Profumo di soldi e di bugie
A due settimane dalla scomparsa di Liliane Bettencourt, figlia del fondatore de L’Oréal (con una fortuna stimata da Forbes in 40 miliardi di dollari), riemerge dagli archivi una losca storia legata a doppio filo al denaro, alla circonvenzione di incapace
Una domenica di marzo del 2011, mentre faceva jogging nel parco della reggia di Versailles, Pascal Bonnefoy vide arrivare, in senso opposto, Nicolas Sarkozy. «Bravo, signor presidente!», gli disse. L’altro, grondante di sudore, rispose con un sorriso. Non sapeva che quell’uomo era il personaggio chiave dello scandalo che ha segnato la sua presidenza: l’aaire Bettencourt. E che due anni dopo se lo sarebbe ritrovato di fronte, davanti a un giudice, a dover spiegare una riunione misteriosa nella villa della donna più ricca di Francia. Pascal Bonnefoy ha lavorato per 14 anni come maggiordomo nella casa di Liliane Bettencourt. Nel 2010, le sue registrazioni clandestine hanno contribuito a rivelare le truffe di cui la donna è stata vittima, ma l’hanno anche trascinato in un uragano giudiziario: il 21 marzo 2013, al tribunale di Bordeaux, trovatosi in presenza di Nicolas Sarkozy, ha risposto alle domande dei giudici senza paura. Era solo dispiaciuto per non essere stato avvisato di questo confronto: «Avrei voluto indossare un abito migliore». Il giorno dopo, ritornato a Binic, in Bretagna, dove gestisce un hotel, Bonnefoy ha assistito a un programma Tv in cui gli ospiti gli attribuivano oscuri secondi ni: «Un giornalista sosteneva che avessi registrato le conversazioni su richiesta della glia della signora. Un altro si dichiarava d’accordo, senza sapere nulla di me o del caso». Quando l’ho contattato, mi ha detto: «Penso sia arrivato il momento in cui posso essere io stesso a spiegare quello che ho fatto e perché». Ci siamo accordati per un appuntamento a Parigi, nello studio del suo avvocato. Bonnefoy indossava la sua divisa da maggiordomo. Insieme, abbiamo ripercorso la sua storia.
Nato nel 1963 a Châteauroux, aveva solo 12 anni quando i suoi genitori si separarono, e 21 alla morte del padre, proprietario di un bar-ristorante. Quando accade, Pascal non si sente «abbastanza maturo» per proseguire l’attività di famiglia e tenta la fortuna a Parigi. «Ho trovato un posto da cameriere in un bistrot a Saint-Germain-desPrés». Passa poi a lavorare per una società che procura maggiordomi a grandi aziende; nel 1988 riceve una proposta da un’agenzia specializzata: a Neuilly cercano un
maggiordomo-valletto. Lo prendono al primo colloquio, dopo avergli chiesto: «Quanto devono cuocere gli asparagi?». «Venti minuti a fuoco lento», è stata la risposta. «Sono stato ricevuto da Madame e Monsieur Bettencourt. Lui era alla ricerca di un valletto. Ha apprezzato che venissi dalla provincia. Mi ha detto: “Sei un uomo che viene dalla terra, questo mi piace”». In quegli anni, L’Oréal diventa uno dei marchi top del mercato dei cosmetici: l’ereditiera riceve dividendi per centinaia di milioni, ma non fa vita mondana. A Pascal capita di spiegare a chi sta in cucina che le prugne lasciate dalla signora a colazione dovranno esserle servite nuovamente il giorno dopo. A l’Arcouest, la casa in Bretagna, Liliane e André Bettencourt fanno il bagno nudi, e durante la loro siesta pomeridiana i dipendenti hanno il diritto di usufruire della piscina e del campo da tennis. A Neuilly, la domenica a pranzo c’è sempre Françoise, unica glia dei Bettencourt, con il marito Jean-Pierre Meyers e i loro due gli, JeanVictor e Nicolas. A gestire la residenza sono tre maggiordomi, tre cameriere, due cuochi, due autisti, un giardiniere, una sarta, una guardia del corpo, una contabile, un segretario, a cui si aggiungono, occasionalmente, parrucchiere ed estetiste. Pascal Bonnefoy è al servizio quasi esclusivo di Monsieur: «André Bettencourt odiava la polvere. Tutto doveva essere perfetto: il suo ucio, i suoi abiti, le sue scarpe che lucidavo con calze di seta». Amico d’infanzia di François Mitterrand, ministro con Pierre Mendes, De Gaulle e Pompidou, Monsieur all’epoca sta per chiudere la carriera politica come senatore del dipartimento della Senna Marittima. Alle cene che dà con Liliane c’è tutta la Parigi della politica, della letteratura e degli aari. L’irruzione di François-Marie Banier nell’entourage della moglie non gli sfugge. Fotografo, scrittore, provocatore e istrione, Banier prende l’abitudine di comparire senza preavviso, parcheggiare la sua moto in giardino, raccontare i propri amori omosessuali, parlare degli orrori del mondo. André Bettencourt non gradisce, ma chiude gli occhi. «Il patrimonio di famiglia apparteneva alla moglie e Monsieur sapeva come restare nelle retrovie. Se però avesse saputo cosa stava succedendo, non lo avrebbe permesso. Quando se n’è reso conto, era ormai troppo tardi: era malato, non aveva più la forza di battersi».
A ne ’93 il maggiordomo se ne va. Infastidito dalle meschinità che dividono il personale, avverte nei propri confronti la gelosia di un altro maggiordomo e si rammarica che Madame si diverta nel fomentare rivalità interne. Quando scopre che l’Aga Khan è alla ricerca di un valletto, riesce a farsi assumere. «Andrai in giro per il mondo, ma sono sicuro che tornerai», gli disse André Bettencourt. Dopo sei anni in giro per il mondo, il maggiordomo torna a Neuilly e subito nota dei cambiamenti: «La signora era meno malinconica e aveva una nuova passione per i viaggi». In rue Delabordère un visitatore è diventato nel frattempo più importante degli altri: François-Marie Banier. Un cuoco dice a Pascal che Banier si autoinvita sempre più spesso a cena e decide gli ospiti. Trascorre lunghe ore in camera di Liliane Bettencourt, dove nessuno può entrare. La glia non viene quasi più, per non incontrarlo. Alcune cameriere sentono Banier urlare oscenità, altre lo vedono pizzicare le natiche della miliardaria. Ricorda il maggiordomo: «Un giorno lo sorpresi a urinare nei rododendri. Il personale non lo amava, ma dal momento che Madame era felice non potevamo dire niente». Bonnefoy giura che, prima di scoprirlo dai giornali, non aveva mai saputo nulla delle faraoniche donazioni che la miliardaria concedeva all’amico: il sco le ha calcolate in 820.988.717 euro. I domestici insinuavano che anche le visite dei politici, la cui frequenza cresceva durante le elezioni, non fossero disinteressate, ma nessuno assistette mai a uno scambio di denaro. La visita di Nicolas Sarkozy lo colpì più delle altre. Henriette, l’infermiera, voleva fotografarlo di nascosto, ma Pascal la dissuase.
Il 18 novembre 2007, appena terminato il servizio a mezzogiorno, Bonnefoy nota che Monsieur sembra esausto. Il giorno dopo lo avvisano che Bettencourt è morto. Due giorni dopo, la glia di Bettencourt si confronta con la madre e le chiede che Banier non entri più in casa. «Fin quando papà era vivo, non ho detto niente. Sappi che ho intenzione di andare in tribunale», urla. La denuncia per «circonvenzione di incapace» è depositata il 19 dicembre. E Pascal Bonnefoy si sente investito del dovere di «fare ciò che il signor Bettencourt non aveva avuto la forza di fare». Dopo il funerale, la miliardaria gli chiede di rimanere al suo servizio, con la responsabilità del primo piano, in particolare dello studio del defunto. Tutto rimane intatto, accuratamente spolverato. La stanza comunica con quella di Liliane Bettencourt tramite un salottino. Nei mesi successivi Madame è troppo debole per scendere nel salone, e perciò riceve in quello studio gli ospiti per parlare degli aari personali. Il maggiordomo dovrà solo nascondervi il suo registratore e i misteri saranno svelati.
Col passare del tempo, Pascal Bonnefoy si fa sempre più
preoccupato: «Volevo sapere che cosa stava succedendo. Per proteggere Madame da coloro che la manipolavano e per proteggere me stesso». Per iniziativa di Françoise Meyers, parte un’inchiesta. Il 24 e 25 settembre 2008 il fotografo viene posto in stato di fermo e nega ogni addebito. Nel marzo del 2009 Bonnefoy compra un registratore digitale; lo usa per la prima volta a ne maggio, nascondendolo sulla scrivania dello studio. Le prime conversazioni rivelano una Liliane Bettencourt molto più fragile di quanto apparisse. Indebolita dalla sordità, e dai problemi neurologici, spesso perde il lo del discorso, dimentica le cose e sembra non rendersi conto della generosità delle sue concessioni a Banier. Grazie alle registrazioni, il maggiordomo scopre che Liliane Bettencourt possiede conti in banche svizzere e che il suo consulente d’aari la dissuade dal dichiararli al sco. Le sue involontarie condenze rivelano anche che l’Eliseo s’insinua nella procedura giudiziaria con una curiosa sollecitudine e che l’isola di Arros, che apparteneva alla miliardaria, adesso è di proprietà di un’oscura fondazione. «A chi appartiene questa fondazione?», chiede Liliane Bettencourt. «Ucialmente, a nessuno», risponde il suo commercialista. «E uciosamente?». «A François-Marie, l’avete deciso quattro anni fa». «Volevo dargli un’isola?». Un’altra registrazione rivela il contenuto di un testamento rmato da Madame di cui lei non ha memoria. «Quanto ho lasciato a François-Marie?», chiede lei. «Erede universale», risponde l’avvocato. «Vale a dire?». «Tutto. Siete voi che me lo avete detto». «Chi? Io?». Pascal Bonnefoy vuole riuscire a intercettare una conversazione di François-Marie Banier. Fino a quel momento non c’è riuscito perché il fotografo non entra mai nel vecchio ucio di André Bettencourt. Finalmente, l’11 maggio 2010, la miliardaria sta conversando con De Maistre quando si presenta Banier. Parlano di soldi, dello stato di salute della signora e degli sviluppi dell’inchiesta che il fotografo sta arontando. Al termine della discussione, interrotta dall’abbaiare di Toma, il bassotto di Madame, si sente distintamente De Maistre sussurrare a Banier: «Avresti mai pensato che sarebbe successa una cosa del genere?». Risposta dell’artista: «No. Pazzesco». Nei giorni seguenti, il maggiordomo si dimette e il 17 maggio 2010 chiama la glia di Madame, Françoise Meyers. Le consegna le registrazioni riversate su 27 cd-rom con l’aiuto di un amico informatico. «Si tratta di conversazioni che ho registrato in casa. Qualunque sia l’uso che vorrete farne, ne accetterò le conseguenze», le dice l’ex maggiordomo. Il resto è storia. Françoise Meyers ha consegnato la documentazione alla polizia. Il sco è stato coinvolto e i patrimoni tenuti nelle banche estere sono tornati in patria. Liliane Bettencourt e la glia si sono riconciliate. La miliardaria ha chiuso la porta a Banier. Pascal è stato messo in stato di fermo il 16 e 17 giugno 2010. Quando la polizia gli ha chiesto se avesse mai avuto l’idea di vendere le registrazioni agli intercettati, ha replicato: «Non sono un ricattatore. E comunque, non mi avrebbero dato i loro soldi, ma quelli della signora Bettencourt». Il 17 ottobre 2011, l’ereditiera di L’Oréal è stata posta sotto tutela. Nel 2011 Bonnefoy, insieme con la moglie e un ex cuoco di Madame ha acquistato un hotel sulla baia di Saint-Brieuc, a trentacinque chilometri dalla tenuta dei Bettencourt. Ogni tanto, il passato si rifà vivo. Soprattutto dopo che le rivelazioni di altri ex dipendenti hanno portato i magistrati sulla pista dei nanziamenti politici, tra cui quello alla campagna di Nicolas Sarkozy nel 2007. L’ex maggiordomo ha dichiarato di aver aperto la porta all’ex presidente un weekend del febbraio 2007, ma di non aver assistito ad alcun versamento di denaro: «Per me questo caso non è mai stato uno scandalo politico: è la storia di una famiglia che hanno cercato di distruggere. Non mi sono mai pentito, nemmeno per un secondo».
(traduzione Chiara Ujka)