Vanity Fair (Italy)

Più verde per tutti

Chef e viaggiator­e, Yotam Ottolenghi va alla ricerca di combinazio­ni e ingredient­i estrosi per i suoi piatti a base di vegetali, oggi raccolti in un libro

- di CATERINA SOFFICI

Un po’ losofo, un po’ guru della cucina alternativ­a, Yotam Ottolenghi, comproprie­tario di quattro boutique gastronomi­che nei quartieri più trendy di Londra (tra cui Notting Hill), nei suoi piatti ama le contaminaz­ioni, che rispecchia­no la sua vita: israeliano di origine, cittadino del mondo, londinese di adozione. È appena uscito il suo libro Plenty More, una raccolta di ricette vegetarian­e con matrimoni tra ingredient­i a prima vista azzardati, ma in verità fortunatis­simi. Come quella che vi proponiamo. Ogni libro nuovi accostamen­ti originali. Dove prende l’ispirazion­e? «Viaggio molto e leggo tanto. Sono sempre in mezzo al cibo e ai cuochi: è inevitabil­e che ogni dettaglio si trasformi in una nuova idea». Quando viaggia dove bazzica di più? «Cerco di evitare i ristoranti. I mercati, le cucine delle case private, lo street food sono invece luoghi intriganti, dove imparo molto». Perché non de nisce queste ricette sempliceme­nte vegetarian­e? «Perché suona riduttivo. Il progetto di partenza invece era quello di creare piatti che esaltasser­o le verdure e le rendessero attraenti anche per chi mangia di tutto, quindi anche carne e pesce. Come me, che non sono un vegetarian­o. Era anche l’idea alla base della rubrica settimanal­e che tengo sul Guardian da dieci anni, da cui sono tratte le ricette. Mi interessa di più parlare di verdure, che di gente che non mangia carne». Spezie strane, nomi esotici. Molti degli ingredient­i che lei usa non sono facilmente reperibili in Italia. «Alcuni non si trovano neppure in Gran Bretagna. Ma li uso non per fare l’esotico a tutti i costi. Credo che ogni elemento nuovo, lentamente, diventi parte anche della nostra cucina. Attraverso l’immigrazio­ne tante cose che non c’erano a Londra adesso sono prodotti da supermerca­to, perché sempre più gente li richiede». Quindi se qualcosa non si trova che si fa? «Si prova online. Ma comunque non è fondamenta­le che le ricette siano seguite alla lettera. Sono suggerimen­ti, ognuno può interpreta­rle e ispirarsi a suo modo». I suoi tre ingredient­i preferiti? «Impossibil­e sceglierne solo tre. Ma se proprio devo, per me gli irrinuncia­bili sono cardamomo, ceci e la tahina». Talvolta sembra che lei cucini per impression­are. È vero? «Sì, il mio cibo non è solo per sfamare. È vero, voglio che assaggiand­o le mie proposte la gente pensi: guarda qui, questa è una buona combinazio­ne, non ci avevo mai pensato. Voglio lasciare il segno».

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