JULIA ROBERTS, 50 ANNI FELICI
Le gambe lunghissime, il viso che improvvisamente si illumina, la voce flautata. Alla vigilia di un compleanno importante, JULIA ROBERTS attraversa «un momento eccitante». E ci racconta che cosa la rende così felice (e cosa invece la fa davvero arrabbiare
Il 4 settembre scorso, Julia Roberts è entrata all’Hellas Store di via Cattaneo a Verona, il negozio che vende abbigliamento e gadget della squadra di calcio della città, e ha fatto incetta di magliette nella taglia dei gli maschi, che devono essere in quella fase «mamma, voglio le magliette di tutte le squadre del mondo». Le dico che ho visto la foto dei paparazzi che l’hanno beccata all’uscita e lei ride. La risata di Julia Roberts dovrebbe essere candidata a patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Anche se siete furibonde perché vi hanno appena detto che lei rilascerà un’intervista di soli 7 minuti, quella risata, di gola, persistente, con tutto il viso, dai denti agli occhi, vi rimetterà in sesto. Il 28 ottobre compie 50 anni, ha tre gli e un ventennio di carriera, è certamente più sosticata e astuta della ragazza che interpretò Pretty Woman rimpiazzando attrici più famose all’epoca (Diane Lane, Molly Ringwald, Michelle Pfeier…) e poi superandole tutte, vincendo un Oscar (per Erin Brockovich) e soprattutto diventando la star internazionale, riconoscibile dall’Asia all’Oceania, che sappiamo. A novembre negli Stati Uniti e poi a cavallo tra ne dicembre e inizio gennaio in Italia uscirà Wonder, il suo ultimo lm, dove interpreta con la solita grinta la mamma di un bambino malato. Seduta di fronte a me in un albergo veronese, a poche ore dalla slata evento di Calzedonia di cui è testimonial, le famose gambe perfette messe in risalto dalla minigonna, Julia è luminosa esattamente come sul grande schermo. Viene spesso in Italia, ci ha girato molti
lm, oltre agli spot per Calzedonia. Quando è stata la prima volta? «Avrò avuto vent’anni, forse anche meno. Ci venni in vacanza, arrivai a Venezia e rimasi sconvolta, continuavo a guardarmi intorno e a dire: ma dove sono le macchine, come fa a stare tutto sull’acqua?». E chi l’avrebbe detto che ci sarebbe tornata a girare Tutti dicono I Love You con Woody Allen? «Infatti! Continuo a tornare e ogni volta penso: ma perché non sono nata qui, perché non sono italiana?». Lavorerebbe con un regista italiano? «Ha per caso una lista di nomi da propormi?». Certo. «Se pensa che qualcuno di loro sia interessato a lavorare con me, facciamolo presto». Che cosa le piace del suo lavoro e che cosa no?
«La prima volta che arrivai a Venezia rimasi sconvolta, continuavo a guardarmi intorno e a dire: ma dove sono le macchine, come fa a stare tutto sull’acqua?»
«Mi piace il senso di comunità che si crea quando una serie di persone diverse si ritrova su un set per fare un lm insieme. Non mi piace la curiosità chirurgica e non necessaria sulla vita personale di noi attori, perché toglie magia e fascino al racconto del cinema». Se dico movie star, qual è la prima immagine che le viene in mente? «Sophia Loren». C’è un lm del passato che le sarebbe piaciuto interpretare? «Ci sono lm del passato che amo moltissimo, al punto che vorrei che nessuno li toccasse mai più, per esempio Scandalo a Filadel a (commedia del 1940, diretta da George Cukor, ndr)». Che cosa le fa tornare il sorriso anche se è un brutto momento? «Il lessico familiare, piccole cose che facciamo o diciamo a casa, con i gli». E che cosa la fa arrabbiare, anche se no a un attimo prima era di buon umore? «Le persone sgarbate, chi ti tratta male senza motivo mentre stai chiedendo un’informazione». Che cosa pensa dei social media? «Non voglio fare la madre badessa che dice “Che brutta cosa i social media” e punta il dito, però qualcosa di disturbante c’è. Sono una specie di buco nero dove si nisce senza nemmeno più ricordarsi che cosa si stava cercando». Di quali successi va più orgogliosa? Professionalmente, intendo. «Speravo mi chiedesse delle mie prodezze domestiche (ride)! Che non ci sono! Sul lavoro, seriamente, ciò che mi rende più felice è avere costruito negli anni amicizie
importanti e solide, con cui mettere in piedi progetti insieme». I suoi amici sono persone come George Clooney o Matt Damon. Damon era con lei nel suo lm di esordio, Mystic Pizza. «Aveva una sola scena. E da allora siamo legati per la vita. Gli voglio un gran bene». Che cosa canta sotto la doccia? «Ultimamente Wish I Knew You dei Revivalists, la conosce?». No, ma mi informerò. So che i suoi gli suonano violino, violoncello, tromba… «Ultimamente la tromba è stata sostituita dal pianoforte e il violino è stato sostituito dall’ukulele. Henry, invece, suona sempre il violoncello». In futuro faranno un trio da concerto? «In futuro li vedo al parco, con le custodie degli strumenti aperti, in attesa di qualche monetina». Riesce ad avere una vita da lettrice libera? O legge solo copioni e libri legati a progetti di lavoro? «Ogni tanto ci riesco e cerco di conservare questi spazi per me. Ma ci sono periodi in cui mi tocca leggere cinque o sei libri o copioni quasi contemporaneamente in gran fretta e sotto pressione». Lei ha uno stile molto personale che non è cambiato nel corso degli anni. «È un bene o un male?». Un bene, direi. Ma come nasce? «Ero un maschiaccio da ragazza e lo sono rimasta. Ho sempre avuto un debole per gli abiti maschili, per le giacche e per certi tessuti. Al mio primo Golden Globe sono andata da Armani e mi sono fatta adattare un completo da uomo. Ero timida e spaventata, ma essere vestita così mi fece sentire a mio agio». Sta per compiere 50 anni. La spaventa questa cifra? «No. Mi sembra, anzi, un momento eccitante. Sono pazzamente curiosa di vedere che cosa mi succederà, nei prossimi anni». Se potesse incontrare Julia un attimo prima di Pretty Woman, che consigli le darebbe? «Non si accettano consigli da viaggiatori nel tempo».