TI VA DI GIOCARE DOVE, QUANDO E CON CHI VUOI?
Si chiama Nintendo Switch e permette
di giocare ovunque ci troviamo la console della casa giapponese uscita da pochi mesi sul mercato. È perfetta per i momenti a casa da connettere al televisore, e ideale per poter venire con noi in vacanza visto che Nintendo Switch si trasforma in una console portatile. Anche in modalità «da viaggio», il divertimento è assicurato per grandi e piccoli grazie allo schermo da 6,2 pollici e una batteria che può arrivare a 6 ore di autonomia (anche se la durata varia a seconda del software di utilizzo). Con i Joy Con ci si diverte in due e giochi come 1-2 Switch – il primo in cui non è necessario guardare lo schermo - e Mario Kart 8 Deluxe diventano ancora più appassionanti. Da non perdere ARMS, il nuovo picchiaduro in stile Nintendo in cui il giocatore usa braccia estensibili per mandare al tappeto gli avversari, in uscita il 16 giugno.
Warhol, per ricordarne alcuni. Una sera arrivai nell’attico del Dakota Building con una ragazza che avevo conosciuto da poco, Valerie Grace. Quando si aprì la porta dell’ascensore, direttamente nella casa, Lenny si inginocchiò davanti a me, e facendosi il segno della croce esclamò nel silenzio generale: “Non posso credere che un Ricordi sia qui”. Tutti mi ssavano increduli, senza capire. Una volta usciti, Valerie mi chiese: “Ma chi sei veramente tu?”. Pochi mesi dopo eravamo sposati». Il matrimonio con Valerie è durato trent’anni. Lo scorso dicembre però si è risposato con un’italiana di Roma, Patrizia Verduci. «Mio padre quando mi vedeva infatuato mi diceva sempre: “Tu pensi che l’amore duri per sempre, ma non è vero”. Lui era un latin lover e sapeva che non gli perdonavo le ripetute infedeltà: poche, nel mondo della musica e dello spettacolo, gli resistevano. Per questo nei miei trent’anni con Valerie sono stato un santo e abbiamo avuto tre splendidi gli, Caterina, Eliana e Carlo. Poi quando papà è morto qualcosa in me è cambiato. Ho incontrato Patrizia, la mia editrice scienti ca, era a Miami in vacanza, ed è stato amore a prima vista». È vero che dieci anni fa pesava 60 chili di troppo? «Sì. In vent’anni di vita americana avevo ingoiato una quantità di cibo spazzatura e calorie spaventosi. Un giorno il mio agente assicurativo mi ha detto che non potevo rinnovare la polizza vita: “Lei come è adesso tra cinque anni non ci sarà più”. Mi ha fatto riettere: mi sono sottoposto a un intervento di chirurgia bariatrica e ho cambiato completamente il regime alimentare. Una delle mie ricerche più importanti di oggi riguarda il legame tra cibo e malattie croniche degenerative. Ne sore il 95 per cento degli americani sopra i 65 anni. Alimenti poco sani provocano una in ammazione subdola che non si riconosce perché asintomatica ma predispone all’insorgenza di malattie croniche e autoimmuni, diabete di Tipo 1 compreso. Stiamo studiando una cura con Omega 3 e vitamina D ad alte dosi che sembra siano in grado di bloccare l’in ammazione e la progressione dell’autoimmunità. Controllare alimentazione e stile di vita è fondamentale anche per allungare la vita di chi è sano». Qualche anno fa è stato attaccato dalla comunità scienti ca italiana, tra cui anche la farmacologa e senatrice a vita Elena Cattaneo, perché avrebbe difeso il metodo Stamina di Vannoni. Che cosa era successo? «Ho solo proposto di eettuare una veri ca scienti ca rigorosa e di testare nei nostri laboratori di Miami il preparato utilizzato nel metodo Stamina. Il mio non era un appoggio scienti co o politico a Vannoni, eppure è partita nei miei confronti una macchina del fango allucinante. Sta di fatto che la ricerca sulle cellule staminali mesenchimali sta andando avanti in molti centri di eccellenza in tutto il mondo e con risultati sempre più interessanti». La sua storia insegna che i cervelli per avere opportunità devono lasciare l’Italia? «Ai miei tempi l’America era molto più avanti nella ricerca e aveva più fondi. Nel mio caso, poi, volevo “emergere” in un Paese dove il mio cognome non lo conosceva nessuno. Con il tempo, però, l’Italia ha saputo costruire centri d’eccellenza, penso al San Raaele e al Niguarda a Milano che collaborano con noi da decenni, ma anche a diversi altri, compreso l’Ismett di Palermo per i trapianti e le terapie avanzate. Ma oggi il problema dei cervelli in fuga non esiste: come dimostra il progetto della Dri Federation e della Fondazione Cure Alliance (thecurealliance.org) a cui sto lavorando, si può creare un network di scienziati sempre connessi che lavorano in sinergia tra loro eliminando distanze e barriere geogra che».