Vanity Fair (Italy)

TORNERÒ A GUIDARE IN ARABIA SAUDITA

Nel 2011 è stata arrestata per essersi seduta dietro al volante: esule a Dubai e poi in Australia, ora MANAL AL-SHARIF spiega l’ultima svolta del suo Paese

- di MANAL AL-SHARIF

L’ultima volta mi hanno arrestata. La prossima volta tornerò in strada a battermi per la parità con le mie amiche saudite. Nel maggio del 2011 guidavo un’auto nella città di Khobar, in Arabia Saudita, per protestare contro il divieto per le donne di guidare imposto dalla monarchia. Il risultato è che sono stata arrestata, prelevata da casa nel cuore della notte e messa in galera per nove giorni, durante i quali sono stata interrogat­a, perquisita e accusata di tradimento e spionaggio. Mi hanno scarcerata solo dopo che mio padre ha supplicato re Abdullah, all’epoca al potere, di concedermi il perdono. Dopo l’arresto in tanti nel mio Paese hanno cominciato a evitarmi. Gli imam chiedevano che venissi frustata, lapidata, anche uccisa. Nel giro di un anno sono stata costretta a lasciare il lavoro. Poi, temendo per la mia incolumità, ho lasciato il Paese dove sono nata e cresciuta, e dove avevo iniziato a mettere su una famiglia tutta mia. Altre donne prima e dopo di me sono state arrestate, hanno perso il lavoro e sono state messe in galera per il semplice fatto di mettersi dietro al volante di un’automobile. Protestava­mo contro il divieto per le donne di guidare perché gli e…etti andavano ben oltre macchine e strade. Il divieto signi†cava non potere accompagna­re i nostri †gli a scuola; non potere portare i nostri cari da un medico o in ospedale; non potere andare e tornare dal lavoro o andare al supermerca­to da sole. Il divieto signi†cava la perdita della forma più basilare di dignità e di controllo delle nostre vite. È questo il motivo per cui le donne dell’Arabia Saudita, il 26 settembre del 2017 (giorno in cui la monarchia ha annunciato la futura abrogazion­e del divieto di guida) verrà ricordato come la nostra Giornata dell’Emancipazi­one. Per noi è in tutto e per tutto monumental­e quanto lo è stato il 18 agosto del 1920 per le donne americane, il giorno in cui è stato rati†cato il Diciannove­simo Emendament­o che ha dato loro il diritto di voto. Finalmente le donne saudite avranno la libertà di movimento – e di dire la loro. La società saudita non sarà più la stessa. Dalle amiche che vivono nel Paese sento un misto di incredulit­à e gioia. La mia casella di posta elettronic­a straripa di messaggi di stupore. Vedo l’eccitazion­e delle amiche sulle loro pagine Facebook. «Alla †ne si è avverato», ha scritto una di loro. Un’altra ha sognato più in grande: «Spero che ci sarà una riforma di tutte le leggi †no al raggiungim­ento della totale parità tra i sessi». Nel sistema saudita, le donne sono considerat­e inferiori. Qualunque età abbiamo, gli uomini sono comunque i nostri «guardiani». Abbiamo bisogno del loro permesso per frequentar­e le scuole, per lavorare, per sposarci, per fare viaggi oltremare – anche per le procedure mediche più elementari. Mia madre mi ha fatta nascere sul pavimento del nostro appartamen­to alla Mecca solo con l’aiuto delle mie sorelle ancora bambine perché mio padre era al lavoro e non c’era nessun uomo a fare da «guardiano» che la portasse in ospedale. Sono sicura che alcune parti della società saudita si opporranno con veemenza al diritto di guida concesso alle donne. Negli ultimi sei anni, studi commission­ati dal governo hanno a…ermato che le donne subiscono danni alle ovaie sedendosi al posto di guida, dando alla luce bambini «con problemi clinici». Nel 2011, l’anno in cui ho guidato, uno studio universita­rio fatto per il Consiglio Legislativ­o Saudita, la Shura, concludeva che permettere alle donne di guidare avrebbe portato alla rovina della società, includendo tra i danni derivati «pornogra†a, prostituzi­one, omosessual­ità e divorzio». E solo una settimana fa, un leader religioso saudita, ammonendo contro le donne alla guida, ha a…ermato che abbiamo «la metà del cervello di un uomo», e che la dimensione si riduce a un quarto «quando vanno al mercato». Noi donne saudite siamo stati come uccelli con le ali tagliate, impossibil­itate a volare. La cosa cambierà. Oggi dobbiamo diventare la forza motrice dei nostri destini, dobbiamo essere in grado di decidere per noi stesse. I nostri cervelli sono forti al 100 per cento. Siamo perfettame­nte capaci di essere le guardiane di noi stesse. Quando sono stata costretta a lasciare il mio Paese e la mia famiglia, sognavo il giorno in cui sarei potuta tornare, non in aereo, ma guidando attraverso il con†ne e su per il deserto †no a casa. Oggi non ho più bisogno di sognare. Il prossimo giugno, quando il cambio di legge diventerà e…ettivo, ho previsto di fare quel viaggio in automobile. Ma per adesso prendiamoc­i un momento per dire grazie a ogni donna che ha fatto l’impossibil­e ed è riuscita a conquistar­e un posto dietro il volante.

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