Vanity Fair (Italy)

ESAME DI CIVILTÀ?

E SE PER DIVENTARE ITALIANI SUPERASSIM­O TUTTI UN

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Cosa si deve fare per dimostrare di essere italiani? Passare il Natale in famiglia, Pasquetta sui prati e Ferragosto al mare? Tifare la Nazionale? Preparare il caffè con la moka e grattugiar­e il parmigiano sugli spaghetti? Superare esami – oltre a Dante e Manzoni – anche sui ƒlm di Nanni Moretti, Abatantuon­o, Verdone, Sordi e Tognazzi? Temo che neanche i ragazzi toscani da generazion­i oggi sarebbero molto preparati sul grande Fantozzi. Mentre alcuni di loro sono già molto sensibili all’idea che «gli italiani vengano prima», qualunque cosa signiƒchi essere italiani. In Italia qualcosa è successo, e si è tradotto nella di“coltà di dialogo con i giovani, se a Lucca Forza Nuova – tutti ragazzi, spesso ultras dello stadio, violenteme­nte anti immigrati – alle ultime elezioni ha preso quasi l’8 per cento. La loro capacità di attrazione, comunicata con un lavoro porta a porta durante le elezioni ma non solo, ha dimostrato di avere una grande capacità di presa sulla gente anche in una città da sempre caratteriz­zata da una forte impronta religiosa.

Per diventare italiano oggi un ragazzo nato in Italia ma ƒglio di due stranieri, francesi, americani o senegalesi che siano, deve compiere 18 anni e a•rontare un lungo iter burocratic­o. L’ultima legge, del 1992, prevede un’unica modalità chiamata ius sanguinis («diritto di sangue»): un bambino è italiano se almeno uno dei genitori è italiano. Una legge che esclude per diversi anni dalla cittadinan­za decine di migliaia di bambini nati e cresciuti in Italia, e lega la loro condizione a quella dei genitori, il cui permesso di soggiorno nel frattempo può scadere. Lo ius soli «temperato» della legge presentata in questi giorni al Senato tra mille polemiche prevede invece che un bambino nato in Italia diventi automatica­mente italiano se almeno uno dei due genitori si trova legalmente in Italia da almeno 5 anni. Se il genitore in possesso di permesso di soggiorno non proviene dall’Unione Europea, deve aderire a tre parametri: un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale; disporre di una casa, superare un test di conoscenza della lingua italiana.

L’altra strada per ottenere la cittadinan­za è quella del cosiddetto ius culturae, e passa attraverso il sistema scolastico: potranno chiedere la cittadinan­za italiana i minori nati in Italia o arrivati entro i 12 anni che abbiano frequentat­o le scuole italiane per almeno cinque anni e superato almeno un ciclo scolastico. Come si vede, stiamo parlando di una legge molto prudente, quasi restrittiv­a: eppure alcune forze politiche ci stanno facendo credere che se venisse approvata «i ƒgli delle donne incinte che arrivano sui barconi» diventereb­bero italiani e l’Italia sarebbe «invasa»: un falso, che fomenta divisioni e tensioni sociali. Sarebbe bello che diventare italiani signiƒcasse, per tutti, superare un esame di correttezz­a, onestà e civiltà.

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