La bancarotta creativa di Pixar
La Pixar è la casa di produzione cinematogra ca che ci ha dato alcuni tra i lm più belli degli ultimi vent’anni. Da Toy Story in poi ha cambiato la storia dell’animazione e del cinema. Ma con il prossimo lm, Cars 3 (appena uscito negli Usa, da noi in sala dal 14 settembre), certi cherà anche di avere un problema, di non essere più perfetta (nonostante i 13 Oscar) e intoccabile (nonostante l’amore incondizionato di fan e critica). Cars 3 sarà infatti il sesto sequel della Pixar, ma soprattutto il quinto negli ultimi sette anni. Poi usciranno Coco (sul giorno dei morti messicano) e altri due sequel, Gli Incredibili 2 e Toy Story 4. Qualche anno fa, Ed Catmull, uno dei fondatori, aveva detto che i sequel sono una forma di «bancarotta creativa» per salvarsi quando le idee stanno nendo. E quindi? Le idee stanno davvero nendo a Emeryville? L’ultimo lm, Alla ricerca di Dory (altro sequel, di Alla ricerca di Nemo) non ha ricevuto nemmeno una nomination agli Oscar, proprio come Cars 2 (sequel), Monsters University (sequel) e Il viaggio di Arlo (brutto e basta per i critici). Gli incassi reggono, ma per quanto può durare senza nuove storie? Molti danno la colpa agli eetti della fusione con Disney del 2006, quando Pixar andava alla grande e la casa di produzione di Biancaneve invece non creava un personaggio interessante da anni. Un decennio dopo le parti sembrano essersi ribaltate: mentre nella prima circolano poche idee, la seconda sembra averle succhiato tutta la linfa creativa, come dimostrano i successi di Frozen e Zootropolis. La speranza, per chi ha amato Toy Story e gli altri lm, è una bambina messicana di 12 anni di nome Coco: sarà l’unica storia nuova che la Pixar farà uscire al cinema nell’arco del triennio. Spetta a lei salvare la reputazione.