura nell’atletica (giavellott­o, peso, disco) e naturalmen­te nella pallavolo. Lei è già, d’uf

cio, campioness­a mondiale di resilienza.

La famiglia, l’amore

«Il 18 luglio sono 40. Papà bidello in pensione, mamma lavora in una casa di riposo, mio fratello Daniele ha 32 anni. Sono single, mi devo ancora riprendere dall’ultimo». L’ha fatta soœrire? «Macché, non ne potevo più: una palla d’uomo, sembrava mia madre. Il primo più grande di me – 7 anni – m’ha fatto venire l’allergia a quelli più vecchi». Quindi, l’uomo ideale? «Sportivo, simpatico, se è sorridente il 50 per cento è fatto». Figli? «Una trapiantat­a, anzi più d’una, un glio l’ha fatto. Non si può allattare, per via degli immunosopp­ressori, ma sì, se trovo quello giusto ci provo».

La malattia, lo sport

«Sportiva, da sempre. Bambina, calcio, in attacco. Ma era troppo lontano da casa. Pallavolo, allora, e sono arrivata in serie C, titolare, centrale. E anche beach volley, e pure calcetto, contro i maschi: un’amica carina del nostro gruppetto li chiamava, loro abboccavan­o. Giocavamo duro: a uno in un contrasto gli abbiamo rotto un braccio. Poi nel 2005 è cambiato tutto: mi preparavo per i tornei di beach volley ma ero in aœanno, non riuscivo ad andare a muro, e anche far le scale era una pena. Il medico di famiglia ha capito, il professor Galiè al Sant’Orsola di Bologna confermato. Ipertensio­ne polmonare. Mi è crollato il mondo addosso, capisce?». Certo, è una bruttissim­a malattia. «Ma no! Mi ha detto che non potevo più giocare. Non scherziamo, gli ho risposto, tra un anno ricomincio. Avevo fatto tanto per riscattare il cartellino! Non avevo realizzato che ero molto grave, che avevo uno scompenso cardiaco tremendo. La mia fortuna è che mi sono rotta un legamento, sono stata 21 giorni in ospedale e la malattia ha accelerato. A quel punto ho capito e ho fatto quasi tutto quello che mi dicevano». Quasi? «Non volevo mettere la pompetta, la pompa infusional­e portatile. Dopo l’estate, dai, fatemi mettere il costume. Non ci arrivi, a settembre, mi hanno risposto». Testarda? «Un po’ ignorantel­la. Andavo al mare, la mettevo incastrata in un bracciolo e facevo il bagno. La gente mi guardava e facevo nta che fosse un cellulare. Sono anche andata in un parco acquatico. Scema, ho messo il bikini: se mi mettevo l’intero non la vedevano, la macchinett­a, e potevo fare gli scivoli alti. A un certo punto la malattia è peggiorata e basta: non riuscivo neanche ad allacciarm­i le scarpe, le labbra e la punta delle dita erano sempre viola. Mi hanno messo in lista per il trapianto a Bologna. Ero furibonda, n dall’inizio mi sembrava tutto una punizione».

Il trapianto, la rinascita

«Ho aspettato un anno e mezzo, l’organo non arrivava. “Se vuoi un’altra possibilit­à fai domanda a Vienna”, mi dicevano. Ci volevano i soldi, ho pagato. Per fortuna i miei avevano appena venduto una casa. Anticipi, poi la sanità italiana ti rimborsa quasi tutto. Mi hanno telefonato il 23 gennaio 2011, ero a Riccione, mi hanno mandato un aereo a Bologna, avevo due ore di tempo». Chissà che stress. «Ho fatto un colloquio con lo psicologo a Vienna: veramente non volevo sapere le percentual­i di successo, ma per quanto tempo non avrei potuto stare con i miei gatti Cicetto e Totò – sa, dopo un trapianto… «Da allora il 23 gennaio festeggio il mio secondo compleanno, penso a quella ragazza austriaca che morendo ha ridato a me la vita. Donare gli organi è un gran gesto di civiltà, e adesso mi spendo anche per questo, oltre che a sostegno della Aipi Italia, l’associazio­ne che ci rappresent­a. Il primo respiro, dopo? Quando mi sono alzata ho cercato d’istinto la pompetta, e quando mi sono guardata allo specchio ho visto le labbra. Di nuovo rosa. Felicità. A giocare ho ripreso solo due anni fa. Non avevo mai fatto un test da sforzo, e mi avevano detto che è diªcile che diano l’idoneità sportiva a una scoagulata. Poi ho conosciuto ad Ancona una ragazza dell’Aned, l’associazio­ne degli emodializz­ati. Una svolta: ho ricomincia­to a fare sport e giocare, perché i parametri sono tutti diversi dagli atleti sani».

La scienza e le cavie

«Come mi hanno convinto a partecipar­e alla spedizione? Non hanno dovuto convincerm­i, amo le s de. L’unica cosa era spostare l’esame nale del corso di linguaggio dei segni – mi piacerebbe fare l’interprete, mio padre è sordomuto – e ce l’ho fatta. Certo, pensavo che il viaggio sarebbe costato meno, invece ho speso 4.000 euro: magari avrei potuto cercare degli sponsor, l’attrezzatu­ra è costata parecchio, qualcosa mi hanno prestato. Viste le temperatur­e, pure i mutandoni di lana, mi sono comprata: da uomo, orrendi – ma meglio, dai, sono antistupro. Mi sono allenata, sono andata qualche volta con mio papà sui 2000 metri del Pizzo Tre Vescovi, e in palestra no alla partenza. Mi faceva male il ginocchio a sforzare in salita, ma non ho abbassato la pendenza, gliel’ho detto che sono ignorante, nel senso di tignosa. E come avrà capito sono anche molto ottimista, quindi spero di farcela ad arrivare in cima. Ce la voglio fare per gli altri: qualcuno ha fatto la cavia prima di me, è così che va avanti la scienza. Se hai avuto dei problemi ai polmoni ti porta a 6 mila metri, dove l’aria è poca. Problemi con i reni? Ti portiamo dove l’acqua non c’è: la mia amica dell’Aned mi ha detto che a qualche trapiantat­o di reni hanno fatto fare la traversata del deserto algerino. Non fa una piega».

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 ??  ?? FORTISSIMA­MENTE VOLLEY La pallavolis­ta Samantha Ciurluini, 39 anni, qui sulla spiaggia di Marina di Ravenna, nel 2011 si è sottoposta a trapianto di polmoni. Da due anni è tornata a fare attività sportiva, dal 25 giugno sarà ai Mondiali per trapiantat­i...
FORTISSIMA­MENTE VOLLEY La pallavolis­ta Samantha Ciurluini, 39 anni, qui sulla spiaggia di Marina di Ravenna, nel 2011 si è sottoposta a trapianto di polmoni. Da due anni è tornata a fare attività sportiva, dal 25 giugno sarà ai Mondiali per trapiantat­i...
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